Bentornati nella nostra rubrica dedicata ai brani selezionati tra il meglio della musica campana del momento per consolidare il nostro legame con il territorio. Una piccola compilation creata apposta per voi lettori, per consigliarvi e guidarvi nel panorama musicale in continua espansione della nostra terra. Questa volta la scena se la prendono due singoli di due nuovissimi progetti musicali.
Viern dei Romito
Pubblicato l’otto Febbraio per l’etichetta Soundfly, Viern è il singolo di debutto dei Romito, una formazione tutta partenopea, formatasi recentemente, che riunisce al suo interno musicisti già conosciuti nel panorama musicale campano: Vittorio Romito, Andrea Pasqualini (Le Strisce), Carlo De Luca (Scarlatti Garage), Dj Nicola Papa e Walter Marzocchella. Coadiuvati dalla produzione artistica di Massimo De Vita (Blindur) e accompagnati da un videoclip girato da Alessandro Freschi, i Romito danno vita a un brano in cui il dialetto napoletano si unisce a interessanti sonorità indie folk. Un racconto di un inverno, “Viern”, che non è solo uno stato climatico ma anche una vera propria condizione emotiva: fredda e solitaria.
«Vierno è turnato/ nu”mme ascarfa chi ‘o sole/ Chi è longa ‘a notte/ e cchiù è forte ‘a paura»
Non è il momento di Luk
Luk, progetto musicale di Enzo Colursi, ha fatto il suo esordio nel 2017 con il brano La linea d’orizzonte e ora ritorna con un nuovo singolo Non è il momento, pubblicato il 5 Febbraio. Affiancato anche lui dalla produzione artistica di Massimo De Vita e da un videoclip firmato Alessandro Freschi, Luk continua il suo percorso tra la canzone d’autore e la musica elettronica mostrandoci, anche questa volta, una certa sensibilità nella sua penna. Una profondità non certo usuale e comunemente riscontrabile nel panorama musicale emergente, ma anche in autori più conosciuti e elogiati. Un lungo monologo, un soliloquio dall’incredibile carica introspettiva. Rabbia e rancore crescono all’unisono con la musica. Non sempre il “bello” è frutto di armonia o di serenità, delle volte anche il tormento e la dannazione possiedono una certa “bellezza”, un certo fascino. E questo è sicuramente è uno di quei casi. Si viene subito rapiti da questo brano, fin dai primissimi secondi. Il testo appare un po’ come una serie di codici e immagini da decifrare, impossibile, forse, afferrarne il senso a un primo ascolto ma meglio così. Meglio ascoltarlo più e più volte per penetrare sempre più a fondo questa tormentata ma seducente canzone di Enzo Colursi.
«E si direbbe che insultarti non è buona educazione/ Che le tue forme sono causa del disordine sociale/Dei miei problemi per dormire/ Il tuo buonsenso andato a male/ E si direbbe che ogni tanto le mie scuse sono buone/ Che l’ossessione in fondo è solo un altro modo di pensare/ Che le mie forze siano vere/ Che la tua faccia sia un errore.»
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