Pseudonimi nella letteratura: 5 autori che li hanno utilizzati e perché

Pseudonimi nella letteratura: 5 autori che li hanno utilizzati e perché

Fin da sempre, la pratica degli pseudonimi nella letteratura è stata un mezzo attraverso il quale gli scrittori e le scrittrici di tutto il mondo hanno celato, chi per sempre e chi soltanto per poco tempo, la propria identità. Ma perché? Cosa si nasconde dietro la scelta di questi autori e di queste autrici? E soprattutto, quali sono le personalità più note del mondo della letteratura ad averli utilizzati?

Pseudonimi nella letteratura: una breve lista

1) Eric Arthur Blair, in arte George Orwell

Il primo ad entrare di diritto nella lista di coloro che si sono avvalsi di pseudonimi nella letteratura è proprio il noto scrittore George Orwell, all’anagrafe Eric Arthur Blair. La prima volta in cui lo scrittore decise di utilizzare lo pseudonimo di “George Orwell” risale alla pubblicazione del libro Senza un soldo a Parigi e Londra nel 1933. La motivazione era piuttosto semplice: era convinto del fatto che il suo libro sarebbe stato un terribile flop, anche perché fu rifiutato da diverse case editrici, e decise dunque di adottare uno pseudonimo per evitare che il suo vero nome fosse associato ad un totale fallimento letterario. Diverse fonti dicono che scelse il suo nome sulla base del suo inguaribile amore per la tradizione inglese: ecco il perché di George (il santo patrono del Regno Unito) e Orwell (come il fiume Orwell, che egli amava visitare).

2) Mary Anne Evans, in arte George Eliot

La scelta della scrittrice britannica Mary Anne Evans (George Eliot) di avvalersi di uno pseudonimo -entrando a far parte degli autori e delle autrici ad aver utilizzato pseudonimi nella letteratura- è dovuta, in realtà, ad una motivazione molto comune ai tempi. Proprio come le sorelle Brontë, firmatesi inizialmente sotto i nomi di Currer, Ellis e Acton Bell, Mary Anne Evans temeva che, in quanto donna, non sarebbe mai stata presa sul serio. Oltre a ciò, temeva fortemente di essere socialmente denigrata in quanto compagna di un uomo sposato (ossia George Henry Lewes). Perché scelse proprio questo nome? “George” era, per l’appunto, il nome del suo compagno, George Henry Lewes, con il quale visse per più di vent’anni, e Eliot era un nome facile da pronunciare, che «riempiva dolcemente la bocca».

3) Stephen King, in arte Richard Bachman

Tra le storie degli pseudonimi nella letteratura, ne figura una alquanto particolare. Quanto fa strano vedere il nome di uno degli scrittori dell’orrore più importanti di sempre associato ad uno pseudonimo semi-sconosciuto come quello di Richard Bachman? Tanto, di sicuro. La scelta di ricorrere ad uno pseudonimo, in questo caso, è molto peculiare: King voleva assicurarsi che il suo lavoro fosse frutto di talento innato e non di sfacciatissima fortuna. Oltre a ciò, chiaramente, vi è anche una motivazione più razionale. Stephen King, infatti, voleva pubblicare una serie di libri (inseriti nella collana The Bachman Books) senza andare ad ingolfare il brand “Stephen King”, comunemente associato ad un autore che pubblicava un solo libro l’anno.

4) Joanne Rowling, in arte J.K. Rowling e Robert Galbraith

Una sola autrice, ben due pseudonimi nella letteratura. Le motivazioni, chiaramente, sono differenti. Inizialmente, Joanne Rowling e il suo editore pensarono che, essendo Harry Potter un libro che poteva essere apprezzato sia da ragazzi che da ragazze, forse sarebbe stato meglio “mascherare” il genere dell’autrice utilizzando le iniziali “J.K.”. Per quanto riguarda il secondo pseudonimo, in realtà, l’autrice voleva semplicemente assicurarsi che i suoi libri successivi alla saga di Harry Potter sarebbero stati ben accolti.

5) Samuel Langhorne Clemens, in arte Mark Twain

Ultimo ad entrare a far parte della lista di coloro che hanno utilizzato pseudonimi nella letteratura è il noto scrittore britannico Mark Twain, all’anagrafe Samuel Langhorne Clemens. Il motivo per cui ha deciso di utilizzare uno pseudonimo? Probabilmente per riferirsi ai suoi periodi di navigazione. In barca a vapore, infatti, si era soliti urlare «Mark twain!» nel senso di «Marca due!» per indicare la profondità dell’acqua.

Sono quindi motivazioni molto differenti tra loro ad aver portato autori ed autrici ad avvalersi di pseudonimi nella letteratura, ma ciò ci dà un’idea generale del perché molti scrittori e molte scrittrici decidano di camuffare il loro nome reale.

Fonte immagine di copertina: Pixabay

A proposito di Gianluca Comentale

Vedi tutti gli articoli di Gianluca Comentale

Commenta