Sallustio: vita, pensiero e opere del primo storico latino

Sallustio: vita, pensiero e opere del primo storico latino

Gaius Sallustius Crispus, meglio conosciuto come Sallustio, è stato uno dei primi grandi storici latini. Questo articolo esplorerà la vita, le opere e l’importanza di Sallustio nell’ambito della storia romana e della scrittura storica.

La vita di Sallustio

Sallustio nacque ad Amiternum, un antico paese nella regione dell’antica Sabinia, nel 86 a.C. Era membro della gens Sallustia, una famiglia plebea che, nonostante la mancanza di nobiltà, aveva una considerevole ricchezza. Sin da giovane, Sallustio si trasferì a Roma per studiare e si immerse nella filosofia e nella cultura dell’epoca.

La Carriera politica

La carriera politica di Sallustio iniziò in un periodo turbolento nella storia romana. Era il periodo della fine della Repubblica Romana, con l’ascesa di personaggi come Cesare e il Primo Triumvirato. Questi erano anni di divisione tra due fazioni principali: gli optimates, la nobiltà con interessi agrari, e i populares, spesso ricchi borghesi che rappresentavano la mobilità. Sallustio si schierò con i populares e intraprese una carriera politica che lo portò a diventare tribuno della plebe nel 52 a.C., senatore nel 51 a.C. e, successivamente, fu espulso dal senato nel 50 a.C. a causa di accuse di immoralità.

L’accusa di immoralità

Sallustio fu accusato di condotta immorale, inclusa la relazione con la moglie di Milone, un personaggio di spicco nell’ottimate. Queste accuse, sebbene in gran parte politicamente motivate, influenzarono la sua carriera politica. Nonostante la difesa di Cicerone, il famoso avvocato romano, Sallustio fu espulso dal senato.

L’esilio e la carriera successiva

Dopo l’esilio dal senato, Sallustio si alleò con Cesare, che all’epoca era leader dei populares. Cesare lo inviò in Gallia, dove Sallustio evitò incarichi militari e si concentrò sulla carriera politica. Nel 47 a.C., divenne pretore, e l’anno successivo, proconsole dell’Africa Nova, una provincia ricca dell’attuale Tunisia. Questa esperienza lo arricchì notevolmente, ma suscitò anche critiche per la corruzione diffusa nell’antica Roma.

La storiografia di Sallustio

Nell’opera di Sallustio, a differenza di Tacito, la storiografia riveste un ruolo centrale e offre una chiave di lettura fondamentale per comprendere sia il suo approccio sia il contesto storico in cui operò. Per Sallustio, la conoscenza della storia costituiva una pietra angolare per qualsiasi uomo politico. Pertanto, quando abbandonò la vita attiva a causa della dilagante corruzione che minava la società e le istituzioni repubblicane, decise di dedicarsi alla scrittura storica.

Questa scelta potrebbe apparire prematura ai suoi contemporanei romani, che generalmente davano priorità all’azione rispetto alla parola. Tuttavia, Sallustio giustificò il suo ritiro dalla politica con ragioni etiche. L’autore riteneva che era giunto il momento di ritirarsi dall’agone politico per concentrarsi sull’otium dello scrittore, in modo da contribuire alla conservazione e alla comprensione della storia romana in un’epoca segnata da crisi profonde.

Sallustio manifestò la sua originalità come storico attraverso la scelta del genere monografico. La caratteristica distintiva di una monografia sta nel focalizzare un problema specifico, emergente da un contesto storico più ampio. Questo approccio fu utilizzato da Sallustio in modo magistrale nelle sue due opere più celebri: “La Congiura di Catilina” e “La Guerra Giugurtina.”

Queste due monografie rappresentano un momento di rottura con il tradizionale schema annalistico, poiché Sallustio optò per un approccio che isolava e analizzava problemi specifici, considerandoli paradigmatici della decadenza politica e morale della Repubblica romana. La scelta di indagare la congiura di Catilina, un evento relativamente vicino temporalmente (63 a.C.), e la Guerra Giugurtina, che ebbe luogo nel II secolo a.C., dimostra come Sallustio vedesse queste due vicende come sintomatiche delle profonde crisi sociali e istituzionali della Repubblica romana.

Per Sallustio, le radici di queste crisi affondavano nella vittoria definitiva su Cartagine, che aveva eliminato un pericoloso nemico esterno. La caduta di Cartagine aveva, però, tolto un importante collante alla coesione della comunità romana. Questo evento segnò l’inizio della decadenza morale di Roma, in particolare dell’aristocrazia, e coincise con l’abbandono dei valori del mos maiorum, l’insieme di tradizioni e costumi romani tramandati da generazione in generazione.

Sallustio attribuì una parte significativa di responsabilità per questo declino a Lucio Cornelio Silla, il dittatore aristocratico. La sua ascesa al potere e le conseguenze delle sue azioni ebbero un impatto duraturo sulla Repubblica romana, accelerando il processo di degenerazione morale e politica che Sallustio riteneva essere alla radice delle crisi descritte nelle sue opere.

