Pride Park Napoli 2023: antidiscriminazione e diritti

Napoli Pride Park 2023: Antidiscriminazione e diritti.

A Napoli l’orgoglio queer rinasce grazie all’iniziativa Pride Park ideata da Antinoo-Arcigay Napoli, Le Maree-ALFI, Associazione Transessuale Napoli e co-coordinata dal comune di Napoli. La stagione del Pride 2023 viene accompagnata da convegni, mostre, musica, cinema e tanta informazione per trattare, con dati alla mano, non solo la casistica riguardante le discriminazioni subite dai membri della comunità LGBTQIA+  sul territorio ma anche per sfatare i miti sull’identità di genere e creare un clima di sicurezza per tuttə.

Pride Park Napoli 2023: Antidiscriminazione e diritti.
Manifesto a cura dell’associazione Le Maree. ALFI. L’utilizzo del colore viola vuole onorare la tradizione di associare questa tonalità al lesbismo, le ragioni sono in primis quelle della resistenza, rappresentata da toni freddi, accesi e vivi. In secondis, possiamo considerare anche le ispirazioni letterarie dovute, ad esempio, alle descrizioni di Saffo circa i fiori che adornavano le donne che la circondavano o ancora la celebre opera “The color purple” di Alice Walker.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All’ingresso del Pride Park, ospitato in una location suggestiva e ricca di storia come il Real Albergo dei Poveri,  l’ondata di colori che cattura l’occhio accompagna i visitatori verso esposizioni e installazioni artistiche curate da Associazione Tamburo di Latta, Associazione Kodokan e l’artista KNET;  vi è inoltre la  mostra fotografica L’isola degli arrusi  a cura di Luana Rigolli. Gli Arrusi furono un gruppo di uomini omosessuali catanesi che, sotto il fascismo furono mandati al confino presso l’isola di San Domino.  Ricordare chi ha lottato soffrendo sulla propria pelle per vivere la propria verità è essenziale per lottare affinché sempre più diritti possano essere accessibili alla comunità LGBTQIA+, la dignità e l’orgoglio nascono in primis conoscendo consapevolmente la storia e proponendosi di essere parte integrante dei suoi più gloriosi sviluppi.

Pride Park Napoli 2023
Opera prodotta dall’artista KNET che raffigura l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo ruolo di madre. L’intento è quello di tracciare una parte della storia politica del nostro paese mostrando la differenza nell’acesso ai diritti di bambini figli di coppie omogenitoriali, dei bambini la cui identità di genere sfida l’eteronormatività e il sesso assegnato alla nascita e dei bambini afro-discendenti o di etnia non caucasica. L’avvelenamento del futuro dei bambini non può essere parte di un disegno politico, questo è uno dei messaggi ripetuti più volte durante l’iniziativa.

La mostra del giocattolo di genere spinge le generazioni più adulte alla riflessione circa la rieducazione sul concetto di genere e i più giovani a conoscere, tramite gli oggetti esposti, la storia economica e sociale dell’Italia a partire dagli anni ’60, come ci mostrano le prime edizioni della celebre Barbie prodotta dalla Mattel, Inc. Il Pride Park infatti si propone come luogo non solo di apertura ma anche di scoperta, in questo caso dell’ideologia borghese di bellezza fisica, integrità morale e dei rigidi standard di bellezza tramandatisi di generazione in generazione. Il concetto di aspettativa circa ciò con cui ciascun bambino dovrebbe giocare non è incasellante solo dal punto di vista dell’identità di genere, ma lo è anche dal punto di vista creativo e sociale. Un bambino che cresce nella totale astrazione dell’altro e di ciò che è diverso da sé non ha gli strumenti per cogliere la realtà in maniera completa ed è limitato nell’avventura del gioco, precludendosi attività utili alla crescita e all’osservazione della società. 

Pride Park Napoli 2023
In figura rispettivamente, Babrie reginetta del ballo, articolo del 1965 che incentra la vita della biondissima Barbie attorno ai ricordi del liceo.  Questo giocattolo è sicuramente una testimonianza che mostra a chi lo guarda non solo l’immagine frivola stereotipata che veniva trasmessa alle bambine del tempo, ma anche un primo fenomeno di diffusione della cultura americana in Italia, specificamente quella del Prom. Successivamente vi è una serie di modelli di Barbie, il fidanzato Ken e Midge la sua migliore amica.
In chiusura vi è l’esposizione di bambole maschili destinate alla reiterazione della virilità e del coraggio, valori che tutt’ora costituiscono il capo saldo della “toxic masculinity”, che ci restituisce figure maschili basati sul mancato accesso alla manifestazioni delle proprie emozioni e della propria fragilità.

