12 settembre 1940: scoperte le Grotte di Lascaux

12 settembre 1940

Poco più di sessanta anni fa, il 12 settembre 1940, agli inizi della seconda guerra mondiale, la Francia era già divisa tra occupazione tedesca (in seguito alla cosiddetta campagna di Francia) ed italiana. Nella parte ancora libera, quella sud occidentale, a Montignac, in Nuova Aquitania, quattro ragazzi tra i quindici e i diciotto anni esploravano a perditempo la zona, alla ricerca del sotterraneo di un castello o magari per distrarsi dai disagi che quel periodo storico incombeva su di loro e sul loro paese. Fu così che proprio oggi, il 12 settembre del 1940, nei pressi di una collina che domina la cittadina, scoprirono per caso uno dei più celebri esempi di arte rupestre preistorica: le grotte di Lascaux, un complesso di caverne oggi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1979 assieme ad altre altre grotte situate nei pressi del fiume Vézère. Quei giovani si ritrovarono nella grotta ad ammirare circa 6000 figure risalenti al paleolitico superiore (17500 anni fa).

L’incredibile successo delle grotte di Lascaux: dal 12 settembre 1940 ad oggi

Rimasero sorpresi, come milioni di visitatori e studiosi dopo di loro e dopo il 12 settembre 1940, che i dipinti fossero caratterizzati da una grande ricchezza e attenzione per i particolari ed i colori, che poi fu verificato essere stati ricavati dalle terre d’ocra, o più in generale da pigmenti minerali per giallo e rosso e dal carbone e dalla fuliggine per il nero.  Le immagini più frequenti sono quelle di animali dell’epoca tra cui l’Uro (un bovino oggi estinto). Oltre all’Uro, come una delle figure più emblematiche all’interno del complesso, nella sala dei Tori, vi è di certo il bovino che salta databile all’ultima glaciazione. Oltre a bisonti e bovini, il 12 settembre 1940 vennero trovate anche figure di equini, cervi, felini, orsi, rinoceronti ed uccelli; di figura umana ne è presente solo una. Le caverne sono di origine carsica (si sono quindi formate grazie all’attività dell’acqua) e le pitture si estendono a una profondità di trenta metri. Un vero e proprio gioiello artistico di ere remote.

Dopo il 12 settembre 1940, a seguito della guerra, le caverne vennero aperte al turismo di massa e l’attrazione fu un successo. Fu proprio a causa di questo successo che poco meno di venti anni dopo le caverne furono chiuse per via dei danni provocati dall’anidride carbonica prodotta dai 1200 visitatori giornalieri. Quando nel 1983 venne aperta una replica della Sala dei Tori, la Lascaux II,  a soli 200 metri dalle originali, questa divenne la principale meta e 15 anni dopo le originali furono chiuse definitivamente al pubblico. La chiusura fu ritenuta necessaria per misure cautelative a causa di infestazioni fungine che si riproposero sfortunatamente anche nel 2008, dieci anni dopo la prima infestazione. Parliamo di soli 68 anni dalla scoperta il 12 settembre 1940.  La Lascaux II non è l’unica riproduzione delle caverne. Anche nel parco di Le Thot, a pochi chilometri da Montignac, sono esposte altre riproduzioni dei dipinti e dal 2021 anche presso la Citè de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi è possibile visitare una mostra virtuale in 3D realizzata dalla Dassault Systemes, una società europea che sviluppa proprio progetti di questo tipo.  Ad oggi è attivo un comitato scientifico internazionale dedito alla tutela e al tentativo di ripristino dell’ambiente del lontano 12 settembre 1940, nonostante le macchie provocate dalle infestazioni siano ormai irreversibili e abbiano invaso intere superfici. Ad ogni modo i dipinti sono regolarmente monitorati per evitare che si deteriorino ulteriormente.

È curioso che nelle grotte scoperte, oltre agli animali, non vi siano immagini del paesaggio o della vegetazione del tempo. Per questo motivo si crede che le immagini fossero in realtà usate per un ‘cinema preistorico’. Tant’è vero che molte delle figure sono rappresentate con il doppio degli arti, con due teste o code scodinzolanti proprio per simularne il movimento, come dei fotogrammi in sequenza. Per finire, come se non fosse già qualcosa di estremamente insolito ed affascinante, sono stati ritrovati all’interno delle caverne anche dei taumatropio in pietra ed osso (dal greco: girare delle meraviglie). Si tratta di dischi con disegni su entrambi i lati che si completano a vicenda venendo fatti ruotare tramite dei fili appesi alle estremità. In questo modo, grazie alla persistenza della visione sulla retina, si ha l’impressione di vedere un’immagine unica. È con questa scoperta del 12 settembre 1940 che possiamo affermare che l’animazione ha origini molto più antiche di quanto pensavamo.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

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