Torna “Balconica”, resistenza culturale tutta cilentana

Torna "Balconica", resistenza culturale tutta cilentana

Sabato 6 ottobre, dalle ore 10, torna “Balconica” a Futani nel Cilento. Giunto alla sua quinta edizione, il festival colorerà i balconi delle case di musica, teatro e letteratura. Balconica si conferma come un vero e proprio baluardo di resistenza culturale innovativa nel Cilento.

Il balcone, solido spartiacque che divide la sfera intima e domestica da quella pubblica, è il protagonista del festival “Balconica”, che torna il 6 ottobre a Futani e giunge alla sua quinta edizione.
Se i borghi cilentani potessero parlare, i balconi sarebbero le sue lingue, impastate di casa, aria domestica, di domenica e di vasi di gerani e di frescura estiva.
I balconi, come antri della Sibilla, si schiudono per spalancare al pubblico il mondo verace, genuino e istintivo da essi evocato, un po’ come il mondo rurale richiamato da Pasolini nei suoi “Comizi D’Amore”: la musica si svincola dai luoghi tradizionali, il teatro riemerge e straripa dai palchi per immettersi nel circuito popolare e penetrare nel centro del paese. Come tanti occhi e fessure scavati nella pietra viva del borgo antico di Futani, i balconi diventeranno veri e propri simulacri di arte, istinto e vita, un coro di luci affacciate sul sacro teatro dell’esistenza.
“Balconica” ha i tratti di una vera e propria resistenza culturale cilentana, condotta sul filo della ringhiera: ogni pietra, viuzza e vicoletto di Futani è il riflesso di una cultura rurale che si impregna generosamente delle diversità, delle contaminazioni lontane e che riaffiora nello specchio dell’arte e della creatività.
Gli artisti, ciascuno appartenente ad ambiti diversi, come musica, teatro e letteratura, si esibiranno affacciati ai vari balconi, creando un caleidoscopio brillante di sinfonie, esperienze e storie multiformi che si intrecceranno nell’atmosfera di Futani, dando vita ad una teatralità ardente e palpitante. Tra loro vi saranno Alessandro e Walter Valletta e Carmine Ruggiero Acoustic Trio, Atomoon, Faderica, Frank Against the Machine, Vibrazione Positiva, e avranno luogo tre spettacoli teatrali: “Giro Tondo”, “Il Carnevale degli Insetti” (con Biancarosa Di Ruocco, Mico Argirò e Letizia Bavuso” e “Legger|mente” (regia di Alessandro Calabrese con Francesca Schiavo Rappo). Sarà  possibile anche visitare  un mercatino con stand di associazioni e prodotti artigianali locali.  Da quest’anno “Balconica” però non rimarrà soltanto sui balconi ma, insieme alla kermesse di eventi “Menevavo Festival” organizzata dal comune di Futani, realizzerà anche picninc sociali, kermesse e laboratori (come quello di cianotipia, condotto dal fotografo Giacomo Fierro).
Dopo aver illustrato le generalità del festival e aver provato a richiamarne lo spirito, è doveroso chiamare in causa i suoi volti, dall’organizzazione all’aspetto artistico, dando loro la possibilità di raccontare e di raccontarsi. Abbiamo intervistato i protagonisti di “Balconica”, seguendo quest’ordine: organizzazione (dando la parola Mariagrazia Merola), musica (Walter Di Bello del progetto “Vibrazione Positiva”) e teatro e letteratura (Biancarosa Di Ruocco e Francesca Schiavo Rappo). Buon viaggio tra i balconi del Cilento!

Nell’organizzazione di “Balconica”: la parola a Mariagrazia Merola (con la collaborazione di Raffaella Ruocco)

1) Ciao Mariagrazia, grazie per la disponibilità! Innanzitutto, mi piacerebbe iniziare questa chiacchierata con una piccola presentazione. Fingiamo di essere davanti a un caffè (o una pizza, visto che è ora di cena). Come descriveresti Mariagrazia, davanti a un caffè, a chi non la conosce? Di cosa si occupa e come si definisce?

A questa domanda non so rispondere, non so parlare di me. Mi occupo di arte (ci provo), di cultura (ci provo), di sociale.
Mi piace, che si associ “Balconica” a un gruppo/collettivo di giovani/amici che hanno sposato il progetto e di anno in anno lo fanno crescere.

2) Come nasce “Balconica”? Ti andrebbe di sviscerare la storia di questo festival e cosa si propone di comunicare?

