Teatro Nuovo di Napoli: cartellone e spettacoli 2024/2025

Teatro Nuovo di Napoli: la stagione 2024/2025

Il 5 giugno 2024 è stata presentata la nuova stagione 2024/2025 del Teatro Nuovo di Napoli con il titolo Il Nuovo da scoprire: un cartellone di ben quattordici spettacoli che spazieranno tra prosa, musica e danza e che incontreranno vari stili e generi diversi, dai testi classici rivisitati alle sperimentazioni più contemporanee.

Il Teatro Nuovo di Napoli si riconferma un punto di aggregazione culturale

Da ormai anni il Teatro Nuovo di Napoli, la storica sala situata nel cuore dei Quartieri Spagnoli, si pone l’obiettivo di fungere da polo teatrale, ospitando e creando iniziative artistiche molto varie, nonché da centro di incontro tra veterani e non per diffondere la cultura. E anche quest’anno, presentando la stagione 2024/2025 riconferma i suoi intenti offrendo un programma intenso e vario. In particolare, uno sguardo attento viene dedicato alle nuove generazioni artistiche: giovani promesse, chi agli inizi e chi con già un significativo bagaglio di esperienze, tra attori, registi, performer e drammaturghi esprimeranno la propria arte, talvolta confrontandosi con grandi classici e talvolta dando spazio a linguaggi più recenti. In questo modo, si cerca di costruire un ponte che colleghi la tradizione, l’importanza del non dimenticare, con la ricerca del nuovo fondamentale.

A proposito della stagione 2024/2025 del Teatro Nuovo di Napoli, Alfredo Balsamo – direttore del Teatro Pubblico Campano – così parla: «Una stagione teatrale che vuole offrire al pubblico un panorama vario di generi e linguaggi nella continuità di una linea artistica che possa risultare allo stesso tempo riconoscibile ma nuova. Un cartellone all’insegna di grandi ritorni e nuove proposte con lo sguardo sempre attento alla nuova drammaturgia e alle nuove generazioni, che troveranno spazio nelle sezioni a loro dedicate».

Una stagione di incontri, tradizione e innovazione

Con queste premesse, la stagione 2024/2025 del Teatro Nuovo di Napoli non può che partire il 7 novembre con un testo di Eduardo De Filippo in occasione del quarantesimo della sua scomparsa: Ditegli sempre di sì, diretto da Domenico Pinelli e con l’interpretazione dello stesso insieme a Mario Autore e Anna Ferraioli Ravel. Un progetto incentivato e stimolato ancor di più da Tommaso De Filippo.

Il Teatro Nuovo di Napoli prosegue con Rumba, uno spettacolo di e con Ascanio Celestini che proietta San Francesco D’Assisi con il senso del suo gesto di spogliarsi dalle ricchezze futili ai giorni nostri; si tratta del terzo appuntamento della trilogia composta da Laika e Pueblo. Successivamente, si passa a uno spettacolo-evento particolarissimo in scena fino al 26 novembre, Svelarsi, dedicato e rivolto a sole donne e a chiunque si senta tale nell’intimo e nel corpo.

Da Boris al Teatro Nuovo di Napoli, Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri reciteranno in Un giorno come un altro con la regia di Giacomo Ciarrapico. Poi, si passa alla musica: dopo Serenvivity e Transleit, arriva sul palcoscenico Bek Steig di e con le Ebbanesis, le quali mostreranno il dietro le quinte che c’è alle spalle della realizzazione di uno spettacolo.

Ancora, il Teatro Nuovo di Napoli fornisce altro spazio ai grandi classici, da quelli più antichi a quelli più recenti che si sono imposti nella memoria attuale: Le Troiane, da Euripide nell’adattamento di Sartre e nella riscrittura di Seneca, di Carlo Cerciello e con Imma Villa; stesso regista e stessa attrice li si ritroveranno anche in Scannasurice, un sentito omaggio a Enzo Moscato scomparso da poco; La leggenda del santo bevitore, di Joseph Roth, con la regia e l’adattamento di Andreè Ruth Shammah e con l’attore Carlo Cecchi; Radio Argo Suite, di Igor Esposito e con Peppino Mazzotta, ispirato liberamente alla trilogia greca ovvero l’Orestea.

Ma non finisce qui, perché il Teatro Nuovo di Napoli accoglie altre sperimentazioni contemporanee: La semplicità ingannata: satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne, di e con Marta Cuscunà; Un Poyo Rojo, di Alfonso Baròn, Luciano Rosso e Hermes Gaido; Migliore, del drammaturgo Mattia Torre, con Giovanni Ludeno; Felicissima Jurnata, di Putéca Celidònia, con Antonella Morea, dopo il successo al Ridotto del Mercadante; infine, Dei figli di e con Mario Perrotta e la consulenza di Massimo Recalcati.

 

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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