Ratto di Proserpina, tra storia e mito

Ratto di Proserpina

Ratto di Proserpina, approfondimento e curiosità

Quella di Proserpina (Persefone per i greci)  è una vicenda che rientra in quel gruppo di racconti mitologici greci in cui ninfe e dee, piegate alla volontà di Zeus, subiscono violenze e costrizioni per la smania degli Dei di possedere la loro accecante bellezza. Quello che subisce Proserpina è un rapimento ad opera di Plutone (Ade per i greci) che la farà sua sposa rendendola Regina degli Inferi.

Interpretare e motivare il mito del ratto di Proserpina ci porta a diverse conclusioni: la prima è che i greci vollero giustificare l’alternarsi delle stagioni, e in particolare l’avvento della Primavera, in maniera molto originale e come d‘abitudine coinvolgendo l’Olimpo e le sue forze divine. Ma l’atto del rapimento si interpreta anche come un vero e proprio matrimonio. Quello tra Zeus , padre di Persefone, e il fratello Ade assume le peculiarità dell’engye: una sorta di contratto in cui il padre della sposa concede l’allontanamento della figlia dal nucleo familiare per cederla come moglie.
Nell’antichità, molti furono i riti dedicati a Proserpina. Presso i santuari dedicati alla divinità, le giovani fanciulle prossime alle nozze si recavano per offrire rami di melograno, simbolo del matrimonio, o ciocche di capelli nella speranza di ricevere in cambio prosperità per il matrimonio.

Ma andiamo con ordine.

Ratto di Proserpina: il mito

Proserpina o Kore (dal greco,  giovinetta) è figlia di Zeus Re dell’Olimpo e di Demetra (Cerere per i romani) Dea dell’agricoltura e della fertilità nonché protettrice dei raccolti.

Il ratto della fanciulla si realizza molto probabilmente presso Enna, sul lago di Pergusa (anche se la tradizione associa al rapimento diverse località come Siracusa, Eleusi, Cnosso). Qui Proserpina era intenta a raccogliere fiori in compagnia di altre ninfe, figlie di Oceano, quando attratta da un narciso, si piega a raccoglierlo. Nell’esatto momento in cui tende la mano, una voragine si spalanca nella terra e da lì, su di un carro d’oro  trainato da quattro cavalli nerissimi e maestosi, emerge Plutone, re degli inferi, che la rapisce contro la sua volontà. La fanciulla urla e si dimena, ma niente può fermare la furia e l’avidità di Ade che la trascina con sé nell’oltretomba per farla sua sposa.
Kore era un fanciulla bellissima, rappresentante giovinezza e spensieratezza. Plutone, invece, viveva triste e solo nel mondo dei morti e folgorato dalla bellezza della fanciulla, ricevette il permesso di Zeus a unirla a sé per sempre.
Il poeta  Claudiano racconta:

«[Plutone] si precipitò verso di lei [Proserpina], che, scortolo, così nero e gigantesco, con quegli occhi di fuoco e le mani protese ad artigliarla, fu colta dal terrore e fuggì leggera assieme alle compagne… Il dio dell’Ade, in due falcate le fu addosso e l’abbracciò voracemente e via col dolce peso; la pose sul cocchio, invano ostacolato da una giovinetta, Ciane, compagna di Proserpina, che tentò di fermare i cavalli, ché il dio infuriato la trasformò in fonte. Ancora oggi Ciane, con i suoi papiri, porta le sue limpide acque a Siracusa»

Ma Demetra, udendo le sue urla fin sopra l’Olimpo, si precipita a cercarla e per nove giorni e nove notti fatica invano aggirandosi in ogni antro della terra. Scoraggiata, all’alba del decimo giorno interroga il Sole che le rivela la verità. Presa dalla collera la Dea si rifugia ad Eleusi e folle di dolore maledice e abbandona il genere umano provocando siccità su tutta la Terra. Zeus, che aveva ignorato il dolore di Demetra in nome della fedeltà verso suo fratello Ade, decide di intervenire mosso solo dalla pietà nei confronti degli uomini colpiti da carestie e minacciati dalla morte. Manda allora Mercurio da Plutone per ordinargli di restituire Proserpina, ma il re dell’oltretomba  prima di lasciarla andare, le offre una melagrana di cui ella mangia, controvoglia, solo qualche seme ignorando che mangiare cibo nel mondo degli inferi significa rimanere ancorati all’oltretomba per sempre. Accompagnata da Mercurio, la giovane si reca ad Eleusi dove incontra sua madre Demetra la quale riconosce come  il legame tra Proserpina e Plutone è ormai forte e indissolubile. Supplichevole ottiene da Zeus di poter avere con sé la fanciulla per sei mesi l’anno; Proserpina sarebbe ritornata nell’oltretomba per i rimanenti sei mesi dell’anno, un numero uguale a quello dei semi di melograno che aveva mangiato.
Di ritorno dall’oltretomba, ogni sei mesi, Proserpina portava con sé la Primavera e la terra fioriva.

