Racconti di Lovecraft: i 5 più iconici

I 5 racconti più iconici di H.P. Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft, spesso riferito come H.P. Lovecraft, è considerato nella storia della letteratura come uno dei precursori della letteratura della fantascienza ed esponente di riferimento della letteratura weird, un genere che amalgama in sé elementi dello sci-fi e dei racconti dell’orrore. In molti dei suoi racconti, romanzi e poesie sono presenti temi che intercorrono spesso tra un’opera e un’altra, tra i quali: la ricerca disperata di una verità che porta spesso alla follia o alla morte; un pessimistico destino dell’uomo deciso da entità che agiscono oltre la comprensione umana; i sogni che possono avere un valore profetico per i personaggi oppure possono essere una tortura psicologica che li porta alla pazzia.

Amata soprattutto dai posteri, dopo la sua morte, la figura di Lovecraft è stata però soggetta a controversie varie per alcune sue caratteristiche e pensieri che appoggiavano il fascismo, critiche al manifesto comunista di Marx e una forte componente razzista presente nei suoi racconti. Nonostante tutti i suoi difetti, i racconti più iconici di Lovecraft hanno forgiato ciò che è oggi la letteratura dell’orrore per eccellenza, ispirando anche molti autori e artisti contemporanei come Stephen King e Neil Gaiman.

Racconti di Howard Phillips Lovecraft: i 5 più iconici

1. Il richiamo di Cthulhu

Il primo della lista dei racconti di Lovecraft più iconici è il più famoso di tutti, facente parte del famoso Ciclo di Cthulhu, una serie di racconti incentrati maggiormente sulle creature innominabili di questa bizzarra cosmogonia; la più famosa di queste è proprio Cthulhu. Questo racconto è diviso in tre sezioni (L’orrore d’argilla, il racconto dell’ispettore Legrasse e La follia che viene dal mare) e parte da una cornice esterna, in cui si leggono le vicende di Francis Thurston che riscopre una serie di diari e documenti del suo prozio George Gammel Angell, un linguista che stava indagando su un culto bizzarro e inquietante. Tra artisti con incubi strani, sette nel cuore delle paludi di New Orleans e statuette di una creatura dalla testa di piovra, Thurston si ritrova in Norvegia dove rinviene dalla moglie di un marinaio scomparso il testamento di quest’ultimo, scoprendo che la nave del marinaio aveva raggiunto la città morta di R’lyeh e avevano per sbaglio risvegliato la stessa creatura raffigurata nelle statuette: Cthulhu. Una volta letto il manoscritto, però, Thurston si rende conto di aver ottenuto troppe informazioni su questo culto, e intuisce che qualcuno o qualcosa, prima o poi, sarebbe venuto a perseguitarlo.

2. Il modello di Pickman

Questo racconto è narrato da un certo Thurber che, scrivendo al suo amico Eliot, racconta di come ha conosciuto il pittore Richard Upton Pickman e di come si sia allontanato da lui. In un tono forsennato e sul punto di impazzire, Thurber racconta al lettore e a Eliot come i suoi quadri, tra i quali il più famoso Demone che divora i cadaveri, siano caratterizzate da un realismo inquietante e macabro, come se si assistesse ad una delle tele nere di Goya, ma di un impatto molto più spiazzante e di una vitalità innaturale per un quadro. Continuando il racconto, Thurber venne invitato nello studio di Pickman dall’artista stesso ad ammirare altri dei suoi quadri, uno più raccapricciante dell’altro. Da lì Thurber rubò una fotografia dallo studio di Pickman e realizzò il segreto dei suoi quadri: la foto raffigurava il pittore che dipingeva il suo modello, la stessa creatura che appariva nelle tele, un mostro in carne e ossa. Questo è uno dei racconti più iconici di Lovecraft a raggiungere un discreto successo, ma ai giorni nostri venne messo sotto una nuova luce e versione grazie al riadattamento da parte di Guillermo del Toro nella sua serie tv Netflix The Cabinet of Curiosities, dove gli dedicò un episodio riprendendo parte degli avvenimenti.

