Storia dei vampiri, come e quando nasce il mito? Qual è la sua evoluzione?
Quando ci viene chiesto di pensare ad un vampiro la maggior parte di noi lo immaginerà pallido, vestito in modo elegante e con un enorme mantello e i denti a punta pronti a mordere il collo di qualche giovane fanciulla sfortunata. Tuttavia questa è una visione abbastanza contemporanea dei vampiri, che sono invece figure mitologiche che affondano le loro radici e origini in tempi molto meno contemporanei. La concezione che ne abbiamo oggi, è infatti spesso dettata dai media che consultiamo e visioniamo ogni giorno: basti pensare a film come Twilight o a libri come Dracula di Bram Stoker, colui che per eccellenza ha definito il prototipo di vampiro moderno. Ma com’erano invece i vampiri secondo la tradizione, quelli veri e non idealizzati? In questo articolo andremo a scoprire insieme come questa figura si è evoluta in modo differente in diverse culture e come invece è concepita e idealizzata ai nostri giorni.
L’origine europea e l’influenza medievale
Nelle leggende medievali europee, la storia di vampiri era ancora intrisa di terrore e superstizione. In Europa centrale, si credeva che alcuni morti tornassero come creature assetate di sangue per tormentare i vivi. Si diceva che questi vampiri notturni si levassero dalle loro tombe e fossero spesso riconoscibili per il pallore e le fattezze orride, ben diverse dalla visione romantica moderna. Questa credenza portava intere comunità a vigilare sui defunti e, in alcuni casi, a riesumarne i corpi per verificarne l’integrità, associando qualsiasi segno di decomposizione ritardata alla possibile presenza di un vampiro.
L’epoca delle cacce ai vampiri
Nel XVIII secolo, le prime storie documentate di vampiri che venivano cacciati e giustiziati esplosero nell’Europa orientale, dando origine a una vera e propria “epidemia” di vampirismo. La convinzione che i vampiri fossero responsabili di malattie e morte improvvisa spinse le autorità locali a creare rituali specifici per prevenire queste presenze inquietanti. Nei racconti dell’epoca, la storia di vampiri era strettamente legata alla paura della peste, poiché i sintomi della malattia — pallore, emorragie e deperimento fisico — erano associati al comportamento di queste creature maledette. La convinzione comune era che soltanto attraverso pratiche come la decapitazione o la cremazione si potesse impedire al vampiro di tornare tra i vivi.
La svolta letteraria e la trasformazione culturale
Con l’avvento della letteratura gotica, la storia di vampiri iniziò a evolversi verso il fascino e la complessità psicologica. Il romanzo Dracula di Bram Stoker segnò una svolta significativa, introducendo la figura del vampiro aristocratico e affascinante, una creatura che mescola il terrore con un fascino oscuro. Dracula, pur essendo malvagio, rappresentava un mix di paura e attrazione, aprendo la strada alla reinterpretazione del vampiro come simbolo di immortalità e potere. In quest’epoca, il vampiro non era più solo una minaccia, ma anche un personaggio con una profonda introspezione, capace di suscitare empatia nel lettore.
I vampiri moderni nella cultura pop
Oggi, la storia di vampiri ha assunto una connotazione completamente diversa, soprattutto grazie a film e serie televisive che hanno reso queste figure romantiche e seducenti. Da Buffy l’ammazzavampiri a Twilight, il vampiro moderno è divenuto un simbolo di bellezza, potere e fascino proibito, spesso associato a temi di amore eterno e sofferenza interiore. Nonostante la lontananza dalla figura putrescente delle origini, i vampiri continuano a incarnare l’immortalità, ma con una complessità emotiva che li rende ambigui e quasi umani..
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