Trapanaterra al Piccolo Bellini: odissea di emigranti

Trapanaterra

Con Trapanaterra, atto unico di Dino Lopardo in scena dal 22 al 25 Ottobre, riparte la programmazione del Piccolo Bellini e prende il via la sfida del Piano Be nel suo ambizioso tentativo di ripensare l’esperienza teatrale e la partecipazione del pubblico.

Sulla scia dello spirito di collaborazione artistica che da sempre ha caratterizzato il prestigioso teatro partenopeo, la nuova stagione teatrale vedrà il palcoscenico del Piccolo Bellini ospitare eccezionalmente la programmazione di due giovani realtà teatrali, Il Nuovo Teatro Sanità e Mutamenti/Teatro Civico 14 di Caserta. Apre questo ciclo di collaborazioni uno spettacolo che affonda le radici nella meridionalità affrontando uno dei suoi volti più duri, il legame con la terra natia e il doloroso dualismo di chi parte alla ricerca di un futuro migliore e chi resta a lottare.

La scena si apre su una giornata qualunque di un operaio, in una raffineria assordante di rumori metallici e maleodorante. Siamo al sud, in una terra che si riconosce immediatamente per la trappola travestita da opportunità e bonus idrocarburi in cui è caduta. La pausa pranzo di un operaio è interrotta dall’arrivo del fratello emigrante che ritorna festante al nido, cingendo tra le mani un organetto. Torna da bohémienne pieno di nostalgia verso la sua terra e la sua casa, verso quegli affetti che si è lasciato alle spalle quando è partito in cerca di miglior fortuna.

Il ritorno a casa è però un ritorno amaro, la terra natia non è più quella che l’emigrante ha lasciato anni addietro. I volti familiari riemergono confusamente nei ricordi d’infanzia dei due fratelli, molti di loro non ci sono più. Tutto è cambiato, l’aria che si respira, i rapporti umani e le abitudini, tutto è stato sacrificato in nome di una promessa di riscatto tradita dal malaffare. Non c’è più allegria ad alleviare il sacrificio di chi è rimasto, non c’è più musica ad allietare le feste di paese, solo un odore nauseante che rende l’aria irrespirabile e rumore di trivelle che copre ogni altra musica.

L’incontro-scontro tra i due fratelli, interpretati con intensità e ironia da Dino Lopardo e Mario Russo, è un alternarsi di dolci ricordi d’infanzia e aspre accuse di abbandono e tradimento. Nei loro diversi destini i due fratelli portano dentro un dolore ugualmente grande. È immenso il dolore di chi è andato via portando dentro di sé la nostalgia e il ricordo degli affetti lontani, delle relazioni umane autentiche e genuine, dell’allegria delle feste, ma che ora ritorna in una terra completamente stravolta. È struggente il dolore di chi è rimasto, rinunciando a tutto quello che il mondo può offrire lontano dalla amata maledetta terra natale ed è rimasto inerme a guardare tutte le speranze infrangersi. L’uno nell’abbraccio dell’altro, i due fratelli si riscoprono figli di quella stessa terra che ha dato loro radici troppo forti da sradicare e rami troppi piccoli per poter crescere e progredire.

Trapanaterra è un viaggio verso e dentro il sud, è una ricerca che si addentra tra le pieghe di quell’identità culturale che è premio e condanna di ogni meridionale. Trapanaterra è il racconto del dilemma che da sempre accomuna il destino dei meridionali, fuggire verso una vita migliore e lontano da una terra maledetta o restare a lottare per tenerne insieme i cocci.

Fonte Immagine: Ufficio Stampa Nostos Teatro

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