3. L’orrore di Dunwich

In una fantomatica cittadina del Massachusetts di nome Dunwich, nasce una coppia di gemelli, figli di una divinità di nome Yog-sothoth. Il primo gemello, Wilbur Whateley viene cresciuto dal nonno, colui che ha allestito il rituale per la nascita dei due piccoli; il secondo, che ha l’aspetto informe e grottesco del padre, viene fatto crescere di nascosto in una zona occultata del fienile di famiglia, dandogli da mangiare il bestiame. Alla morte del nonno, lui chiede a Wilbur di completare un rituale che avrebbe richiamato sulla terra il loro padre, la cui formula si trova in un libro custodito nell’Università di Arkham: il Necronomicon. Nel tentativo di rubare questo libro, Wilbur viene ucciso da un cane che lo attacca in un modo brutale e ciò, dopo un po’ di tempo, fa risvegliare la bestia, suo gemello, che si nascondeva nel fienile, che ritrovato senza nessuno che gli desse da mangiare si libera e scatena il panico nella cittadina di Dunwich. Il dottor Armitage, il bibliotecario dell’università che custodiva il Necronomicon, si reca nella cittadina e riesce a lanciare un incantesimo tramite il libro che fa scacciare via l’orrenda creatura, senza che essa, prima di sparire, lanci un grido di aiuto a suo padre, la divinità Yog-sothoth. Si tratta di uno dei racconti di H.P. Lovecraft più iconici, insieme al Modello di Pickman, ad aver ricevuto un adattamento cinematografico: nel 1970 uscì un film intitolato “Le vergini di Dunwich” diretto da Daniel Harrel.

4. Dagon

Tra i racconti più iconici di Lovecraft e tra le sue creature più conosciute, Dagon è quella più riconosciuta dal bestiario dopo Cthulhu. Questa storia narra delle disavventure del protagonista ignoto che, durante la Prima Guerra Mondiale, venne catturato nell’Oceano Pacifico da un incrociatore tedesco, ma data la scarsa intelligenza dei suoi rapitori, riuscì facilmente a scappare in mare con dei viveri. Alla deriva delle acque di quell’immenso oceano, si risvegliò in un’isola sconosciuta, piena di fango e carcasse di pesci putrefatti, notando anche l’assenza di uccelli marini che avrebbero potuto mangiare il pesce che si trovava sull’isola. Non era un  paradiso immacolato, era più un paesaggio infernale quello che gli parve agli occhi, ma la cosa più inusuale dell’isola, in un crepaccio dal quale si trovava l’acqua dell’oceano, era la presenza di uno strano e gigantesco monolito, sul quale c’erano dei particolari bassorilievi indecifrabili che in qualche modo rimandavano al mare, e una creatura immensa, che dalle acque si levava verso il monolito, aggrappandosi. Questa creatura, Dagon, apparsa agli occhi del protagonista in tutta la sua grottesca magnificenza, fece impazzire quest’ultimo, che iniziò a ridere ed a cantare a squarciagola; in qualche modo il protagonista riuscì anche a tornare a casa, risvegliandosi in un ospedale di San Francisco con ricordi sbiaditi del suo viaggio. Dal momento in cui vide quella creatura, il protagonista iniziò ad avere incubi ricorrenti su di essa, trovando una momentanea pace solo nella morfina e la soluzione finale nel suicidio, buttandosi dalla finestra.

5. I gatti di Ulthar

Si conclude questa lista dei racconti più iconici di Lovecraft con una delle storie che rivelano un suo lato insolito. I lettori di questo autore sono spesso spettatori di un Lovecraft che nelle sue pagine mostra un mondo oscuro e criptico, i cui misteri possono portare alla follia ogni persona che li svela; ma pochi sanno che Lovecraft era un amante dei gatti. Un amore per i felini che, pur adottandone uno, non lo ferma dallo scrivere un racconto raccapricciante sul villaggio di Ulthar e sui suoi assassini di gatti. In questo fittizio villaggio viveva una coppia di coniugi che si divertivano a uccidere i gatti, sia domestici che selvatici, e le persone del luogo erano troppo spaventate per ribellarsi. Un giorno arriva nella cittadina una carovana di zingari, di cui uno dei bambini, un orfano, aveva come unico familiare un gattino nero, il quale fu subito bersaglio degli assassini, che in pochi giorni lo fecero sparire. Il bambino, venuto a sapere della storia dei coniugi, si mise allora a pregare in una lingua incomprensibile, creando così un temporale le cui nuvole avevano delle forme anormali e grottesche, spingendo così la carovana ad andarsene dalla città. Da quel momento ogni gatto del villaggio sparì, portando gli abitanti ad additare gli zingari e i coniugi; i cittadini notarono solo il giorno dopo che tutti i gatti ritornarono nelle proprie case, più paffuti e soddisfatti. Qualche giorno dopo gli abitanti si accorsero anche che nella casa dei coniugi non venne accesa più alcuna luce, e nell’investigarla trovarono due scheletri interamente spolpati dalle loro carni e organi. Gli abitanti del villaggio, quindi, decisero di istituire una legge che vietasse di uccidere i gatti, che pare portino rancore verso gli assassini della loro razza.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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