Poesie sul vino: da Omero a Baudelaire, il nettare che ispira i poeti

poesie sul vino

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo” citava il grande E. Hemingway. Sin dall’antichità, infatti, i poeti hanno correlato al vino i numerosi temi della quotidianità, quali la passione amorosa, la convivialità e l’abbandono all’ebbrezza, creando un vero e proprio topos letterario di poesie sul vino che intinge le sue radici in ogni epoca.

Autore Periodo Rapporto con il vino
Alceo Grecia Antica Rimedio ai dolori della vita, specchio dell’uomo.
Orazio Roma Antica Invito a cogliere l’attimo (Carpe Diem), celebrazione della gioia.
Giosuè Carducci ‘800-‘900 Italiano Fonte di vigore, capace di scacciare il torpore e il tedio.
Gabriele D’Annunzio ‘800-‘900 Italiano Complice dei giochi amorosi, simbolo di erotismo e sensualità.
Charles Baudelaire ‘800 Francese Strumento di evasione dalla realtà, fonte di slancio creativo.

L’importanza del vino nella letteratura greca e latina

Nell’antica Grecia il Dio del vino era Dioniso (Bacco per i Romani), venerato come dio dell’ebbrezza, della liberazione dei sensi e dello slancio creativo. Omero, in un passo dell’Odissea, racconta di un vino folle e salvifico, grazie al quale Ulisse riesce a ingannare Polifemo. Ma il vino fu elemento indispensabile soprattutto per il simposio. Il poeta greco Alceo si rivolge al vino come unico mezzo per guardare dentro di sé: “il vino è lo specchio dell’uomo”. Egli lo accosta a tematiche civili, come la lotta contro la tirannia: “Ora bisogna ubriacarsi. […] Mirsilo è morto”. E lo individua come rimedio per una vita breve e piena di affanni: “Beviamo, perché aspettare le lucerne? […] il figlio di Zeus e Sémele diede agli uomini il vino per dimenticare i dolori”.

Sul panorama letterario latino, Orazio, nato a Venosa, terra dell’Aglianico, si ispira ad Alceo. Nelle sue liriche dimostra competenze in fatto di vinificazione, citando vini come il Cecubo e il Falerno. Uno dei suoi componimenti più celebri è il “Carpe diem”, un invito a cogliere l’attimo (sapias, vina liques…), o ancora il verso “Nunc est bibendum” (Ora si deve bere), che celebra la morte di Cleopatra. Ovidio e Tibullo considerano invece il vino ispiratore di passione amorosa. Mentre Ovidio afferma che ”Venere col vino è fuoco aggiunto al fuoco”, Tibullo lo usa per alleviare le pene d’amore: “Nel vino voglio soffocare i dolori”. Altro poeta importante è Catullo, che non apprezzava l’usanza di mescolare il vino all’acqua. In un suo carme invita un coppiere a versare Falerno puro: “E l’acqua se ne vada […] a rovinare il vino, lontano, fra gli astemi: questo è vino puro.”

Le poesie sul vino nel Novecento italiano

Che sia bianco, rosso o rosato, da secoli le bollicine hanno inebriato i poeti. Mescete, o amici, il vino. Il vin fremente / scuota da i molli nervi ogni torpor”: così il poeta Giosuè Carducci celebra il nettare che risveglia i sensi, come anche Giovanni Pascoli che in Myricae inneggia al tempo della vita: “O convitato della vita, è l’ora. Brillino rossi i calici di vino”. La poetica dannunziana è invece irrorata dalla passione. Per Gabriele D’Annunzio, vino e sensualità si identificano, facendo da complice ai giochi amorosi. Bere insieme diventa un gesto erotico, come si evince dal suo romanzo Il Piacere: Egli vide Elena nell’atto di bagnare le labbra in un vino biondo come un miele liquido. Scelse tra i bicchieri quello ove il servo aveva versato un egual vino; e bevve con Elena.

Il vino nella letteratura straniera

Le poesie sul vino hanno ispirato anche scrittrici come Emily Dickinson, che paragona l’amore agli effetti inebrianti del vino: “L’Impossibilità, come il Vino eccita l’Uomo che l’assapora”, ma anche la passione di Emily Bronte: “Ho sognato sogni che son rimasti sempre con me […] come il vino attraverso l’acqua, ed hanno alterato il colore della mia mente.

Tra i lodatori più celebri del vino concludiamo con Charles Baudelaire, che nella sua raccolta Les fleurs du mal trova nel vino l’unico modo per evadere dalla vita e percepire lo slancio creativo: “Il vino a una bettolaccia grigiastra dà uno sfarzo incantevole […] come un sole che tramonti tra nuvole.” e ancora scrive Per annegare il rancore e cullare l’indolenza, Dio aveva creato il sonno; l’uomo vi aggiunse il vino, sacro figlio del Sole“. Il vino viene evocato come evasione dalla realtà, e come sostiene Baudelaire: “Per non sentire l’orribile fardello del Tempo […] dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi!” 

L’articolo è stato aggiornato in data 27 agosto 2025.

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