L’idea di realizzare un festival sui balconi di Futani è nata un sabato di novembre passeggiando per Friedrichshain (Berlino). Avevo sentito parlare di questo evento dove la gente apriva il proprio balcone e si esibiva con uno spettacolo di musica, di teatro o di poesia. Si è concretizzato ad ottobre dell’anno successivo grazie ad un gruppo di amici (Elisa, Natale e Nunzia) che insieme a me hanno deciso di scommettere su questo progetto. Abbiamo avuto il supporto di tutti, il paese ci ha aperto le porte delle sue case, gli amici hanno messo le loro professionalità a disposizione del progetto (musicisti, attori, giornalisti, tecnici audio, fotografi, e tanto altro). Poi, man mano, l’evoluzione: adesso siamo al quinto anno, abbiamo fondato un’associazione con 17 soci, tutti giovanissimi. “Balconica” è prima di tutto una forma di resistenza, è volontà di aggregazione, cerchiamo di raggiungere obiettivi di coesione sociale e di rinsaldamento del senso di appartenenza a una collettività, ci rifiutiamo di accettare la tendenza allo spopolamento dei centri urbani minori e proviamo a reagire con la cultura. Perché la ricerca e la messa in scena di stimoli differenti, che sembrano lontani da una realtà apparentemente chiusa e cristallizzata, può e deve assolutamente essere un pretesto per riportare le persone dei piccoli centri a una dimensione umana che a volte sembra sgretolarsi in assenza di occasioni per fare gruppo e riaprirsi alla socialità vera. Ci vogliamo prendere cura del paesello con uno sguardo nuovo, che sappia recuperare il passato e che accolga le istanze dell’adesso per proiettarci verso il futuro.

3) Come è la situazione culturale in Cilento? Come vengono accolte iniziative del genere?

Dipende da cosa si intende per cultura. Negli ultimi anni sono nate molte situazioni interessanti, gente che propone cose nuove per il territorio e di grande qualità, basta pensare al lavoro che fanno i ragazzi di Sapri con la BAM, Silvia Scarpa con il teatro e anche in molti locali si trova una bella programmazione live.
Ma è ancora troppo poco, i pochissimi cinema che ci sono, per sopravvivere, propongono solo cinepanettoni e cose simili, il teatro è fermo a “Uno, nessuno e centomila” nella sua versione originale, ma poi per fortuna ad agosto arriva “Velia teatro” e respiriamo un attimino.
Le proposte sono quasi sempre le stesse, si propone quello che la gente già conosce così non si sbaglia, i “grandi festival” (quelli che hanno i soldi) spesso sono noiosi e ripetitivi, poi ci sono le sagre e sulla gastronomia non ci batte nessuno. Io/noi crediamo che questo sistema sia sbagliato, deleterio e soprattutto non foriero di crescita. Le proposte di “Balconica” sono sempre molto semplici, spesso provocatorie, ma sempre di grande qualità artistica e culturale. Non abbiamo paura a mettere una sessione di musica elettronica alle 5 il pomeriggio o uno spettacolo di burlesque alle 20, diamo molto spazio a chiunque abbia qualcosa da dire e la gente risponde molto bene, si diverte, partecipa attivamente e ognuno mette ciò che può per rendere il tutto ancora più bello.

4) Domanda dal sapore dolce ed amaro. Le soddisfazioni più grandi e le delusioni maggiori di chi prova a fare cultura nel Cilento? E il motivo che vi spinge a continuare?

A dire il vero, con “Balconica” abbiamo avuto sempre delle grosse soddisfazioni. Da subito c’è stata una grande risposta, il progetto piace soprattutto perché è inclusivo, è perché fa respirare.
La conferma che sia una manifestazione che funziona ed è assolutamente in grado di portare avanti contenuti realmente condivisi, è data dal fatto che di anno in anno crescono anche le proposte spontanee degli artisti, che si incuriosiscono e partecipano alla nostra causa da luoghi sia vicini che distanti.

5) Progetti futuri?

Il primo progetto è resistere, riuscire a riproporre ancora per lungo tempo il festival e magari proporre durante l’anno altri appuntamenti prettamente culturali. Ma i Balconcini hanno la testa frizzantina e sono imprevedibili, quindi aspettiamoci di tutto.

Tra i musicisti protagonisti di “Balconica”: la parola a Walter Di Bello del progetto “Vibrazione Positiva”

1) Ciao! Innanzitutto, grazie per la disponibilità. Iniziamo con la domanda più banale, o forse la più difficile: chi è Walter Di Bello e come si definirebbe?

Walter Di Bello è un ragazzo o, se preferite, un uomo che vive di musica e di ogni sua sfaccettatura, un sognatore che cerca con tutte le sue forze di trasformare tutte le sue fantasie in realtà. Professionalmente sono un Artista indipendente, un cantautore che ha deciso di creare e produrre musica per sé e per gli altri e quindi per questo anche socio fondatore di un’etichetta discografica chiamata “Some Music Records” insieme al collega Christian Botti.

