Il nome di Pomona sembra quasi parlare, evocando l’immagine di un frutto rubicondo. Patrona pomorum, signora dei frutti, Pomona è un’antichissima divinità romana, protettrice non solo dei frutti degli alberi, ma anche delle due coltivazioni simbolo del Mediterraneo: la vite e l’olivo. Spesso raffigurata con una corona di frutti e foglie intrecciate, Ovidio la immagina anche con una falce nella mano destra. Nonostante la sua importanza per il mondo agricolo, il suo culto è sempre rimasto mitigato e tiepido, lontano dai fasti delle divinità maggiori del Pantheon.
Indice dei contenuti
Attributo | Descrizione |
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Ruolo | Dea dei frutti, dei giardini, dei frutteti, della vite e dell’olivo. |
Simboli | Frutta, falcetto, cornucopia. |
Consorte Mitologico | Pico (secondo la tradizione principale) o Vertumno (secondo Ovidio). |
Luogo di Culto | Il bosco sacro del Pomonal, vicino a Ostia. |
Sacerdote | Flàmine pomonale, uno dei flàmini minori. |
Il culto di Pomona: il bosco sacro e il flàmine pomonale
Al culto di Pomona era consacrato un bosco sacro frondoso, il Pomonal, situato nei pressi dell’odierno Castel Porziano, a sud del XII miglio della via Ostiense. Qui i suoi adepti omaggiavano la fertilità della dea. A presiedere il suo culto era preposto un sacerdote specifico, il flàmine pomonale. Nella complessa gerarchia religiosa romana, il flàmine (dal latino flamen, “colui che accende il fuoco sull’ara”) era dedicato al culto di una singola divinità. Purtroppo, quello di Pomona era il meno importante di tutti nell’ordo sacerdotum, a testimonianza di una devozione contenuta. Non ci sono giunte notizie di feste in suo onore, le Pomonalia, e il filologo Georg Wissowa ha ipotizzato che la sua festività non avesse una data fissa, ma seguisse i ritmi della fruttificazione.
Il mito: Pomona tra Pico, Circe e Vertumno
La tradizione letteraria latina, tramandata da Ovidio nelle Metamorfosi e da Virgilio nell’Eneide, offre due versioni principali del mito di Pomona.
Moglie di Pico, che per lei respinse Circe
La tradizione principale ricorda la dea come moglie del re Pico, uno dei primi re del Lazio, figlio di Saturno. Durante una battuta di caccia, Pico incontrò la maga Circe, che si invaghì di lui. Pico, però, la rifiutò perché innamorato di Pomona. Per vendicarsi, Circe lo trasformò in un picchio, animale sacro a Marte, cristallizzandolo per sempre nella leggenda.
Amante di Vertumno: un’invenzione di Ovidio?
Ovidio, invece, sostiene che la dea fosse amata da Vertumno, dio di origine etrusca che incarnava il mutamento stagionale (dal latino vertere, “cambiare”). Secondo il poeta, Vertumno, per avvicinare la schiva Pomona, si sarebbe trasformato in una vecchia per conquistare la sua fiducia e poi rivelarsi in tutto il suo splendore. Gli storici moderni, tuttavia, tendono a considerare questa versione un’invenzione letteraria di Ovidio, nata per analogia tra le due divinità legate ai cicli della natura.
La fortuna di Pomona dopo l’età classica
Dopo un lungo silenzio durante il Medioevo, il mito di Pomona tornò a nuova vita nel Rinascimento. Liberata dalla sua aura divina, divenne soggetto prediletto di numerose raffigurazioni pittoriche. La Pomona rinascimentale è una giovane donna, coronata di rose, con frutti sparsi sul grembo o con una cornucopia traboccante. Tra i tanti artisti che la immortalarono spiccano gli affreschi del Pontormo nella villa Medici di Poggio a Caiano (1521) e di Luca Giordano a Palazzo Medici-Riccardi di Firenze (1683), oltre a opere di Hendrick Goltzius e Caspar Netscher.
Fonte immagine per l’articolo Pomona, dea romana della frutta: la storia del suo culto e della sua fortuna: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 02/09/2025
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