Ecco quindi spiegato come la Dea assume una duplice valenza: associata alla madre Demetra, essa è Kore, simbolo della giovinezza e della purezza, figura fondamentale dei Misteri eleusini, fanciulla non sposata e quindi quasi indistinta dalla madre. Ma di fianco ad Ade, ella è anche Persephone, Regina degli Inferi e dei morti, moglie del Dio oscuro. Agli occhi degli uomini essa è manifesto di vita e di morte, di prosperità e di ferocia, portatrice della bella stagione, ma anche signora dell’oscurità. La sua immagine è associata al grano che deve essere seminato e rimanere sottosuolo per almeno sei mesi prima di  fiorire.  A Proserpina erano rivolte tutte le preghiere degli uomini  affinché tenesse lontana la morte e propiziasse la vita sulla Terra.

“Io sono Kore: la giovinezza, l’innocenza, la leggerezza.
Sono la Dea del Fiore, una stagione nella natura e nella vita di ogni donna.
Io ho conosciuto l’oscurità dell’Ade, ho assaggiato i chicchi della melagrana
ritrovando così il mio nome: Persefone, la Terribile,
Silenziosa Signora del Regno dei Morti.
Solo dopo aver varcato la soglia del buio,
traversato il mondo delle ombre, posso risalire alla luce
tenendo fra le mani la sacra melagrana,
simbolo dell’eterno ritorno”
(Omero)

Il Ratto di Proserpina nell’arte

Pensando al ratto di Proserpina è impossibile non associare il mito alle sue rappresentazioni nell’arte: numerose e varie, tutte rendono giustizia alla bellezza di Proserpina e alla ferocia di Plutone che la rapisce.

Il ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini è non solo una tra le più famose e preferite sculture dell’artista, ma anche una delle rappresentazioni del ratto di Proserpina più impressionanti, intense e folgoranti. A soli 23 anni, Gian Lorenzo Bernini dimostra la propria maestria nella raffigurazione realistica e accurata di Plutone nell’atto di rapire Proserpina e si afferma, allo stesso tempo, come tra i principali scultori del tempo. Il gruppo scultoreo, eseguito tra il 1621 e il 1622, è esposto nella Galleria Borghese di Roma. È possibile godere della scultura osservandola a 365 gradi, da ogni angolo e prospettiva, per coglierne ogni dettaglio. L’espressione ora avida di Plutone, ora sofferente e ribelle di Proserpina, è chiara e leggibile.

La brutalità della violenza del Ratto di Proserpina è resa dalla collisione dei due corpi, avvinghiati grazie alla presa spietata di Plutone che tiene Proserpina per il fianco mentre afferra la sua coscia. Proserpina si dimena e cerca di sfuggire a quelle mani implacabili che aderiscono alla sua pelle. Chi osserva percepisce la morbidezza della carne che cede costretta alla pressione e in quella morbidezza scopre la inesorabile debolezza della fanciulla i cui sforzi sono vani, futili, e la cui forza fisica è nettamente inferiore a quella del Dio degli Inferi alimentata, invece, dalla bramosia e dal desiderio che spingono il suo corpo possente verso quello delicato di lei.

Ratto di Proserpina

Alcune rappresentazioni artistiche vedono Proserpina sola, altre in compagnia della madre.
In “Persefone” di Dante Gabriel Rossetti, la Dea è sola ed ha in mano una melagrana.

Questo frutto è simbolo di fertilità e matrimonio, i suoi semi rimandano all’abbondanza: In Grecia è usanza rompere un frutto di melograno durante i matrimoni.
La melagrana è collegata però, proprio come Proserpina, anche alla sfera della morte. Una credenza napoletana vuole che in cucina si conservino melagrane acerbe in attesa che maturino e si aprano in concomitanza con il primo di novembre, il giorno dei defunti. Il frutto funge da amuleto scacciando o assorbendo all’interno dei suoi semi, ogni spirito negativo.

Fonte immagine di copertina per l’articolo sul Ratto di Proserpina: link.

Fonte immagine dettaglio, Ratto di Proserpina , Gian Lorenzo Bernini: Fabio Barilari.

Fonte immagine “Persefone” di Dante Gabriel Rossetti: Wikipedia.

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