2) Quali sono le tue maggiori influenze a livello musicale e come parleresti della tua musica?

Sono un amante viscerale della musica folk acustica americana, Il mio idolo è Bob Dylan , ho sempre adorato l’idea di poter trasmettere la musica nella sua povertà più assoluta, con una chitarra e una voce. Adoro gli artisti come Ben Harper che hanno portato avanti questa tradizione, che sono riusciti ad affrontare migliaia di persone soltanto contando sulle proprie forze. La mia musica è per tutti, è un po’ come me, è semplice ma allo stesso tempo molto metaforica e tratta temi molto intimi e visionari, cerca di trasmettere sensazioni che portino l’ascoltatore a capire con l’istinto ciò che raccontano le parole.

3) Un tuo brano che ti rappresenta particolarmente? (non vale rispondere “tutti”)

Per quanto riguarda il mio progetto solista in lingua inglese direi che “Blue Butterfly” rende l’idea della sensazione che voglio trasmettere, ed invece per il progetto italiano “Vibrazione Positiva” che è quello che si esibirà a “Balconica”, il brano “Un forse è un mai” scritto insieme ai colleghi Edoardo Napolitano e Aurelio Martuscelli.

4) Come è la situazione musicale in Cilento? Ti andrebbe di parlarcene e di narrarci le tue esperienze da musicista che muove I suoi passi in questa terra?

La situazione musicale in Cilento sta crescendo sempre di più, ci sono tanti artisti capaci e tanti appassionati di musica.
Ho avuto le mie prime esperienze di live a Firenze perché mi ero trasferito lì e ritornando a casa ho trovato una realtà molto interessante. Oltre che ai semplici live  ci sono molti eventi interessanti come appunto “Balconica” o “Il Meeting del Mare” e soprattutto dei club dove è possibile ascoltare artisti provenienti da tutto il mondo. Credo che ci sia ancora da strada da fare, ma anche che qui la musica possa trovare un valore maggiore rispetto anche alle grandi città.

5) Cosa desideri trasmettere a coloro che verranno ad ascoltarti e alzeranno lo sguardo per vederti affacciato al balcone di “Balconica”?

Noi, in quanto “Vibrazione Positiva”, abbiamo rilasciato il nostro primo Ep il 30 Agosto e “Balconica” è uno dei primi eventi in cui andremo a presentarlo, il nostro è un progetto nuovo e unico, per questo anche molto più difficile da capire. Mi aspetto che la gente sia aperta e pronta a vivere i nostri pezzi con tutti i sensi, mi aspetto di trasmettergli la voglia di riascoltare quelle canzoni durante il loro viaggio di ritorno a casa.

Nel mondo del teatro del Cilento a “Balconica”: la parola a Biancarosa Di Ruocco”, in scena con “Il carnevale degli insetti” tratto dal testo di Stefano Benni.

1) Ciao Biancarosa, che bel nome il tuo. Chi è questa donna dal nome così particolare?

Chi sono? Un’insegnante di religione nella scuola della infanzia e nella scuola primaria. Adoro il mio lavoro e adoro i miei bambini. Sono moglie e madre di tre ragazzi: la prima, Maria Carolina di 17 anni, la seconda Ana Camila di 14, e il piccolo Caique di 11. Sono mamma da sei anni di tre fratellini brasiliani. Io e mio marito abbiamo deciso di adottare solo per amore. Ci hanno sconvolto la vita.
Sono nata e ho vissuto a Futani fino a sei anni fa, poi ci siamo trasferiti a Capaccio Paestum perché mio marito Oreste è di qui.
Solo l’amore per i nostri figli ci ha fatto trasferire, ma noi a Futani stavamo benissimo.

2) Come nasce la tua passione per il teatro, in questa terra, il Cilento, che ha una vocazione così legata alla tragedia greca e alle radici più profonde della cultura?

La passione per il teatro è nata grazie alle altre “Bianca” della mia famiglia, Biancamaria e Bianca che, più grandi di me, hanno iniziato a fare teatro a Futani, coinvolgendomi. Avevo appena 14 anni e ho capito subito che era il mio grande amore. Ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose che mi hanno dato la possibilità di crescere artisticamente. Quanti laboratori con maestri meravigliosi! Gianni De Feo, Alessandro Calabrese e il meraviglioso Giancarlo Guercio, con cui ho perfezionato la mia già grande passione per il teatro greco. Con lui ho messo in scena L'”Antigone” e anche “Le Mosche” di Sartre. Ho fatto una scelta precisa: non recito in vernacolo. Mi piace recitare testi classici e contemporanei in italiano. In ogni caso, mi occupo anche di regia e di formazione teatrale. Il mio prossimo progetto importante? Matera 2019, con la “Medea”, da Euripide a Pasolini.

