Chi era Hermann Hesse: vita e opere dello scrittore tedesco

Hermann Hesse: vita e opere principali dello scrittore tedesco

Scrittore, poeta e anche pittore, Hermann Hesse rientra tra le maggiori personalità culturali più apprezzate del XX secolo, oltreché essere uno degli scrittori tedeschi più letti e tradotti nel mondo.

Hermann Hesse: brevi accenni biografici

Hermann Hesse nasce nel 1877 a Calw, nel sud della Germania, in una numerosa famiglia di missionari evangelici. Nei primi anni della sua infanzia si trasferisce in Svizzera, a Basilea, ed intraprende gli studi teologici nel monastero di Maulbronn, nell’omonima cittadina tedesca. Questa sua scelta verrà abbandonata molto presto, poiché Hermann comincia a soffrire di un malessere psicofisico che lo costringerà a passare un certo periodo in una clinica. Dopo essere uscito da quest’ultima, comincia a lavorare in una libreria locale ma, anche in questo caso abbandonerà subito il lavoro poiché decide di vivere liberamente come scrittore. Sin da subito Hermann Hesse conosce ed entra in contatto con numerosi scrittori – dai quali riceve varie influenze letterarie – comincia a pubblicare le sue prime opere e si appassiona sempre più alla cultura orientale. Infatti, nel corso della sua vita, intraprenderà una serie di viaggi in Oriente, volti alla ricerca di sé stesso. Tornato in Europa, vive per diversi anni in uno stato di depressione, dovuto sia allo scoppio della Prima Guerra mondiale sia a problematiche personali; successivamente, si trasferisce a Montagnola, in Svizzera, dove comincia a dedicarsi ad un’altra sua passione: la pittura. Proprio in questi anni, Hermann Hesse si distacca dalle questioni prettamente politiche e sociali, dando maggior voce alle riflessioni esistenziali. Nonostante le sue opere letterarie e la sua neutrale presa di posizione non vengano gradite dai nazisti, nel 1946 lo scrittore riceve sia il premio Goethe che il premio Nobel per la letteratura. Hermann Hesse trascorre gli ultimi anni della sua vita combattendo contro varie malattie e contro un’acutizzazione dei sintomi della depressione. Muore a Montagnola nel 1962, a seguito di un’emorragia celebrale.

Visione letteraria di Hermann Hesse

Hermann Hesse ha scritto perlopiù romanzi, poesie e racconti, i cui temi riflettono la crisi di identità personale e le riflessioni filosofiche sull’esistenza umana. Il suo stile è abbastanza semplice, anche se il contenuto e l’azione dei testi possono risultare complicati per via della costante presenza di elementi simbolici e psicologici e di riferimenti autobiografici. Tra le opere principali dello scrittore rientrano indubbiamente alcuni romanzi che sono divenuti fondamentali, non solo nel patrimonio letterario, ma che sono un punto di riferimento per le nuove generazioni.

Siddharta (1922)

