Lo scorso 26 dicembre è uscita la seconda stagione della già notissima serie tv Squid Game. Questa serie è stata particolarmente amata per quanto riguarda la prima stagione, perché ha portato dei temi e una trama molto diversi dal solito: si tratta di una storia che descrive un gioco crudele fatto per eliminare quelli che sono gli individui «inutili» della società. Infatti, vengono adescate persone disperate, con molti debiti per partecipare ad un gioco. Se riusciranno a vincere la competizione, vinceranno un grande montepremi e riusciranno a saldare i loro debiti. Quello che i partecipanti non sanno, però, è che, in caso di perdita, pagheranno con la loro stessa vita. La seconda stagione, a differenza della prima, ha generato pareri contrastanti. Ma, quello che non molti sanno è che, la seconda stagione, in realtà, parla di casi realmente accaduti.
Possiamo affermare che Squid Game è una storia vera? Sotto alcuni aspetti sì, vediamo quali.
Le case dei fratelli
Il gioco messo in atto nella serie di Squid game ha moltissimi aspetti in comune con le cosiddette «case dei fratelli». È importante dire che la serie non ha mai espressamente detto di aver preso spunto da queste, ma comunque le somiglianze sono davvero molte. A Seoul ci sono state le olimpiadi del 1988 e a quei tempi questo luogo non aveva la stessa fama di ora. Il governo, in occasione delle Olimpiadi, ha deciso di «ripulire» le città per farla sembrare meno povera. Hanno deciso, quindi, di pulire le strade ed eliminare i senzatetto, portandoli in queste famose «case dei fratelli».
Questi erano dei centri di accoglienza per persone bisognose. In realtà in questi centri accadevano cose terribili: molte persone sono state portate forzatamente in questi centri e, in aggiunta, venivano maltrattati utilizzando dei giochi dove sono morte oltre 660 persone. Avvenivano abusi fisici, verbali, torture e anche violenze sessuali. Tutto questo è molto simile a ciò che viene riportato in Squid game.
Squid game è una storia vera per quanto riguarda il caso della giocatrice 120
La giocatrice 120 è una ragazza transgender che ha dovuto abbandonare il ruolo di militare a causa della sua transizione. Questa storia si ispira alla prima donna transgender nel mondo militare coreano, Byun Hee-soo. La donna è stata cacciata dalle forze dell’ordine per aver iniziato il percorso di transizione. Si trattava di una giovane donna molto determinata che amava il suo lavoro. Quando ha capito di non poter più far parte del militare coreano, è entrata in una forte depressione e, purtroppo, ha deciso di togliersi la vita. La giocatrice 120 di Squid Game, quindi, non è altro che un simbolo di protesta verso le forze dell’ordine per non aver rispettato la scelta di vita della donna, escludendola dal corpo militare.
Giocatore 333
Il giocatore 333 è un giovane Youtuber che ha truffato moltissime persone utilizzando le criptovalute. In effetti, questo è un avvenimento che non accade raramente in Corea, anzi, ci sono stati tantissimi casi di youtuber che sono stati arrestati proprio per questo. Tutto ciò è stato possibile perché in Corea ci sono stati molti problemi riguardanti gli investimenti e le criptovalute: tantissimi coreani creano debiti a causa di ciò. Nella società coreana avere un buono status economico permette di essere considerati come persone importanti e le criptovalute sono considerate da molti una via semplice per guadagnare soldi ed avere una rivalsa sociale.
Giocatore 456, anche in questo caso Squid game è una storia vera
Il giocatore 456 è il protagonista della serie. Questo è un personaggio che ci viene presentato come un uomo disperato che aveva tantissimi debiti. Tutto questo è accaduto perché molto tempo prima lavorava in una fabbrica che ha deciso improvvisamente di chiudere, lasciando i suoi dipendenti senza lavoro. Questa storia si ispira ad un evento molto importante che riguarda la Corea del Sud. Un’agenzia Coreana decise di licenziare 2.466 dipendenti senza un minimo di preavviso. Queste persone si sono ritrovate improvvisamente senza lavoro e non sono state adeguatamente tutelate dal governo che aveva promesso loro un ricollocamento che, però, non c’è mai stato per la maggioranza di queste persone.
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