Turi Marionetta, di Savì Manna | Recensione

Turi Marionetta, di Savì Manna |Recensione

L’edizione 2022 del Campania Teatro Festival continua con lo spettacolo della sezione osservatorio Turi Marionetta, un testo scritto, diretto e interpretato da Savì Manna, accolto ancora una volta dalla magnificenza del Museo e Real Bosco di Capodimonte presso le Praterie del Gigante.

Storie di marionette, pupi e pupari

Turi Marionetta è un monologo in un atto unico, che vede protagonista un anziano nonno di provenienza evidentemente siciliana. Quest’ultimo aspetta suo nipote Salvatore, soprannominato dolcemente Turi, che deve tenere un seminario sulla storia delle marionette e da qui si lascia intendere il perché della scelta del titolo Turi Marionetta. Il nonno spiega che suo nipote è sempre stato dedito ad una sconfinata passione per marionette, pupi e pupari, la stessa che condivide con lui. Ma questa volta Salvatore non si presenta al seminario ed il nonno è costretto a tenerlo da solo, ricordandosi passo dopo passo tutto ciò che faceva suo nipote e concedendosi, ogni tanto, un piccolo spazio anche per divagare su dei contesti storici e sociali vissuti in prima persona, come la Seconda Guerra Mondiale. Dunque, Turi Marionetta ripercorre la storia di una delle più grandi tradizioni siciliane, ovvero quella dei pupi, partendo dalle origini fino ai giorni nostri, mentre sullo sfondo si articola il rapporto tenero tra nonno e nipote, uniti dal medesimo amore per le marionette.

Turi Marionetta: la recensione

Turi Marionetta combina la storia delle marionette con una vena di divertimento e durante Savì Manna crea un certo tipo di contatto con il pubblico presente, coinvolgendolo nella pièce teatrale. Lo spettacolo, infatti, si colora di un gusto curioso di conoscere come nasce la tradizione delle più comunemente chiamate marionette, ma anche di una sottile ironia che alleggerisce la performance. Sembra quasi che siano gli spettatori stessi tanti nipoti di quel nonno così contento del seminario, i quali si mostrano completamente rapiti dal racconto, ma anche un po’ commossi per la dolcezza del momento.

Turi Marionetta recupera una tradizione ormai esaurita nel caos della modernità e in quel rapporto nonno-nipote prende senso tale differenza generazionale. Perciò recuperare quella tradizione assume il senso di ritrovare in qualche modo le proprie radici del passato, ma non solo: Turi Marionetta è anche una pausa che permette ad un tempo sepolto dai mass media di respirare un’arte pulita nella sua genuinità, con la sua forte capacità tecnica che non è mai scontata, anzi, l’arte dei pupari ha dietro di sé un lavoro che prevede una straordinaria dedizione, compatibilmente anche con i contesti difficili in cui era praticato. Proprio per questo, Turi Marionetta parla di un’arte davanti alla quale si ritorna “bambini”, si incontra quell’ingenuità che allontana il chiasso della società odierna e dona un’emozione limpida, quella gioia che riscalda i cuori e addolcisce l’anima contro l’inaridimento. E con sulla scena i pupi stessi, Turi Marionetta crea un’ora di curiosità e felicità trasparenti.

Fonte immagine di copertina: Wikimedia

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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