Zena. Rivolte dal crepuscolo è un romanzo fantascientifico post-apocalittico, distopico, cyberpunk e satirico scritto da Pasquale Faraco, il quale alterna l’insegnamento dell’Italiano e della Geostoria al liceo alla scrittura romanzesca e teatrale, e pubblicato da FdBooks nel 2024.
La vicenda del romanzo di Pasquale Faraco è ambientata in una Bologna futura governata da un perfido tiranno, il “pode-sindaco”, il quale, grazie all’appoggio della multinazionale tecnologica AlgHorus, dei residui del potere politico di Roma (l’Italia è tornata ad una situazione pre-unitaria divisa in stati indipendenti) e di alcuni membri corrotti della Chiesa cattolica (la quale ha superato uno scisma ed una conseguente guerra civile fra i sostenitori di Papa Francesco e quelli di Benedetto XVI), domina incontrastato l’Emilia.
La protagonista è una ragazza maghrebina di nome Zena, la quale, nonostante sia arruolata nelle milizie cittadine, mostra segni di insoddisfazione e di ribellione verso l’ordine costituito. Costei, durante una missione per identificare e catturare un gruppo di ribelli (guidati da un’ex-ricercatrice dell’Università di Bologna), scoprirà di possedere un grande dono: quello di entrare in contatto con la Natura. Si tratta di un potere legato a un antichissimo segreto, un segreto scoperto dal filosofo e naturalista cinquecentesco Ulisse Aldrovandi. Infine, toccherà proprio alla protagonista guidare una rivoluzione contro lo spietato “pode-sindaco” e riportare la tanto desiderata giustizia sociale e ambientale.
Zena. Rivolte dal crepuscolo: la genesi del romanzo e dell’eroina del romanzo dello scrittore e professore Pasquale Faraco
Pasquale Faraco, innanzitutto, potrebbe raccontarci la genesi del suo romanzo Zena. Rivolte dal crepuscolo e le motivazioni che l’hanno spinta ad approcciarsi al genere fantascientifico? Inoltre, quali opere letterarie, cinematografiche, musicali o di altro genere hanno influenzato la stesura del suo romanzo? Secondo il suo parere, quale rapporto esiste fra la fantascienza e l’editoria italiana?
Circa dieci anni fa, mi sono imbattuto in Ulisse Aldrovandi il celebre naturalista bolognese del XVI secolo. Mi è poi sempre piaciuto Eymerich di Valerio Evangelisti che fonde mirabilmente romanzo di fantascienza e thriller storico. E dal futuro mi è venuta a trovare Zena… Il nome soprattutto mi attirava. Se c’è uno Zeno (Cosini di Svevo), perché non una Zena? In greco vuol dire straniera (da xenos e Alien è uno xenomorfo per esempio); ma significa anche bella in genovese e Val di Zena è sull’Appennino bolognese (purtroppo alluvionata recentemente…). La fantascienza secondo me è un genere che ti permette di estremizzare situazioni contemporanee, un genere “politico”, ti fa vedere i guasti delle scelte errate di oggi. Ma non si può negare che ciò attiri… la distopia è arma a doppio taglio. Mio padre mi comprava le dispense dell’Enciclopedia della Fantascienza (le dispense, le enciclopedie! Un millennio fa…). Ho iniziato a leggere Poul Anderson (meraviglioso il suo racconto Duello sulla Sirte tra un umano e un alieno); William Tenn e il suo humor nero. Poi Asimov e ovviamente Dick. Ho letto di recente l’intervento del direttore di Urania, per il quale la fantascienza italiana sarebbe poco attrattiva. Su questo se permetti sono darwinista e cioè se una proposta è valida trova spazio e piangersi addosso non ha senso. Io per dire mi sono autopubblicato e rivendico questa scelta. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare la FdBooks di Fabio di Benedetto a Bologna che ha curato mirabilmente il libro. La copertina per dire… ma non solo.
La protagonista Zena Guerri scopre di avere un profondo legame con la natura e con gli animali, similmente ad altri personaggi letterari come Mowgli di Rudyard Kipling e Tarzan di Edgar Rice Burroughs. Quali sono i punti di contatto e di divergenza fra l’eroina Zena e i due “buoni selvaggi” della narrativa del XIX secolo?
Una domanda molto intrigante… Beh, coincidenza vuole che abbia letto nei mesi scorsi un libro di Faeti, lo studioso di letteratura per l’infanzia, in cui si parla tra l’altro di Mowgli e Tarzan e di questo personaggi soprattutto del secondo, sottolinea che rappresenta l’eterno ragazzo/a dentro di noi. Ecco in un certo senso Zena è “l’eterna ragazza” in me che non resiste al richiamo della vita. E può costituire la nostra parte ribelle.

