Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij | Recensione

Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij | Recensione

Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij è un romanzo del 1864 considerato centrale all’interno dell’intera produzione dello scrittore. Ambientato a San Pietroburgo, la sua importanza deriva dal fatto che, da un punto di vista cronologico, l’opera precede i grandi romanzi e conclude la fase di opere preparatorie e introduttive ad essi, mentre, da un punto di vista ideologico, essa rappresenta la prima incursione di argomento filosofico e la prima elaborazione chiara e consapevole del tema dell’uomo del sottosuolo, ripreso e presente in tutte le opere successive. Il libro è diviso in due parti: la prima è intitolata Il sottosuolo, la seconda A proposito della neve fradicia.

Vediamo più nel dettaglio le due sezioni di Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij:

Prima parte: Il sottosuolo

La prima sezione di Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij è piuttosto statica: il protagonista si lascia andare a un monologo di critica sociale contro i valori e gli ideali del pensiero positivo che, a suo parere, non potranno mai attecchire nella società moderna perché l’uomo sarà sempre guidato dai propri impulsi, trascurando qualsiasi tipo di ragionamento logico. Cercherà sempre l’umiliazione, il senso di colpa e la delusione. Commetterà sempre delle stranezze, delle azioni insensate e irrazionali di cui pagherà le conseguenze, ma di cui godrà allo stesso tempo. Questo segreto desiderio di sofferenza, di sporcizia e di autoumiliazione non può essere arginato da nessuna teoria, né della ragione né della religione che propongano mielosi ideali di fratellanza umana.

Il protagonista delle Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij è l’esempio di tutto ciò. Infatti, egli racconta in quale modo non sia riuscito a «diventare nemmeno un insetto». Il suo dramma sta nel ritenersi un uomo eccessivamente riflessivo, troppo impegnato a ricercare la causa prima del suo agire, e quindi afflitto da una sostanziale accidia, opposto agli uomini cosiddetti d’azione, i quali riescono ad imporsi delle mete e a seguirle fino in fondo, grazie al loro disinteresse per le cause profonde del loro agire. Da un lato, egli invidia quest’ultima categoria di uomini e condanna lo spirito del tempo, il XIX secolo, che definisce «un secolo negatorio», ma d’altra parte si autodefinisce «uomo evoluto del nostro disgraziato secolo diciannovesimo». All’obiezione che gli si potrebbe formulare, e che egli stesso prende in considerazione, ovvero che la sua condotta è irrazionale e svantaggiosa, la voce narrante delle Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij risponde elencando le prove che dimostrerebbero l’irrazionalità dell’uomo nella storia: le guerre di Napoleone Bonaparte e Napoleone III, la guerra di secessione americana, la seconda guerra dello Schleswig.

La causa dell’irrazionalità e della preferenza dell’uomo per la sofferenza starebbe nella sua facoltà più cara: quella di volere. Questo va contro le leggi di natura, esemplificate dal prodotto 2 x 2 = 4, al quale il protagonista contrappone il 2 x 2 = 5, una delle possibili conseguenze del trionfo della volontà individuale. Per il protagonista, le uniche conseguenze di queste considerazioni sono l’accidia e l’inattività, da cui deriva il ritiro dalla vita sociale, ovvero il suo rifugiarsi nel sottosuolo che da il titolo al romanzo. L’esser troppo consapevoli è una malattia, la malattia da cui è afflitto il protagonista delle Memorie dal sottosuolo.

Seconda parte: A proposito della neve fradicia

La seconda parte delle Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij è invece molto più narrativa e veloce. Il protagonista racconta degli avvenimenti avvenuti sedici anni prima, quand’era ancora un giovane impiegato statale di soli ventiquattro anni, già tormentato da un senso di inadeguatezza ma non ancora vinto dall’ignavia. Il protagonista dell’opera racconta del suo incontro con un ufficiale che lo aveva trattato con sufficienza in una trattoria e di come sia pronto ad affrontarlo in un duello, ma senza mai riuscire nemmeno a rivolgergli la parola. Ha un rapporto burrascoso anche con i suoi colleghi di lavoro e con i suoi ex compagni di scuola, e coltiva giusto un paio di amicizie in maniera abietta e superficiale, chiedendo a questi conoscenti prestiti che quasi sempre non riuscirà a ripagare. Dopo essersi autoinvitato ad una cena per un suo ex compagno di scuola, si rende ridicolo di fronte agli altri commensali cercando di dimostrare di essere superiore a tutti loro, provocandoli e facendo sfoggio della sua cultura. Le avventure di questa seconda sezione delle Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij culminano con lo sfogo dell’uomo su una prostituta, un soggetto ancor meno integrato di lui nella società, così come sul suo servo, cosa di cui egli si sentirà comunque in colpa.

Considerazioni

Memorie dal sottosuolo è una tappa fondamentale nella produzione di Dostoevskij: tutti i suoi personaggi avranno un sottosuolo e vi penetreranno per poi riuscirne rigenerati o per annegarvi senza soluzione. L’opera è un incredibile viaggio interiore guidato da una penna che Dostoevskij fa penetrare fino agli spazi più reconditi e scomodi di chiunque si affacci a questa lettura. Il sottosuolo è il luogo della solitudine, della nevrosi, è il luogo in cui non esistono barriere morali se non quelle che imponiamo a noi stessi, spesso mendaci. È il luogo in cui si possono esprimere liberamente l’odio e il disprezzo per una società brutale. È il luogo che esiste in ognuno di noi, e Dostoevskij lo sa bene.

Fonte immagine: Einaudi

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