Gli interventi politici al Pride Park, presenziali e online, come quello di Emma Bonino, che non poteva mancare nell’ambito della discussione della lotta per i diritti di tuttə, sono stati moderati da Alessandro Cecchi Paone. Quest’ultimo si è mosso di tema in tema:  diritti delle famiglie arcobaleno, GPA solidale, salute, lavoro e omobilesbotransfobia. Il panel, ricco di esperti con prospettive diverse ma al tempo stesso convergenti, si è espresso duramente contro gli eventi di Padova, città dove nelle coppie omogenitoriali lo status di genitore è stato strappato al genitore non biologico di circa 33 bambini, dopo che per sei anni è stato possibile registrare gli atti di nascita presso il comune. Il sindaco di Napoli a tal proposito è intervenuto in maniera duplicemente significativa: in quanto primo cittadino e in quanto padre. Egli è infatti tra i firmatari della lettera aperta a Giorgia Meloni, uno scritto che propone di non continuare la trattazione degli atti di nascita, come fatto a Padova, ma di continuare a registrare la nascita di questi bambini senza considerare solo un membro della coppia come genitore. L’amarezza descritta da Gaetano Manfredi sta proprio nella respinsione della Procura della Repubblica, spesso velocissima, e nell’illusione che la firma dell’atto comporti per tante famiglie che vedono il proprio status rinnegato in così breve tempo.

L’assessore Ferrante,  si auspica  infatti che il percorso del Pride (e del Pride Park come spazio di scambio) non sia solo fisico, che oltre per le strade di Napoli, i cittadini marcino anche per creare una resistenza, per opporre resistenza alla violenza politica perpetrata sulla pelle dei bambini.  Il messaggio che arriva da parte delle istituzioni napoletane è quello di cittadinanza nel senso più inclusivo e dignitoso che si possa esprimere. Non bisogna continuare a permettere che esista una scrematura tra i cittadini italiani, che sono per legge, secondo l’art 3 della nostra Costituzione, uguali davanti senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, religione e di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Inoltre, l’articolo sancisce che questi hanno tutti  pari dignità sociale, argomento che per Ivan Scalfarotto di Italia Viva non può prescindere l’accesso ad un comune percorso di salute riproduttiva, sia essa GPA solidale o adozione. Dall’onda Pride gli interventi iniziano ricordando il numero di eventi previsti nell’estate 2023: ben 53. Molti di questi andranno a toccare piccoli centri urbani e realtà dove anche associazioni agricole o umanitarie vengono coinvolte per mostrare che il Pride coinvolge i diritti di tuttə.  Loredana Rossi , attivista trans dalla vivace concisione, ci ricorda con reattività che siamo nella città dove i femmenielli hanno fatto la rivoluzione e che è quindi imperativo che Napoli resti una città che non soccombe ad uno Stato-Leviatano, ma dove il singolo lotti sempre per esercitare il proprio dovere.

Dal fronte ALFI (Associazione Lesbica Femminista Italiana), Chiara Piccoli interviene ricordando il binarismo di genere come fattore incasellante non solo per le identità transgender e non-binary, ma anche per le donne lesbiche non conformi al mediterraneo standard di femminilità, sia nell’estetica che nel portamento e o nel ruolo sociale. La frattura creata dall’affossamento del DDL ZAN crea una forte esigenza di autodeterminazione, di organizzazione contro la misoginia, il sessismo e le forme multiple di discriminazione.

In alto a destra Roberto Fico, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e Ivan Scalfarotto. Continuando a destra accanto a Scalfarotto l’assessore Lucia Fortini.
Nel terzo scatto sulla destra Roberto Fico e Mariano Anniciello di ARCI NAPOLI.
Sulla sinistra Alessandro Cecchi Paone e Franco Grillini, storico attvista LGBTQIA+ bolognese.
Nell’ultimo riquadro l’assessore Emanuela Ferrante, Chiara Piccoli di Le Maree-ALFI e Loredana Rossi, vice presidente dell’Associazione Trans Napoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’assessore Lucia Fortini invece porta le sue riflessioni al Pride Park sottolineando la pericolosità della violenza invisibile: quella degli stereotipi e di un linguaggio chiuso e poco inclusivo.  Incontrando tanti studenti, egli ha avuto modo di intendere la formazione come un processo onnicomprensivo che educa al tempo stesso sia i discenti che i docenti così come genitori, amici e parenti.  La visione d’insieme dell’assessore è quella di una riconquista, dai corpi femminili che devono e possono essere spogliati della malevola concezione di tentazione: una donna veste come vuole, ciò non può toglierle il diritto a sentirsi sicura per le strade della propria città. Il mantra di Lucia Fortini è quello di portare gradualmente Napoli ad accettare ancora di più, a rivendicare il suo ruolo di generatrice di diversità e correnti culturali estrose e ribelli, partendo dalla decostruzione dei messaggi subliminali veicolati dalle strutture sociali. Basta politiche riparative, è ora di agire con lungimiranza!

