La Gioia, di Pippo Delbono | Recensione

La Gioia, di Pippo Delbono | Recensione

La Gioia esplode al Teatro Mercadante

Va in scena al Teatro Mercadante dal 28 marzo al 2 aprile La Gioia, uno spettacolo di Pippo Delbono con la sua compagnia. Maschere, danze, clown, vere e proprie performance artistiche e racconti intimi dei propri ricordi procedono follemente in un flusso di luci e colori, andando alla scoperta di appigli che, in mezzo all’immenso dolore per la perdita reale del compagno di scena Bobò, possano fare scorgere La Gioia.

La recensione

La Gioia è un’emozione che si scopre dopo avere provato sentimenti estremi, dal dolore alla felicità stessa, come se fosse un arcobaleno dopo lo spettacolo fascinatorio di una tempesta. Pippo Delbono parte da questo assunto dando vita al suo testo, La Gioia appunto, per dare un nome al dolore suo e di tutta la compagnia ed esorcizzare la loro sofferenza per la morte di Bobò, amico e compagno di innumerevoli scene.

Per Delbono, Bobò custodiva il segreto e il mistero del teatro, ciò che lo rende potenzialmente accessibile a tutti. Con la sua lingua apparentemente incomprensibile, Bobò riusciva a superare qualsiasi limite di comunicazione, restituendo la vera magia del teatro. La sua era una lucida follia, in lui sinonimo di autenticità e di ricerca di spiragli di luce in mezzo a tanta oscurità. E La Gioia fa rivivere la sua assenza attraverso una sfilata di danze folli, maschere che raccontano emozioni e performance inusuali, perché se si sente la mancanza di Bobò, questa è solo fisica, essendo egli presenza costante nell’anima dello spettacolo e dei suoi attori in gioco.

La Gioia, dunque, si presenta come un testo commemorativo, con un grande potenziale per andare oltre ma purtroppo non espresso pienamente. In un contesto come quello attuale in cui si profilano sempre di più vie crucis di spettacoli rigettati sul palcoscenico per esigenze personali, a malincuore lo spettacolo di Delbono non dice niente di diverso. È ammissibile, chiaramente, muovere da intenti personali nella stesura di un testo scenico, ma come d’altra parte stesso La Gioia prova a comunicare il teatro ha la capacità di trasmettere una magia emotiva e sensoriale che può aprire innumerevoli mondi da esplorare e indagare in altrettanti numerosi modi lo spazio scenico. Pertanto, salire su un palcoscenico unicamente per raccontare e declamare al microfono i propri sentimenti, rischia di diventare un esercizio limitante, riempito soltanto da effetti che fanno bene agli occhi ma non vanno oltre. La conseguenza potrebbe diventare un teatro che riflette e ricade su sé stesso, ed è un aspetto notevole da prendere seriamente in considerazione al giorno d’oggi, inscrivendola in una riflessione più ampia che pensi alle ragioni per le quali da un punto di vista culturale il teatro non è sentito vicino in larga parte alle nuove generazioni, o meglio, per le quali al teatro spesso non viene più riconosciuto il suo potere di raccontare sensazioni ed emozioni che in un modo o nell’altro riguardano tutti.

 

Fonte immagine: Teatro di Napoli

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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