Edipo re di Sofocle, in scena al Teatro Grande di Pompei, per la settima edizione del Pompeii Theatrum Mundi, dal 4 a 6 luglio. Adattamento e regia di Andrea De Rosa.
Il sapere è terribile, se non giova a chi sa
Una città martoriata, Tebe, e un lamento che arriva da lontano. Al centro della città, al centro della scena, un uomo: è Edipo, “che ha i piedi gonfi per le ferite”, che già nel nome porta i segni del suo passato, senza saperlo. Edipo, salvatore di Tebe prima, distruttore di Tebe poi, senza saperlo. Edipo, che interroga indovini, oracoli, cercando un colpevole, cercando sé stesso, senza saperlo.
Definita da Aristotele la perfetta concretizzazione dei meccanismi dell’azione tragica, la storia di Edipo non conosce spazio né tempo. Edipo (Marco Foschi) è un uomo che non ha colpa, figlio di un enigmatico destino già scritto, Edipo è un uomo la cui colpa va oltre il parricidio e l’incesto. Edipo siamo noi, desiderosi di sapere, mai paghi delle rivelazioni concesse allo sguardo umano.
Sei tu. Sei tu. Sei tu. Tiresia, Apollo, un uomo e una voce interiore che si fa fatica ad ascoltare. Una verità rivelata attraverso un vetro sporco, che quasi diventa uno specchio in cui si riflette l’orrore della hybris. Occhi colpevoli di non aver visto come avrebbero dovuto, di aver guardato dove non avrebbero dovuto.
Sei tu. Sei tu. Sei tu. Una verità cercata, voluta, luce divina che getta tenebre sulla città, a ricordare quell’eterno dissidio tra libertà e necessità, tra colpa e fato. E così Edipo, il potente re di Tebe, che ha osato sfidare il destino, gli è andato incontro, senza saperlo. E così lui, il potente re di Tebe, amante, marito, torna ad essere figlio di Giocasta (Frédérique Loliée), rannicchiato su sé stesso come in un grembo materno.
Un adattamento teatrale molto interessante quello di Andrea De Rosa che affida alla voce dello stesso attore (Roberto Latini) lo svelamento della verità: Tiresia, il pastore, Apollo. Il dio nascosto, il dio obliquo, che guida Edipo attraverso un’inchiesta in cui l’inquirente si rivelerà essere il colpevole.
In un sapiente gioco di luci e ombre, di enigmi e rivelazioni, si consuma il dramma di un uomo incapace di sopportare il superamento dei suoi stessi limiti, incapace di guardare la verità, rispetto alla quale l’unica via di salvezza sembra essere la morte per Giocasta, moglie e madre, la cecità per Edipo, marito e figlio.
Non dire felice uomo mortale, prima che abbia varcato il termine della vita senza aver patito alcun dolore.
Buio sulla città di Tebe. Buio sul Teatro Grande di Pompei.
EDIPO RE