3) Come è la situazione teatrale in Cilento? Cosa ti auguri per la tua terra?

Spesso, le nostre produzioni, che risultano essere eccellenti in altri contesti fuori dal nostro territorio, non vengono valorizzate come si dovrebbe, favorendo sempre la solita minestra riscaldata. Purtroppo, anche qui a Paestum con l’assessore alla cultura Claudio Aprea e con il direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel, stiamo cercando di fare un’opera di rieducazione culturale che possa spingere la massa ad interessarsi di cose diverse dal solito teatro cabarettistico e dalla commedia napoletana. Purtroppo siamo ancora lontani da ciò, ma continuiamo. Ben vengano manifestazioni come “Balconica”, che ci permettono di portare avanti questo discorso di educazione e innovazione.

4)  Di cosa ti occuperai a “Balconica”?

A “Balconica” metto in scena uno dei miei testi preferiti di Stefano Benni, “Il carnevale degli insetti”, in cui ciascun insetto  si presenta agli uomini, nel suo essere creatura di pari dignità  dinanzi al creato. Un po’ come gli esseri umani, che spesso vengono classificati soltanto per il loro conto in banca e non per la loro umanità. Benni ha la capacità di tradurre i pensieri anche in musica, ecco perché ho affidato al grande compositore Mico Argirò la composizione delle musiche del testo.  Sarà accompagnato dal flauto traverso della sublime Letizia Bavuso.

Ancora teatro a “Balconica”: la parola a Francesca Schiavo Rappo, in scena con lo spettacolo “Legger|mente”.

1) Come ti vedremo sui balconi di “Balconica”?

Faccio parte, da circa un anno, del gruppo di lavoro del format “Legger|mente”, ideato e diretto dal regista/scenografo Alessandro Calabrese, L’idea condivisa, alla base di questa “edizione” di “Legger|mente” e quindi della mia e nostra “performance” negli spazi di Balconica, è la voglia e la necessità di raccontare l’attraversamento di un confine, di un limite, a volte, o in apparenza, facilmente individuabile nel binomio vita-morte, altre volte più sottilmente legato a tutte le condizioni di perdita, dell’altro e del sé, e con l’altro del sé.

2) Mi verrebbe da citare qualcuno che diceva “Dov’è Francesca?”, ma ti chiedo “Chi è Francesca?”, per non scadere in un banale “Parlaci di te”.

Potrebbe dedursi che Francesca è una donna, o una bambina, che vive su quel limite, insieme ad altri, per fortuna. E per il momento.

3) Letteratura e teatro nel Cilento. Come è la situazione odierna, secondo le tue esperienze?

Da funamboli viviamo il Cilento stesso come terra di confine e, a volte, come terra di confino. C’è arte, e arte valida, c’è letteratura, e anche buona letteratura, c’è teatro, e anche ottimo teatro. Ci sono eccezionali correnti di rimodellamento e reinterpretazione di un “paesaggio vecchio” che si trasforma in qualcosa di nuovo grazie a piccoli dettagli, a grandi intraprendenze. È il caso di “Balconica” e di “Mojoca”, del “Sunday”, del “Menevavo Festival”, (ne faccio menzione perché ne ho conoscenza diretta, ma c’è molto altro che andrebbe menzionato) ma anche di iniziative di attività commerciali che propongono e danno spazio, anche azzardando. È anche vero che alcune arti hanno più difficoltà ad essere “commercializzate” rispetto ad altre. Che la disco dance o l’esibizione di una cover band attireranno più consumatori di un reading di poesia o della presentazione di un romanzo, ma vorrà dire che si creeranno altri spazi. Si “occuperanno” le piazze, salendo su una panchina e parlando dal megafono alla gente che passa, così come mi ha raccontato, per averlo fatto, un amico poeta.
Sempre e comunque, ben venga, il pluralismo delle possibilità.

4) Per chi vuole fare cultura, il Cilento è una terra da cui fuggire o a cui aggrapparsi, in una sorta di moderna resistenza?

Non fuggire dal Cilento, ma andarsene sì, di tanto in tanto, per contaminarsi e smuoversi dal “dato per scontato”, dal “così è e così deve essere”, dall'”io so”, perché non sappiamo e non possiamo sapere tutto, e quindi per perdersi e riconoscersi anche nell’altrove, nel non consueto. E vivere la resistenza di restare nell’inconsueto. E tornare. E vivere la resistenza di restare.
Con l’inconsueto dentro.
Per fare cultura.

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A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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