Siddharta è il romanzo con il quale Hermann Hesse vince il premio Nobel nel 1946 e rientra nel sottogenere del romanzo di formazione, in quanto si parla della crescita personale del protagonista. La storia si ispira direttamente alle vicende biografiche di Buddha, anche se Siddharta non incarna la figura storica bensì rappresenta uno dei tanti Buddha possibili. Lo scrittore lo ambienta in India, nel VI secolo a. C., e racconta di un giovane indiano, Siddharta, che non essendo soddisfatto del mondo né tantomeno felice della sua esistenza, decide di mettersi alla ricerca del senso della vita. Parte in viaggio con il suo amico Govinda e si reca presso i Samana, degli asceti. Ben presto, però, Siddharta si rende conto che ha bisogno di un altro modo per raggiungere il suo obiettivo, così lascia l’amico e si reca in città. Qui fa alcuni incontri importanti, tra cui quello con Kamala, una donna che gli insegna l’arte dell’amore ma che si rivela essere fatale per lui. Tuttavia, nemmeno in città riesce a trovare il senso che tanto cercava, poiché qui ci vede solo perdita di valori e di speranza e, pertanto, decide di andarsene. Dopo aver passato un periodo di crisi, riacquista la motivazione e si mette nuovamente in cammino. Si imbatte in un barcaiolo, Vasudeva, che gli dice di imparare dal fiume, dalla sua acqua, e gli mostra il suo spirito vivo. In seguito il giovane rincontra Kamala con un bambino – che scopre essere suo figlio – e quando la donna muore quest’ultimo rimane con il padre. Il bambino crescendo si rivela essere l’opposto di Siddharta: è ribelle e non vuole imparare nulla. Cresciuto, il figlio scappa via e Siddharta lo lascia andare, così come aveva fatto lui da ragazzo. Ora Siddharta ha raggiunto quello cercava, ovvero la comprensione del mondo e di sé stesso: si rincontra con il suo vecchio amico Govinda e gli spiega che finalmente ha trovato un senso alla vita. In questo romanzo è evidente la ricerca della felicità e la crisi identitaria come elementi base della poetica di Hermann Hesse.

Il lupo della steppa (1927)

Questo romanzo riflette il lungo periodo di crisi esistenziale che Hermann Hesse ha vissuto e rappresenta una sorta di accusa alla società del suo tempo. La storia parla di Harry Haller, un intellettuale di mezz’età (la stessa età di Hermann Hesse quando scrive questo romanzo), il quale si trova a dover affrontare un duro conflitto interiore tra le sue due personalità contrapposte: quella umana e quella bestiale. La sua condizione peggiora nel momento in cui la moglie lo lascia e lui si ritrova senza più soldi, solo con il suo scetticismo e un atteggiamento di critica nei confronti del mondo borghese, un mondo nel quale ha vissuto fino a questo momento. A causa del suo conflitto di personalità, tra l’intellettuale e il lupo, decide di suicidarsi perché la morte rappresenta la sua unica via di salvezza. Tuttavia, non riesce a farlo. Un giorno si imbatte in una donna sensuale, Erminia, che lo vuole aiutare; i due passano del tempo insieme e si divertono. Harry conosce un amico di Erminia, Pablo, il quale gli propone di fare un gioco: dopo essersi drogato, Harry deve girovagare in un teatro affinché ritrovi la sua identità. L’uomo accetta e comincia a giocare ma, per via dell’uso eccessivo di droga, comincia ad avere le allucinazioni e vede Erminia che lo tradisce, così la uccide. Alla fine il protagonista rimane da solo con le sue due personalità e le sue angosce.

Narciso e Boccadoro (1930)

Anche Narciso e Boccadoro rientra nel sottogenere del romanzo di formazione. La storia è ambientata nel Medioevo e racconta di Narciso, un giovane monaco che vive nel monastero di Mariabronn. Un giorno arriva in questo monastero un giovane di nome Boccadoro, contro il suo volere, perché il padre lo ha costretto ad intraprendere la vita religiosa. Narciso e Boccadoro diventano amici, sebbene siano l’uno l’opposto dell’altro: Narciso è saggio, spirituale, mentre Boccadoro è impulsivo e alla continua ricerca dell’amore materno (sua madre è morta). Boccadoro decide di lasciare il monastero e di andare in giro per il mondo; Narciso lo aiuta a fuggire e così lui vive una serie di avventure e di esperienze durante il suo viaggio. Boccadoro ritorna nel monastero ma vuole ripartire nuovamente alla ricerca della sua infanzia perduta; si rimette in viaggio ma, deluso, è costretto a ritornare definitivamente alla vita religiosa. In quest’opera Hermann Hesse, oltre ai soliti temi ricorrenti, affronta anche la questione dell’amicizia, dell’aiuto e della fiducia reciproca.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Alessia Galante

Studentessa presso l'Università "L'Orientale" di Napoli

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