Comics e Politica: che relazione hanno?

Comics e politica: che relazione hanno?

Le storie a fumetti, note anche come comics, riprendono spesso tematiche attuali e problematiche del mondo reale; sembra esserci, in particolare, un nesso tra comics e politica. Approfondiamo meglio questa relazione. 

Superman, Batman, Capitan America, fino ad Iron Man e i Fantastici Quattro: sono tantissimi i Supereroi che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare vecchie e nuove generazioni con le loro fenomenali imprese. I comics americani si sono rivolti verso le problematiche del mondo reale, contribuendo al fine di giungere ad un mondo più giusto.  

Non possiamo negare che nei vari anni i fumetti siano stati adoperati per diffondere vari messaggi, anche filantropici o propagandistici. Ciononostante, non dobbiamo lasciarci indurre in errore: comics e politica, per quanto abbiano percorso binari comuni, sono un argomento piuttosto ostico da analizzare. In questo articolo cercheremo, seppur sinteticamente, di ricondurci a delle linee guida che ci possano garantire una visione più critica di come il fumetto, in modo particolare quello americano, può essere relazionato al labirintico e oscuro mondo della politica in senso ampio. 

Per farlo, ricorreremo proprio al Supereroe che tutti conoscono, passato alla storia con molteplici appellativi: l’Uomo del Domani, il Crociato Americano, l’Uomo d’Acciaio, il Superuomo; tutto questo è Superman. È colui che ha aperto il sipario a questo articolo, e sarà uno degli esempi più emblematici per aiutarci a comprendere il parallelismo che vige tra comics e politica. 

Comics e politica: essere figli del proprio tempo 

Superman (1938) 

In linea generale un po’ tutti sappiamo di Clark Kent, giornalista per il Daily Planet, proveniente da Krypton e il cui vero nome è Kal-El, difensore degli innocenti e protettore di Metropolis da spietati criminali, tra cui si distingue il temibile Lex Luthor.  Al fine delle domande a cui vogliamo rispondere, argomenteremo quanto serve circa la cornice del nostro quasi invincibile Supereroe. 

Il Superman che conosciamo oggi nasce nel 1938 in America, nella Golden Age del fumetto americano, dopo continui rimaneggiamenti e tentativi di Jerry Siegel e Joe Shuster, che preferirono un uomo a favore degli oppressi e che donasse coraggio con tutta la sua magnificenza.  Finalmente, ci fu chi approvò l’idea dei due colleghi, e su Action Comics debuttò per la prima volta, rivoluzionando la cultura mondiale, Superman. 

Se riflettiamo, la data dell’esordio è quanto più significativa: siamo prossimi all’invasione della Polonia nel 1939 da parte di Hitler, e allo scoppio ufficiale della Seconda Guerra Mondiale. 

Superman, così come qualsiasi altro Supereroe o essere umano, è figlio del proprio tempo, calato in una realtà da cui è difficile fare astrazione, poiché ne riceviamo, che lo si voglia o meno, impulsi e ispirazione.  

La storia la conosciamo: gli Stati Uniti, in quanto sostenitori della democrazia, erano in conflitto con la Germania di Hitler, promotrice di un regime dittatorialeFu un conflitto, quello conclusosi nel 1945, di ampia portata e che coinvolse migliaia e migliaia di civili e soldati, oppressi dalla dura vita e condizioni che la guerra portava con sé. 

Superman non ne rimase indifferente: alcune delle prime pubblicazioni, riprendono un Uomo d’Acciaio alle prese con la guerra, sollevando con leggerezza un tema fondamentale, ovvero l’assenza di significato nella medesima, l’ingiustificato coinvolgimento degli innocenti. Ancor più forte è la pubblicazione del 1940, in inglese How Superman Would End the War, ovvero “Come Superman metterebbe fine alla Guerra”. I riferimenti non potrebbero essere più espliciti di quel che sono: Superman va in Germania e prende Adolf Hitler con sé, per poi recarsi in Russia agguantando anche il crudele Stalin. Verranno poi portati in Svizzera e processati per i loro crimini. 

