Rap italiano e mainstream: i numeri contano?

Rap italiano e mainstream

Nel rap italiano il mainstream era un miraggio agli albori, eppure ultimamente pare sia cambiata la storia: ma i numeri contano davvero?

1.Il rap nel mainstream

Una delle domande che spesso si pongono i fan e i culturisti del rap è proprio questa, cercando di analizzare la situazione attuale non solo dei singoli artisti del rap italiano, ma anche del suo panorama generale. Si vedono sempre di più collaborazioni tra rap e pop in forte crescita, sia per numeri di featuring, sia per l’intesa che è stata trovata tra i due generi. Il pop è uno di quei generi musicali in grado di sposarsi con ogni sonorità, quasi come se potesse considerarsi un genere standard da poter abbinare ad altri. Il rap italiano, e non solo, ha deciso di intraprendere questa strada già da tempo, pur avendo avuto inizialmente svariati problemi discografici tra i produttori e gli artisti stessi. Inizialmente il mainstream non era il campo giusto probabilmente per il rap, cercando sempre qualche motivo per non farlo rientrare nella musica appartenente alle radio e alle classifiche nazionali. Ma grazie ai servizi streaming e alla visione di brillanti produttori musicali, la situazione è drasticamente cambiata, sia a livello di classifiche e di numeri, sia di approccio musicale da parte degli artisti, rapper e non.

2.Rapper a Sanremo

Negli ultimi anni abbiamo inoltre assistito rapper italiani partecipare a Sanremo, un festival musicale importantissimo a livello nazionale, se non attualmente il palcoscenico più importante a livello di prestigio. Lazza e Geolier sono tra i due ad aver brillato particolarmente, finendo sul podio e scalando le classifiche sempre di più, nonostante le numerose critiche a livello artistico e musicale per i famosi rapper. Oltre loro ricordiamo anche Rancore, il quale pur non finendo sul podio ha figurato molto bene a livello di scrittura, caratteristica del genere rap, Dargen d’Amico (collaborando proprio con Rancore), Shade, Ghemon, Achille Lauro (pur cambiando completamente genere), Rocco Hunt, Caparezza (questi ultimi due sono stati parte delle “Nuove proposte“), fino ad arrivare a chi ha avuto più sfortuna, sia per ricezione critica sia per la freddezza degli ascoltatori, come Junior Cally e Mike Highsnob.

3.Il mainstream conta per i numeri?

Pian piano, la dimensione del rap italiano nel mainstream assume una posizione sempre più importante, scalando le vette delle classifiche italiane, tra cui la top 50 Italia su Spotify, fino ad avere vere e proprie hit radiofoniche. Dunque, si può dedurre che tutto ciò vada a beneficio del rap italiano e degli artisti che riescono a raggiungere questi traguardi e ottenere numeri strabilianti. Eppure non mancano domande, tantomeno forti dubbi. Davvero nel rap italiano per un artista i numeri contano? Si collabora solo per scopo di lucro e fama in queste situazioni? 

Sorprendentemente, il vero momento clou a livello di fama e numeri per il rap italiano non è arrivato tramite le radio e i canoni mainstream: spesso i numeri sono il principale inganno per l’evoluzione musicale di un cantante, specialmente in un genere dove costruirsi un’identità musicale e artistica è fondamentale per farsi apprezzare e farsi sentire. Svariate canzoni nel rap italiano, criticate fortemente per la poca musicalità e per le tematiche usate, hanno raggiunto un numero incredibile di spettatori, pur non rispettando canoni mainstream, pur non passando in radio, pur non collaborando con nomi blasonati dell’industria musicale italiana. Esempi chiari possono essere: Baby Gang, Tony Boy, Shiva, Simba la Rue, Dark Polo Gang, Sfera Ebbasta, Anna, Capo Plaza, Tedua, Izi, Rondo da Sosa, tha Sup, Nayt, Noyz Narcos, Fabri Fibra e altri ancora. Non che non sia possibile per questi artisti approcciarsi a musicalità più pop o mainstream, ma va riconosciuto che i loro pezzi di spicco non siano esattamente quel tipo di musica che passa frequentemente in radio o nelle classifiche. Eppure i numeri parlano chiaro: il succo del discorso è che non serve una politica mainstream o collaborazioni blasonate, quando si fa breccia nel cuore degli ascoltatori.

I numeri contano, certo, ma non sono tutto: il vero valore è saper rimanere in voga, per gli ascoltatori e soprattutto per i propri fan. Scalare le classifiche è possibile per chiunque negli ultimi anni, data l’ampia disponibilità di servizi streaming e musicali, indipendenti e non, a disposizione di tutti sul web. Quello che non bisogna confondere è il mainstream e il numero di ascoltatori. Spesso è facile pensare che, conformandosi a certi canoni, sia più facile accedere alle classifiche e alle radio, con un certo approccio musicale e artistico; chiaramente può comportare un nuovo lato da scoprire, ma anche delle rinunce a livello artistico, soprattutto riguardo l’identità. Il rap italiano è una piacevole eccezione, forte del proprio lato umano che precede quello artistico nella maggior parte dei casi per gli ascoltatori.

Conclusioni

In conclusione, si può discutere delle scelte musicali e artistiche dei cantanti, delle classifiche, del mainstream e di come tutto ciò condizioni la musica di tutti i giorni, dalle radio ai servizi streaming. Tuttavia, è innegabile il forte impatto che il rap italiano ha saputo dare a tutti, dando una risposta decisa alle case discografiche e ai propri ascoltatori: è ancora possibile raggiungere numeri importanti, pur non conformandosi al mainstream, ma anzi cambiando addirittura le regole del gioco!

Fonte immagine: rai.it

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