Le Troiane di Carlo Cerciello, al Teatro Nuovo | Recensione

Le Troiane di Carlo Cerciello, al Teatro Nuovo | Recensione

Prosegue la stagione 2024/2025 del Teatro Nuovo con un grande classico del teatro greco: da Euripide, Le Troiane di Carlo Cerciello va in scena dal 9 al 12 gennaio.

Dal classico al contemporaneo: il mito di una guerra presente

Tratto dalla tragedia di Euripide del 415 a.C. e da Ecuba, Elena del medesimo autore greco, nonché dalla riscrittura di Seneca e dall’adattamento di Sartre, Le Troiane di Carlo Cerciello va in scena al Teatro Nuovo con le interpretazioni di Imma Villa, Mariachiara Falcone, Cecilia Lupoli e Serena Mazzei. La città di Troia è caduta, le inevitabili sorti si rivelano di conseguenza in tutta la loro tragicità: chi ha torto? Dov’è la ragione? Tanta parte della letteratura teatrale e dei riadattamenti scenici successivi al classico greco hanno spesso letto e rielaborato quest’ultimo risolvendolo in una dicotomia che, in fondo, non gli appartiene. È chiaro che ogni riscrittura va letta nel proprio contesto di appartenenza, ma tutto sommato ad oggi risolvere la suddetta tragedia in un “buono” e in un “cattivo” la limiterebbe. Perciò, il lavoro di Cerciello tende a indagare le cause tangibili di questa guerra – come di tutte le guerre – che risiedono sempre in questioni di territorio, di economia, di politica anti-umana, ponendo il focus sui suoi effetti, sulla sofferenza lancinante. Non a caso, a parlare sono donne, gli anelli della catena presi poco in considerazione in quanto apparentemente passivi.

Infatti, Le Troiane di Carlo Cerciello viene dedicato alla guerra che attualmente infiamma la Palestina con terribili soprusi. Si legge nella sinossi: «I frullatori mediatici sono fatti apposta per triturare il tragico, riducendolo ad una pilotabile controversia tra ragione e torto, che si risolve sempre a favore del più forte in campo. Quella di Troia, come tutte le guerre, nacque per interessi economici e di conquista, ma le vittime di quella guerra, incarnate dai personaggi femminili della tragedia euripidea, facili prede della propaganda nemica e accecate dal desiderio di vendetta, non riuscendo a cogliere le reali motivazioni della guerra stessa, insistono nel ritenere Elena l’unica responsabile del conflitto. […] Lo spettacolo è dedicato al già martoriato popolo palestinese, il cui genocidio in atto, è cinicamente giustificato, mistificato e autorizzato dalla propaganda guerrafondaia occidentale».

La recensione di Le Troiane di Carlo Cerciello

In basso Ecuba, Cassandra e Andromaca danno voce ai loro lamenti sofferenti davanti ai resti di una guerra disumana; in alto, Elena, un personaggio incastrato in una visione stereotipata che la vuole capro espiatorio, un corpo di bambola vittima di convenzioni superficiali: così si presenta Le Troiane di Carlo Cerciello, in una piramide di dolore che denuncia le atrocità della guerra. Come si sviluppa una rielaborazione attuale di un classico, affinché si avveri la sua dicitura senza tempo? Traendone innanzitutto una visione, un’idea, uno spirito su cui insistere e da cui estendersi.

Allora, Le Troiane di Carlo Cerciello si rivela di impatto, segue una comunicazione efficace in quest’iter che va da un passato estremamente lontano al presente più attuale. C’è denuncia di quel senso di guerra che ci appartiene, c’è indagine dei sentimenti, c’è ricerca di emozione, c’è richiesta riattualizzata all’arte di “sporcarsi“, di mettere da parte la presunta sacrale purezza dei classici per, dunque, viverli fino in fondo estrapolandone l’anima. Qui vi è un’utilità comunicativa teatrale funzionale.

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

 

 

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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