È un comic molto semplice, ma che ci lascia capire un tema fondamentale in merito alla relazione fra comics e politica: l’essere avvolti dal proprio tempo, e il contributo che le opere prodotte (e con questo si intende musica, letteratura, e tanto altro ancora) donano alla popolazione, sollevandoli dal terribile peso che grava su chiunque sperimenti un periodo difficile della propria esistenza. 

Altra lettura accattivante, da cui è stata tratta una serie animata e un film, è l’esclusiva serie di Mark Millar, Superman: Red Son. Una sperimentazione senz’altro affascinante.

Introdotto quanto, adesso possiamo procedere oltre, in attesa della risposta al quesito che ci siam posti sin dal principio, ovvero: Comics e politica: che relazione hanno? 

Capitan America (1941) 

Capitan America, in inglese Captain America, nasce nel 1941 dalla mano di Joe Simon e Jack Kirby, come promotore del nazionalismo e dei valori liberali americani. Soprattutto durante la fase del Secondo Conflitto Mondiale, Capitan America godette di enorme popolarità, volta a scomparire nel momento in cui quel frangente storico e politico, protrattosi fino al 1945, giunse al termine. 

Guerriero patriottico americano pronto ad affrontare le forze dell’Asse e che oggi vanta di essere tra i Supereroi dei fumetti più famosi di sempre.  È una figura a cui non si può non far riferimento se si parla di comics e politica, viste le sue stesse radici, che si rifanno alla realtà statunitense degli anni ’40. 

Emblematico il suo debutto del 1° marzo del 1941, con Steve Rogers (il suo nome reale) che sferra un pugno ad Hitler in copertina, acquisendo anche una sfumatura provocatoria e propagandistica. Un momento, questo, che avrebbe segnato un passaggio non indifferente nella correlazione di comics e politica.

Fonte immagine: Wikipedia

Nel 1964, Stan Lee decise di riproporlo come comprimario nella serie Avengers privandolo degli elementi nazionalistici e dotandolo di una sensibilità e un’umanità tutta nuova, rendendolo protagonista di storie di denuncia sociale e facendone l’incarnazione della coscienza dell’America. Questo perché la sua popolarità, come già anticipato, era calata drasticamente. Si assiste, in questo senso, ad una rinascita del paladino americano. 

Le tematiche sono state molteplici col passar degli anni. Infatti, nel 2006, la Marvel Comics lanciò un “evento crossover” chiamato Civil War, in cui praticamente tutti i suoi eroi furono coinvolti in un acceso scontro che rispecchiava il crescente divario nella cultura politica americana. Quando il governo degli Stati Uniti approvò una legge che imponeva a tutti i Supereroi di registrarsi presso il governo e di lavorare effettivamente come dipendenti pubblici, Capitan America guidò le forze contrarie a tale adesione, sostenendo che fosse antiamericano per lo Stato avere così tanto controllo sui Supereroi (questo punto ci dà già degli spunti di riflessione non trascurabili).

Vi sono stati casi, come nel 2010, in cui si è affrontata la tematica razziale, e nel 1980 vi è stata poi la 250esima edizione che ha coinciso con le elezioni presidenziali di quell’anno e per cui il Supereroe era visto come il Presidente ideale. 

Un lungo percorso che ha inevitabilmente accolto la politica in senso ampio al suo interno, a cui Capitan America sarebbe stato relegato. Ma è giusto valutarlo solo in relazione alle sue origini o i valori di cui si è fatto promotore? Certamente c’è ben altro da considerare. 

