Ugetsu monogatari: i 2 racconti più commoventi

Ugetsu monogatari: i 2 racconti più commoventi

Ugetsu monogatari, in italiano Racconti di pioggia e di luna pubblicato da Marsilio a cura di Maria Teresa Orsi, è una raccolta di racconti dello scrittore Ueda Akinari scritta nel 1768 e pubblicata nel 1776. La raccolta si compone di nove racconti e una prefazione, in cui l’autore in tono ironico e scherzoso invita a non prendere la sua opera sul serio. Afferma infatti che si tratta di un insieme di futili storielle, per paura di venire maledetto come alcuni suoi predecessori che avevano composto opere ambiziose, tra cui Murasaki Shikibu autrice del Genji Monogatari:

«Non vorrei, pensando che io abbia scritto delle cose vere, che i miei discendenti nascano senza naso con il labbro leporino.» 

A dispetto di quanto Akinari voglia far credere, nell’Ugetsu monogatari vengono riportate storie e leggende appartenenti alla tradizione cinese sapientemente rielaborate e calate in un contesto giapponese. La raccolta appartiene al sottogenere del Kaidan-shu, ossia collezione di storie di fantasmi. Questi racconti infatti narrano di eventi soprannaturali, in cui non è sempre chiara l’identità o la natura dello spirito che appare, così come le sue motivazioni. Il fil rouge dell’opera sono la luna e la pioggia, topoi emblematici della letteratura giapponese, che sicuramente riescono ad evocare un’atmosfera eterea e sospesa, caratteristica di questi racconti.

I 2 racconti più commoventi dell’Ugetsu monogatari

1. L’appuntamento dei crisantemi (Kikka no chigiri)

L’appuntamento dei crisantemi è il secondo racconto della raccolta Ugetsu monogatari. Nella provincia di Harima, vive assieme a sua madre un samurai dedito allo studio di nome Hasebe Samon. Un giorno si reca a casa di un suo conoscente che gli confessa di aver accolto un forestiero gravemente malato e Samon decide di aiutarlo. Una volta tornato in sesto l’uomo ringrazia Samon e gli racconta la sua storia: si chiama Akana Sōemon ed è un samurai esperto in trattati militari. Era stato assoldato da un signore feudale e mandato in missione, ma quando quest’ultimo viene ucciso Sōemon è stato fatto prigioniero. Riesce a fuggire ma lungo il tragitto si ammala. 

Samon lo invita a trattenersi a casa sua e fra i due nasce una grande amicizia. Sōemon seppur profondamente grato all’amico e tentato di rimanere, deve dare ascolto al suo senso del dovere e rimettersi in viaggio. Samon è molto dispiaciuto, ma i due si promettono di incontrarsi nuovamente: si danno appuntamento il nono giorno del nono mese (secondo il calendario lunare), che coincide con la festa dei crisantemi. Quel giorno Samon attende con ansia l’arrivo dell’amico e la madre lo esorta ad avere fiducia con una delle frasi più commoventi e poetiche dell’Ugetsu monogatari:

«Se il cuore umano non è volubile come il cielo d’autunno, non pensare che la fioritura dei crisantemi duri solo un giorno. Poiché tornerà come ha promesso, che motivo avresti di rimproverarlo anche se arriverà con i temporali del tardo autunno?»

Sōemon infatti torna dall’amico, ma c’è qualcosa di diverso nel suo aspetto. Infatti, gli confessa che per non mancare al loro appuntamento si è ucciso, in modo tale che almeno il suo spirito potesse ricongiungersi a lui. È uno dei finali più strazianti dell’Ugetsu monogatari, che trasmette al lettore la sconfinata purezza di un sentimento.

2. La casa fra gli sterpi (Asaji ga yado) 

La casa fra gli sterpi è il terzo dei nove racconti che compongono l’Ugetsu monogatari. A Mama, nel distretto di Katsushika, vive un uomo chiamato Katsushirō assieme alla moglie Miyagi. Seppur proveniente da una famiglia benestante, decide di vendere i suoi averi per diventare un commerciante di seta e così parte verso la capitale con un suo conoscente. 
La moglie, donna tanto bella quanto saggia, tenta invano di dissuaderlo e si limita a dargli delle raccomandazioni e a chiedergli quando farà ritorno. Katsushirō risponde che tornerà in autunno e Miyagi lo attende pazientemente anche quando il loro villaggio diventa il teatro di un tragico conflitto. 

Nel frattempo Katsushirō è stato derubato dai briganti e dopo aver perso tutto viene accolto a casa del suo conoscente. Viene a sapere che molti sono morti durante il conflitto e credendo che la moglie sia tra questi decide di non fare ritorno. Solo dopo sette lunghi anni, per un sussulto di coscienza, decide di tornare al villaggio per dare una degna sepoltura alla moglie. Una volta giunto lì, non riconosce nulla del luogo in cui aveva vissuto, ma dopo aver chiesto ad un uomo molto anziano trova la sua vecchia casa. Qui con sua grande sorpresa ritrova la moglie ancora viva e si assiste ad uno dei ricongiungimenti più toccanti dell’Ugetsu monogatari:

«Adesso il mio lungo tormento è scomparso e sono felice. Ma avrei potuto morire d’amore aspettandoti e tu non avresti mai saputo quanto ho sofferto.»

I due, sollevati di essersi potuti incontrare ancora una volta, trascorrono la notte assieme. Al suo risveglio però Katsushirō non trova la moglie al suo fianco e capisce che quello era solo il suo spirito, venuto a dirgli addio.

I racconti dell’Ugetsu monogatari sono avvolti da un’alone di incertezza che accompagna contemporaneamente i personaggi e il lettore. Una volta sollevato il velo del mistero, Ueda Akinari riesce a instillare una moltitudine di sentimenti nell’animo di chi legge, dal compatimento, alla nostalgia, fino al rancore: una giostra di emozioni resa attraverso una prosa contaminata da una vena poetica.

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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