Fauna giapponese: 6 delle specie più interessanti

Fauna giapponese: 6 delle specie più interessanti

La fauna giapponese gode di tantissime specie diverse che contribuiscono alla biodiversità e al corretto funzionamento dell’ecosistema.

Al di là del loro ruolo attivo, questi animali vantano di bellezza e dettagli estetici così peculiari che non lasciano spazi a fraintendimenti. Vedremo insieme alcuni dei più incantevoli che rendono peculiare la terra nipponica. Tristemente, non si è riuscita a garantire la preservazione di ogni singola specie del patrimonio faunistico. Cominceremo, infatti, trattando di un mammifero ormai estinto, ma degno di considerazione circa gli studi correlati alla fauna giapponese.

Fauna giapponese: 6 delle specie più interessanti

1. Lupo ezo

In giapponese Ezo Ookami 蝦夷狼 (in katakana エゾオオカミ). Anche più comunemente definito “lupo di Hokkaidō”, era una delle specie endemiche del Giappone, in particolare dell’omonima area sopracitata. È l’isola più a nord del Giappone e gode di differenze climatiche consistenti rispetto alle altre tre isole caratterizzanti l’arcipelago nipponico. Così come il lupo di Honshū, ha visto la sua razza estinguersi completamente a causa degli avvenimenti storici della seconda metà dell’Ottocento, che hanno portato queste sottospecie di Canis Lupis al loro eclissarsi. Le cause sono da ricondurre alla Restaurazione Meiji del XIX secolo e il progresso industriale che ha condizionato sempre in modo più drammatico il loro habitat e condizioni di vita, impedendone sostentamento e riproduzione. Durante la Restaurazione fu considerato come un animale pericoloso, e divenne vittima di taglie e di cacciatori.

Ci sono stati casi di persone che aggirandosi in Hokkaidō ritengono di aver avvistato alcuni esemplari reduci dagli eventi presentati sopra. Le informazioni, in assenza di prove concrete, hanno destato dubbi. Il lupo ezo è anch’esso oggetto di studio della criptozoologia.

Nell’opera seinen di Noda Satoru, Golden Kamuy (2014), si rivede un focus circa questo misterioso animale e la sua presunta estinzione.

2. Tanuki

Il Tanuki, cane procione, o nittereute, oltre ad essere una specie realmente esistente, è anche legata ad un ricco impianto folkloristico e mitologico del Giappone. A partire dai periodi Kamakura e Muromachi si è trasmessa la visione parodica di questo esserino tanto carino quanto meschino, con dei caratteri sessuali pronunciati e usati come tamburo. Dei testicoli, per essere precisi. Certamente un esemplare rappresentativo del ricchissimo mondo della fauna giapponese.

I cani procione che si trovano in Giappone sono divisi in due sottospecie,  N.p. viverrinus, il cane procione giapponese più comune, e N.p. albus, la varietà bianca che vive nell’Hokkaidō. È una specie caratteristica dell’Asia Orientale e a rischio minimo visto il suo alto tasso di presenza ad Est e discreto in Europa grazie ad interventi di tipo artificiale. Erroneamente associato al classico procione, gode di un’eredità genetica che si riconduce alle volpi primitive. Animale prettamente notturno e con un ruolo nell’ecosistema simile a quello del tasso e della volpe rossa. Ha una fisionomia tozza, ma occhio a non essere tratti in inganno: porta con sé un’appartenenza alla razza canina. Infatti, come molti caniformi, ma caso unico fra i canini, il tanuki va in letargo.

3. Cervo shika

Termine tecnico con cui si allude ai cervi endemici del Giappone. Così come il Tanuki, il Cervo shika, o anche chiamato nihonjika日本鹿 (Nihon, Giappone più shika, cervo), riveste un ruolo importante all’interno della fauna giapponese, sia da un punto di vista ambientale e sia per la ricca gamma di significati ad esso attribuiti. Considerato sacro in patria, questa sottospecie dal manto maculato conta per fortuna, un numero elevato di esemplari, diversamente dal contesto occidentale ove si parla di rischio di estinzione. Questo mammifero così elegante quanto gentile, è stato riproposto più volte, nei vari secoli di storia giapponese, come soggetto iconografico e poetico.