Considerazioni finali 

Abbiamo rivisto, attraverso due figure rappresentative del mondo fumettistico americano (tra l’altro appartenenti a case di produzioni distinte, DC Comics e Marvel Comics), come il mondo politico, in modalità anche esplicite, sia intervenuto in prodotti di massa volti all’intrattenimento, a raccontare di Supereroi che devono dare messaggi, sorprenderci con le loro imprese. Ridurre dei capolavori così ampi, che narrano di avventure sensazionali e fuori dal comune, a meri accompagnatori della politica, sarebbe riduttivo e, soprattutto, errato. 

Anzi, se fossero questo, non avrebbero nemmeno goduto di tutto il successo a cui siamo abituati oggigiorno e non avremmo avuto il piacere di sentirci vicini a tali modelli. 

Siamo consapevoli che quanto presentato poco sopra potrebbe risultare fuorviante, ed è proprio il motivo per cui fino ad oggi diversi critici hanno stabilito un legame indissolubile fra filosofia dell’eroe e della politica. In certe vicende, il collegamento è indiscutibile, ma cerchiamo di ampliare ulteriormente gli orizzonti circa la tematica.

A dispetto di come sembrerebbe, arrivare alla risoluzione di questo quesito è semplice: comics e politica possono influenzarsi a vicenda, ma non sono sovrapponibili. 

Pensiamoci attentamente: era questo quello a cui gli autori puntavano e puntano? Un semplice strumento politico? Potrebbe essere così per alcuni, ma non per altri. 

I Supereroi vivono secondo i propri principi, i propri ideali, una propria filosofia di vita. Le vicissitudini a cui sono frequentemente sottoposti sono in relazione al proprio personaggio, non sono semplici promotori della politica vigente. Credono in ciò che è giusto, e chi li elabora cerca di garantir loro una caratterizzazione che si rispetti, e di dar sfoggio alla propria creatività, creare un mondo secondo il proprio gusto. Non si confonda la strumentalizzazione politica con il contributo. 

Come precedentemente anticipato, i Supereroi, così come chi ne fa la storia, sono calati nel loro tempo. Non si può essere indifferenti a cosa ci travolge, e si può decidere di contribuire con i mezzi a propria disposizione: un comic, in questo caso. Un Supereroe crede in ciò che è giusto, lotta non per soddisfare le esigenze di chi è al potere, ma per coerenza con la propria filosofia, lasciando anche un messaggio significativo per chi legge delle sue avventure.  

Si è svolto un crossover tra Superman e Seconda Guerra Mondiale, ma Superman ha fatto solo quel che è tipico del suo personaggio: proteggere gli innocenti senza uccidere nessuno. 

Ha usato il suo potere per ciò in cui crede, ma calato in un mondo diverso dalla quotidiana Metropolis, per contribuire ad una causa per cui chiudere un occhio era davvero difficile. 

Capitan America è stato sì un simbolo politico e nazionale, e nasce per la politica, canonicamente anzi-nazista e a favore del consenso liberale, però le avventure sono di Capitan America. Questo personaggio ha avuto un proprio sviluppo, ed è giusto che si faccia astrazione dallo sfondo d’origine. Per questo è necessario non ricorrere a giudizi semplicistici in merito al legame fra comics e politica. La filosofia dell’eroe non necessariamente è la filosofia della politica. 

Oggi siamo molto vicini ad un tema di estrema rilevanza per cui si assiste ad una sempre più crescente sensibilizzazione: l’identità sessuale e la lotta ad ogni forma di discriminazione.

Come presentato nell’articolo qui presente, i comics hanno contribuito ad essere al passo coi tempi, hanno promosso valori e ideali politici che, anzi, sono spesso in contrasto con quanto professato dalla realtà governativa vigente. Hanno preso parte nella dura lotta contro problematiche di tutti i giorni e di questo bisogna esserne contenti, perché la rappresentatività e l’inclusività sono essenziali.  Però non bisogna restringere il tutto a quell’aspetto.

Potremmo assumere che, molte volte, proprio quei personaggi legati al governo, siano i veri antagonisti. 

Fonte immagine in evidenza: Copertina di Superman: Kal-El Returns

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