Ulisse Aldrovandi, il naturalista e filosofo cinquecentesco che permette la commistione fra narrativa e scienze naturali
Un altro personaggio centrale nella sua opera, sebbene non compaia fra i protagonisti, è il naturalista Ulisse Aldrovandi del XVI secolo, una figura molto importante nel panorama accademico bolognese per i suoi contribuiti filosofici e scientifici. Professor Pasquale Faraco, come ha svolto il suo lavoro fra la parte narrativa dell’opera e quella contenente le nozioni scientifiche? Inoltre, partendo da alcuni casi recenti come L’ultima sirena di Lida Turpeinen, è possibile parlare di un rinnovato interesse della letteratura contemporanea per tematiche naturalistico-scientifiche?
Parto dalla motivazione: fin da bambino, mi sarebbe piaciuto diventare scienziato. Volevo diventare tante cose! Ma per fortuna nel mio piccolo ho conservato questa voglia di documentarmi. Leggo appena posso libri divulgativi sulla matematica e la fisica. Sono un guardia ecologica e dunque il mio interesse naturalistico è sempre vivo… questo mi ha molto aiutato così come i miei studi storici, la propensione ancora al lavoro di archivio. Non conoscevo il romanzo della Turpeinen se non per sentito dire, non l’ho ancora letto ma rimedierò. Potrei citare però Amitav Gosh lo scrittore indiano che ultimamente si occupa di romanzi storico-climatici.
Gli altri temi del romanzo di Pasquale Faraco: il gioco linguistico, lo straniamento e la questione meridionale irrisolta
Il suo romanzo è ambientato in Emilia-Romagna, in un contesto post-apocalittico fra Bologna e l’immaginario paese di Castel del Reno, divenuti luoghi multietnici e plurilinguistici, dove coesistono i neologismi, gli anglicismi, i latinismi e le espressioni sia dei dialetti padani che di quelli meridionali. Si tratta di un tentativo di produrre un effetto di straniamento (tema caro al critico letterario Viktor Šklovskij) per offrirci un nuovo punto di vista sulla realtà?
Assolutamente sì, anzi ti ringrazio di aver citato Šklovskij e credo anche che abbia influito su di me anche Gadda e la corrente espressionista nella letteratura italiana di cui parla il filologo e critico Contini. Estremizzare per far pensare. Ma anche per divertire, se ci pensi Gadda è divertente, ma anche il Baldus di Folengo con il suo latino maccheronico.
Oltre all’ambientalismo, alla lotta sociale e alle questioni di genere, nel romanzo Zena trova spazio all’interno della vicenda anche la “questione meridionale”. Lei ritiene che questo tema sia considerabile ancora attuale? Nel caso lo sia, come è stato affrontato negli ultimi anni rispetto ad ulteriori questioni attuali presenti nella sua opera, come il tema minoranze etniche o sessuali, l’inclusività del linguaggio, all’aumento delle disparità socio-economiche, il ruolo odierno della chiesa e l’impatto umano sull’ambiente?
Io credo che la “questione meridionale” debba essere la questione nazionale per eccellenza e sia scandaloso invece che sia stata assolutamente rimossa negli ultimi anni nella discussione politico-sociale. Scandaloso che una parte dell’Italia sia ancora in condizioni di sottosviluppo e di sfruttamento da parte del resto più ricco. Nel romanzo non a caso chiamo SuD, settore ultima discarica, la Discarica di Bologna che estremizzando dico che arriva fin oltre Roma… Non può esserci giustizia climatica, senza giustizia sociale e territoriale.
Il distorto rapporto fra passato e presente nel romanzo Zena
Inoltre, nella Bologna di Zena il “podesindaco” cerca di far coesistere il passato con il futuro, come nel caso dei suoi centurioni che indossano un’armatura da cavaliere medievale in versione high-tech. Si tratta di una critica all’eccessivo attaccamento al passato?
Piuttosto l’uso distorto e pretestuoso del passato. Il potere usa spesso il passato per suscitare consenso.
Come posso cimentarmi nella scrittura? I consiglio offerti ai lettori e alle lettrici
Infine, potrebbe indicarci alcuni dei suoi autori (ed eventualmente autrici) preferiti e offrire consiglio ad un aspirante scrittore o scrittrice?
A parte come dire i classici (Dante, Shakespeare, anche Manzoni, per me), direi gli ultimi di cui mi sono innamorato: Annie Ernaux, un’autrice francese premio Nobel per essere poetica ed essenziale; Ibsen per i dialoghi e l’Orlando Furioso: lo sto rileggendo e come capacità narrativa ha da insegnarci a tutti. Ovviamente Evangelisti. Consigli? Uno solo: scrivete scrivete scrivete e soprattutto non fate come me che ho aspettato tanto per uscire allo scoperto… provatevi, sbagliate ma se vi va di scrivere, continuate. Parafrasando Beckett: fallisci meglio.
Fonte immagine di copertina: si ringrazia Pasquale Faraco per la foto