Infatti, a partire dal periodo Heian (794 – 1185), età classica del Giappone, il tema del cervo e delle piante autunnali è stato impiegato nella poesia e nell’arte per rappresentare la stagione autunnale. Con nobiltà d’animo nei confronti dei propri simili e degli uomini, è stato spesso protagonista di diverse storie, non strettamente rilegate al Giappone. In aggiunta, se osserviamo una katana kake, ovvero il supporto su cui vien poggiata l’arma del samurai, questa ricorda agli estremi le corna di un cervo, come allusione ad un collegamento con l’Imperatore.

Se si visita Nara, vi è il famoso parco pubblico Nara kouen 奈良公園 in cui si può acquistare per pochi yen un set di biscotti accuratamente selezionati da poter dare ai nostri amici cervi. Non appena li vedranno, non esiteranno a fare il primo passo. Non bisogna però avere paura, o almeno non troppa: arrivano addirittura a compiere un piccolo inchino col capo come ringraziamento. Si può dire che si siano perfettamente integrati all’ambiente circostante. Attenzione a non farvi beccare con del cibo a portata di mano!

4. Capricorno del Giappone

Tra le specie endemiche del Giappone, abbiamo anche il Capricornis crispus, in lingua giapponese riconosciuto come nihonkamoshika 日本カモシカ.

Si tiene lontano da zone limitrofe ad insediamenti urbani o pianure che fanno da aree di coltivazione. È possibile avvistarlo in tre delle quattro isole componenti l’arcipelago: Honshū, Kyūshū e Shikoku, seppur con un livello di concentrazione diverso in relazione a quale delle tre visitiamo. Nel caso dell’Honshū, vi è una moltitudine di esemplari, che sono invece in quantità ridotta nelle ultime due.

Come tanti altre specie di fauna giapponese, sono diurni e si dedicano alla raccolta di cibo dalla mattina alla sera, mentre la notte è fatta per riposarsi. Di norma animali solitari, ma che tendono ad incontrarsi occasionalmente in coppie, spesso accompagnate da cuccioli.

5. Gatto di Iriomote

Un felino tanto affascinante quanto in pericolo: la distruzione dell’habitat, l’essere preso di mira da predatori e cacciatori, hanno comportato una riduzione drastica del numero di esemplari a noi giunti fino ad oggi. Se ne contano circa 100; se non preservati a dovere, si rischia la loro completa estinzione. Definito dai biologi come “specie fossile” per aver conservato il suo aspetto primitivo fino ad oggi. Prende il nome dall’omonima isola di appartenenza, Iriomote, all’estremità meridionale dell’arcipelago nipponico delle Ryūkyū, non molto lontane da Taiwan.

Nella lunga genealogia del mondo dell’animazione giapponese, l’inclusività circa la figura del gatto (in giapponese neko 猫), anche se solo come cameo, non è trascurabile. Dal classico micio domestico e la metamorfosi alla condivisione di tratti felini che si fondono a quelli umani. A vecchie e nuove generazioni dovrebbe tornar un ricordo quantomai vivido nel leggere il titolo Tokyo Mew Mew, che ha visto un proprio reboot nel 2022, sotto il nome di Tokyo Mew Mew New. La protagonista, Monomiya Ichigo, fonde il suo DNA a quello del gatto di Iriomote.

Vien scoperto nel 1965, ed in merito al suo lignaggio vi sono opinioni contrastanti, ma una grossa fetta asseconda l’ipotesi secondo la quale il gatto di Iriomote discenda dal gatto leopardo. In accordo con la lingua nativa del popolo di Iriomote, questo affascinante esemplare di fauna giapponese, vien racchiuso nell’espressione locale di Yamamayaa (“gatto di montagna”).

Nella serie anime e manga Azumanga daiō  あずまんが大王, ovvero “Il grande re Azumanga”, la protagonista Sakaki incontra una giovane gattina di Iriomote che chiamerà Mayaa, abbreviazione di Yamamayaa.

6. Orso nero giapponese

Una delle due sottospecie dell’orso nero asiatico, conosciuto anche come “orso nero tibetano”. Vive su due delle quattro isole del Giappone: Honshū e Shikoku. In realtà, pare vi fossero esemplari anche nel Kyūshū, ma l’ultimo esemplare documentato risale al 1987, motivo per cui si pensa che il mammifero è stato anch’esso vittima del triste fenomeno dell’estinzione. Le parti componenti l’animale fanno gola al mercato nero, che ha contribuito alla decimazione di gruppi di orsi neri.

Attualmente in Giappone se ne contano circa 10.000 esemplari, di cui solo trenta nello Shikoku.

Fonte immagine in evidenza: scatto personale.

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