Le opere di Sallustio

La Congiura di Catilina

Una delle prime opere storiche di Sallustio, “La Congiura di Catilina,” scritta tra il 43 e il 42 a.C., è una breve monografia che getta luce sui tumultuosi eventi della congiura guidata da Lucio Sergio Catilina. Questo oscuro personaggio, ardito e ambizioso, cercò di rovesciare le istituzioni repubblicane romane per ottenere il potere che non aveva potuto conquistare legalmente. La congiura fu sostenuta non solo da membri dell’aristocrazia, ma anche da veterani e plebei oppressi dai debiti. L’azione di Cicerone fu cruciale per scoprire il complotto, portando all’arresto e alla condanna dei congiurati, mentre Catilina morì nella battaglia di Pistoia.

La monografia di Sallustio non si limita a narrare gli eventi, ma offre anche un’approfondita analisi delle cause morali, psicologiche e storiche che hanno alimentato la congiura. Questo quadro vivido rivela una società romana in declino, segnata dalla corruzione e dalla decadenza morale. Tra i ritratti psicologici dei protagonisti, Catilina emerge come la figura dominante, caratterizzata da malvagità, coraggio e intelligenza straordinaria.

La Guerra Giugurtina

La seconda monografia di Sallustio, “La Guerra Giugurtina,” scritta tra il 41 e il 40 a.C., si distingue per la sua vivacità e la sua struttura più articolata rispetto a “La Congiura di Catilina.” Quest’opera narra la storia della lotta contro Giugurta, il re di Numidia (111-106 a.C.). Giugurta è descritto come un individuo coraggioso ma privo di scrupoli, disposto persino all’assassinio dei parenti e alla corruzione di senatori romani a Roma, nonché del console Calpurnio Bestia in Numidia, con l’obiettivo di ottenere una pace favorevole.

La guerra è caratterizzata da numerosi colpi di scena e svolte politiche. L’incorruttibile Cecilio Metello, riuscendo a riorganizzare l’esercito, infligge una prima sconfitta a Giugurta. Tuttavia, il re di Numidia cerca di riconquistare il terreno perso, ma viene sconfitto dal console Gaio Mario, un homo novus con un passato legato a Metello. La narrazione è arricchita da digressioni che includono discorsi, lettere, ritratti di personaggi, descrizioni geografiche e racconti mitici. Questi intermezzi servono a delineare i personaggi, definire le idee politiche e sottolineare i criteri seguiti dall’autore. In particolare, i discorsi di Memmio, il tribuno che portò Giugurta a Roma come testimone contro i senatori corrotti, e di Mario, contengono un acceso attacco all’aristocrazia. Sallustio esalta invece i “uomini nuovi” democratici, e il trionfo di Mario simboleggia l’inizio di una possibile nuova era.

In contrasto con Catilina, Giugurta è una figura più complessa e sfaccettata. La sua personalità si sviluppa gradualmente nel corso dell’opera, offrendo un ritratto dettagliato di questo personaggio storico.

Le Storie

Sallustio, nel pieno della sua maturità come storico e scrittore, scrisse anche “Le Storie” (Historiae), sebbene gran parte di quest’opera sia andata perduta. Composta da 5 libri, essa rappresenta un ambizioso tentativo di Sallustio di abbandonare lo schema monografico e adottare un approccio cronologico più ampio. In “Le Storie,” Sallustio prosegue l’opera di Cornelio Sisenna, narrando eventi storici dalla morte di Silla nel 78 a.C. fino alla terza guerra contro il re del Ponto Mitridate nel 67 a.C. Sebbene siano rimasti solo frammenti, questi suggeriscono che Sallustio abbia introdotto discorsi diretti, lettere e altre tecniche narrative per arricchire la sua narrazione e mettere in evidenza i protagonisti. La perdita di gran parte di “Le Storie” è un rimpianto per gli studiosi, poiché Sallustio, con il suo stile unico e la sua profonda analisi storica, avrebbe sicuramente offerto una visione affascinante di questo periodo cruciale della storia romana.

La visione e il pensiero di Sallustio

Sallustio sostenne che la decadenza della Repubblica Romana era dovuta alla perdita dei valori tradizionali romani, del mos maiuorum, a causa della ricchezza e del benessere che arrivarono dopo le guerre puniche. Vide una divisione crescente tra le fazioni politiche, con la corruzione che dilagava tra i governanti romani. Questi temi dominano le sue opere, con Sallustio che cerca di capire le ragioni di questa crisi.

Eredità e influenza

Sallustio, noto agli alunni uno dei degli autori latini più difficili da tradurre, rappresenta un punto di svolta nella scrittura storica latina. Mentre gli storici precedenti si erano concentrati principalmente su registrazioni annuali degli eventi, Sallustio introdusse un approccio più analitico e moralistico. Sebbene le sue opere contenessero giudizi di valore, contrari alla pratica storica moderna, il suo contributo alla storiografia romana fu notevole.

 

A proposito di Marcello Affuso

Direttore di Eroica Fenice | Docente di italiano e latino | Autore di "A un passo da te" (Linee infinite), "Tramonti di cartone" (GM Press), "Cortocircuito", "Cavallucci e cotton fioc" e "Ribut" (Guida editore)

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