Mos Maiorum: cos’è, principi, significato e valori

Mos Maiorum

Il Mos Maiorum identificava, nella società dell’Antica Roma, il nucleo principale della civitas latina e, idealizzando i costumi dei Padri, si ispirava ai valori dell’antica società romana (arcaica e agricola).

Cosa si intende per Mos maiorum? 

Con l’espressione di Mos Maiorum (letteralmente “i costumi dei Padri”) si intende l’insieme dei valori fondamentali – il bagaglio culturale, etico, religioso, morale, sociale, politico – del cives romanus.

Con l’espressione Mos Maiorum, quindi, si identifica l’insieme dei valori e degli ideali della tradizione romana a cui ogni vir votava la propria identità e la propria levatura morale. Il carattere identitario di ogni cives romanus era dunque strettamente collegato al valore collettivo degli antiquimores (i costumi antichi) e questo legame portava alla consapevolezza identitaria e collettiva e al tempo stesso, per ogni bonus cives.

Quando nasce il mos maiorum?

Secondo le opere storico-giuridiche di Gaio e Sesto Pomponio, i mores, ossia gli usi e i costumi delle tribù che si unirono per fondare la città di Roma, rappresentavano la base primordiale del diritto romano. In questa fase iniziale, erano i mores a costituire l’essenza del diritto, servendo come modello di comportamento per i membri della comunità. Questi modelli erano il risultato di secoli di usanze che risalivano ai tempi delle tribù rurali, note come pagi. Gli studiosi ritengono che in un periodo precedente all’età regia, durante la fase pre-civica, i mores si basassero sul comportamento delle familiae e, successivamente, a partire dalla metà dell’VIII secolo a.C., anche delle gentes. Questi comportamenti rispecchiavano il rispetto per le forze naturali e venivano interpretati dai sacerdoti, che li tramandavano oralmente e custodivano segretamente in archivi sacerdotali.

Inizialmente, i mores non costituivano leggi formali ma piuttosto precetti unanimemente condivisi ed esercitati dalla comunità, specialmente nell’ambito della Roma precivica. Verso il X secolo a.C., i sacerdoti raccoglievano questi usi sia oralmente che, probabilmente, per iscritto, mantenendoli segreti. A quel tempo, erano gli unici detentori delle conoscenze giuridiche, e una delle loro responsabilità era quella di svelare, in modo sempre riservato, questi usi a chi li richiedeva o interpretarli secondo la loro discrezione. Questi consigli erano volti a guidare il richiedente verso una condotta che favorisse i propri interessi legittimi o a consentire una difesa adeguata dei propri diritti. Ciò era dovuto al fatto che il diritto di quell’epoca era strettamente legato a una forte componente morale, che richiedeva il rispetto di determinate ritualità nelle dichiarazioni, nei comportamenti e, in generale, nell’agire sociale, sia in ambito pubblico che privato. Queste modalità continuarono ad essere rilevanti sia durante il periodo regio che in buona parte dell’era repubblicana. Durante l’età regia, l’interpretazione di tali usi era affidata al rex e al Pontifex Maximus, talvolta in collaborazione.

Il Mos maiorum e la concezione di Stato

Il codice comportamentale prescritto dal Mos Maiorum guardava al bene del singolo cittadino all’interno del bene di tutti i cittadini; per questo motivo, uno dei valori fondamentali del Mos Maiorum era il rispetto della Res publica.

Per Res publica romana (traducibile in italiano come la cosa pubblica, la Repubblica) si intende il patrimonio ideale e materiale del popolo romano, il bene comune della società, il cui interesse era primario rispetto all’interesse individuale.

Considerando lo Stato fortemente vivo – attraverso l’alto senso civico del popolo Romano – ogni cives romanus contribuiva attivamente al buon governoattraverso la vita pubblica e il rispetto delle manifestazioni virtuose del Mos Maiorum.

Mos maiorum: i sentimenti patrii

Fra le qualità e i sentimenti del Mos Maiorum propri di ogni probo vir e optimus cives, si ricordano a titolo esemplificativo:

abstinentia (onestà e integrità nei confronti dell’amministrazione pubblica); frugalitas (sobrietà d’animo); aequitas, iustitia, honestas (uguaglianza, giustizia, onestà); beneficentia, benignitas, liberalitas, magnanimitas (beneficenza, bontà, liberalità morale e magnanimità politica); pietas, probitas, pudor (pietà, probità, pudore); urbanitas, decorum, elegantia (cortesia, decoro, raffinatezza); gravitas, exemplum, consilium (serietà, esempio, giudizio); constantia, fortitudo, fides, virtus (costanza, forza morale, lealtà, virtù d’animo e militare); clementia, temperantia, humanitas, continentia, modus (clemenza, temperanza, umanità, continenza, regola di vita); officio, religio (dovere sociale e sentimento religioso); auctoritas, gloria, honor, libertas (prestigio, gloria, onore, libertà dell’animo incorrotto).

Gli ideali di virtus e fortitudo

Si vogliono proporre ora due passi – tratti il primo dal De vita beata di Seneca, il secondo dalle Noctes Atticae di Gellio – sugli ideali di virtus e fortitudo:

«[…] Cumtibi dicam: «Summum bonum est infragilis animi rigor et providentia et sublimitas et sanitas et libertas et concordia et decor», aliquid etiamnunc exigis maius ad quod ista referantur? Quid mihi voluptatem nominas? Hominis bonum quaero, non ventris, qui pecudibus ac beluis laxior est […]»;

«[…] Fortitudo autem non ea est, quae contra naturam monstri vicem nititur ultraque modum eius egreditur aut stupore animi aut inmanitate […] sed ea vera et proba fortitudo est, quam maiores nostri scentiam esse dixerunt rerum tolerandarum et non tolerandarum. Per quod apparet esse quaedam intolerabilia, a quibus fortes viri aut obeundis abhorreant aut sustinendis […]».

La decadenza del mos maiorum e le sue conseguenze

La decadenza del Mos Maiorum, fu un tema ampiamente discusso da storici antichi come Sallustio. Questo autore romano del I secolo a.C., noto per le sue opere storiche e politiche, descrisse dettagliatamente la crescente corruzione e la perdita dei valori tradizionali nella società romana del suo tempo. Sallustio attribuì questa decadenza principalmente alla ricchezza e al potere eccessivo che avevano corrotto le élite romane. La lussuria, l’avidità e l’egoismo avevano soppiantato le virtù tradizionali come la temperanza, la clemenza e il senso del dovere verso la Repubblica. Questa decadenza morale, secondo lo storico, portò a una serie di conseguenze devastanti per la società romana, tra cui la discordia politica, la disintegrazione dell’unità civica e, alla fine, alla rovina della Repubblica romana stessa. In effetti, la perdita del Mos Maiorum e dei suoi valori fondamentali contribuì in modo significativo alla crisi che avrebbe portato all’ascesa dell’Impero romano e alla fine della Repubblica.

Fonte immagine di copertina per l’articolo Mos Maiorum: cos’è, principi, significato e valori: Wikipedia

A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Contatti: [email protected] [email protected]

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