Figura dell’imperatore cinese: potere simbolico o assoluto?

figura dell'imperatore cinese

Dimentica tutto quello che pensavi di sapere sulla figura dell’imperatore cinese. Attorno a tale figura ruotano una serie di stereotipi, prima di tutto quelli sul suo potere assoluto e il suo despotismo.

La figura dell’imperatore cinese: tra il cielo e la terra

Alla figura dell’imperatore cinese è sempre stata associata una virtù semidivina, un anello di congiunzione tra il cielo e la terra. Già la figura del re in Cina, quindi precedentemente alla figura dell’imperatore -figura nata con la dinastia Qin- era associata a questo ruolo di mediatore. Eppure, questo legame non è eterno: l’imperatore deve sottostare al mandato celeste. Se il popolo ha fame, non è trattato giustamente oppure ci sono rivolte, è il simbolo divino che l’autorizzazione divina a regnare è stata revocata. Ciò è spesso seguito da un cambio di dinastia.

Assolutismo burocratico

La figura dell’imperatore cinese -nel nostro immaginario occidentale- dovrebbe essere dotata di potere assoluto, della possibilità di imporre il suo valore su tutti anche con metodi violenti e coercitivi: niente di più falso. Difatti, l’assolutismo dell’impero cinese fu burocratico più che imperiale. Orde di funzionari confuciani e un apparato burocratico complesso sono ciò che si cela dietro questo alone di potenza dell’imperatore cinese. L’imperatore è quindi in realtà quasi una figura neutrale, tranne in specifici casi nella storia della Cina. Le eccezioni però sono sicuramente l’imperatore Wu della dinastia Han, i primi imperatori dei Tang, dei Ming e dei Qing.

Perché una figura neutrale?

Immaginate di dover elaborare sessanta chili di atti al giorno, non è umanamente possibile che l’imperatore riuscisse personalmente a decidere su ogni singola questione riguardante un impero tanto vasto. Vi era una scrematura delle istanze messa in atto da un efficientissimo apparato burocratico. L’imperatore non poteva fare altro che prendere coscienza (zhidaole in cinese) e atto delle situazioni ma non poteva fornire soluzioni o idee di sua sponte, poteva solo scegliere un’idea fornita da uno dei suoi consiglieri confuciani. La figura dell’imperatore cinese viene neutralizzata dalla burocrazia. Ma quindi la figura dell’imperatore cinese a cosa serviva? La risposta è semplice: serviva a legittimare le scelte così come lo strapotere di tutto l’apparato burocratico, che de facto dettava legge.

Ruolo e manipolazioni

La figura dell’imperatore cinese era relegata ai doveri rituali, in veste di anello di congiunzione tra cielo e terra doveva offrire sacrifici, effettuare i riti, presiedere alle udienze, apprendere di ogni tipo di arte e visionare gli atti. Gli imperatori conoscevano il loro impero solo per sentito dire, chiusi nei loro bellissimi palazzi, circondati da mogli, eunuchi e funzionari. Erano in realtà vittime di un sistema creato per limitarli e manipolarli. Anche gli imperatori considerati più sanguinari spesso cercarono solo di migliorare la loro posizione di vulnerabilità. Un esempio è il primo imperatore Ming, che istituì una polizia segreta per scovare chi tramava contro di lui. Inoltre, tentò di limitare lo strapotere degli eunuchi, da sempre una piaga per tutte le dinastie. Queste non erano dimostrazioni di forza o crudeltà come noi occidentali siamo sempre stati portati a pensare, ma sono piuttosto un tentativo di resistenza. La figura dell’imperatore cinese era in realtà schiacciata dalle pressioni delle famiglie delle mogli, spesso avide e calcolatrici e degli eunuchi protagonisti di intrighi di corte.

Fonte immagine di copertina: Pixabay

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