La presenza di Roberto Fico al Pride Park apporta la sua prospettiva tramite due argomenti: il diritto di famiglia e la forza che il Parlamento deve dare ai cittadini che, per certi versi anche senza leggi, mostrano di essere al di là della legislatura e combattono affinché possa esserci una congruenza tra il loro stile di vita e l’apparato normativo della nostra nazione.  Il confronto politico con le altre forze politiche, PD, Azione, Italia Viva e +Europa ha sicuramente incoraggiato l’ex presidente della Camera dei deputati ad affrontare il fallimento della sinistra italiana nel rimanere coesa nell’ultimo anno, Fico urge sulla necessità dei cittadini di partecipare alla vita politica votando affinché politiche così violente non segnino lunghe ere del nostro paese.

Se esiste conclusione adatta ad un evento come il Pride Park è sicuramente quella del panel composto da Roberto D’Avascio, membro di ArciMovie e docente di Letteratura Inglese presso l’Università di Napoli “L’Orientale” e di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso l’Università di Salerno ; Anna Maria Carloni, ex politica italiana nonché senatrice della Repubblica dal 2006 al 2013  ed infine Franco Grillini politico, attivista e giornalista italiano. La presentazione del biopic Let’s Kiss rappresenta la storia di vita di Grillini, immersa tra uno stile di regia che scinde voce e corpo per mostrarci le fasi della crescita umana e professionale di Franco, come per farci riflettere non solo sullo scorrere del tempo e la performatività del corpo, ma anche sull’importanza di isolare i messaggi e le testimonianze, in primis sull’ AIDS e la sopravvivenza agli eventi politici e culturali che ne sono derivati. Grillini si dice felicemente gay, la sua infatti è una rivoluzione gentile perché la criminalizzazione di una comunità non va combattuta con le armi del nemico, una comunità già in ginocchio non ha bisogno di violenza ma di una rivolta che oltre a puntare alla libertà riporti anche i valori morali della gentilezza e della perseveranza.

Intervistando il Professor D’Avascio è stato possibile portare i temi del Pride Park oltre i confini di una conferenza stampa per parlare anche di allyship all’interno dell’ università,  di sensibilizzazione tra i giovani,  cinema, letteratura e arte hanno tutti un file rouge che li connette: l’ interdisciplinarità. Citando un’ intervista in cui  Mourinho afferma Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio, Roberto D’Avascio si esprime nei suoi diversi ruoli: da Presidente di Arci Movie a scrittore, trasmette una plurisfaccettatura che è il simbolo di un’ attivismo e di una partecipazione civile e sociale che mira a migliorare le prospettive culturali del territorio facendosi in quattro per spargere e validare le storie, tramite cinema e teatro, della subalternità napoletana. Vivere significa conoscere e toccare con mano diverse realtà, fare salti nel buio e apprendere senza stancarsi mai,  insegnare ai ragazzi combinando la figura del professore a quella del giornalista e del critico teatrale ha sicuramente un forte impatto su come questi entrano in contatto anche con personaggi storici, la cui vita sessuale è spesso accademicamente censurata. Così come il Pride non è recintato all’interno di una sola comunità, il sapere non può escludere la discussione sulla sessualità e il genere, soprattutto perché questo costituisce un’arma per la generazione Z per accettarsi e sentirsi rappresentati anche da autori del 1700. Utilizzare il passato letterario europeo per apprendere dai soprusi e dalle emarginazioni dei tempi addietro è la chiave per rendere l’università un luogo di crescita dinamica che forma giovani interessati al futuro del paese.

In alto a destra Franco Grillini, Anna Maria Crloni e Roberto D’Avascio.
Sulla sinistra Roberto D’Avascio, moderatore del panel.
In basso frame di Let’s Kiss- Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile.

Fonte immagini: Archivio personale

A proposito di Musco Francesca

Laureata in Mediazione Linguistica e Culturale, scrivo per dare sfogo alla mia loquacità e alle mie passioni. Quando non scrivo studio antropologia, guardo Drag Race e consumo mazzi di tarocchi.

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