I papà italiani: sempre più vecchi e meno fertili

i papà italiani sempre più vecchi e meno fertili

I papà italiani sono sempre più vecchi e meno fertili, lo dimostra il fatto che negli anni Novanta l’età media dei papà era di 25 anni. Negli anni, l’età media in cui si diventa papà è cresciuta notevolmente, secondo l’ISTAT è passata da 34.16 anni del 1999 a 35.8 di oggi. L’età media si è alzata notevolmente dal 1999 a oggi aumentando in 23 anni di 1.63 anni. Il dato è uno dei più alti in Europa, in Francia l’età media è di 33.9 anni, in Inghilterra di 33.7 anni e in Germania di 33.2 anni.

Il nostro è un Paese da emergenza demografica: nel 2022 per la prima volta le nascite sono scese al di sotto delle 400.000, con un tasso di fertilità di 1,3 figli per donna, il più basso in Europa. E se le madri potenziali sono sempre di meno, quelle che poi diventano mamme davvero lo fanno sempre più in ritardo, quindi non sono solo i papà italiani più vecchi ma anche le madri. L’età media al parto nel 2017 è salita a 31.8 anni, ciò significa che le donne italiane fanno il primo e spesso unico figlio mediamente a 32 anni.

Tra i motivi che portano le coppie a ritardare il concepimento di un figlio ci sarebbero:

  • Aumento dell’aspettativa di vita
  • Età avanzata del matrimonio
  • Fattori socioeconomici
  • Cambiamento del ruolo delle donne nella società

Gli uomini non sono fertili per tutta la vita

Decidere di diventare papà più tardi ha una serie di conseguenze non solo per i papà italiani. Uno studio ha rivelato che dopo i 35 anni ci sia un deterioramento nella quantità e nella qualità degli spermatozoi. In particolare ci sarebbero effetti su: motilità e morfologia dello spermatozoo, danni al DNA contenuto e modifica agli ormoni riproduttivi. A questo si aggiungerebbe anche un altro dato emerso due anni fa, infatti tra il 1973 e il 2018 ci sarebbe stato un calo del numero di spermatozoi tra gli uomini dell’Europa, Nord America, Australia e Nuova Zelanda.

La causa di questa riduzione sarebbe imputata a vari motivi tra cui: la scarsa attività fisica, il fumo e l’eccessivo consumo di alcol. 

L’inquinamento ambientale interferisce sulle funzionalità degli ormoni sessuali maschili

Lo studio FASt, finanziato dal Ministero della Salute, ha riscontrato alti rischi riproduttivi sui giovani sani non fumatori in tre aree italiane ad alto tasso di inquinamento ambientale (Brescia, Frosinone e Acerra). Esistono anche sostanze chimiche che interferiscono con gli ormoni sessuali maschili dei futuri papà italiani, peggiorandone la salute riproduttiva come:

  • gli ftalati (utilizzati nella produzione degli imballaggi per gli alimenti, che abbassano i livelli di testosterone)
  • il Bisfenolo A (utilizzato nella produzione della plastica, riduce la qualità dello sperma, della libido e provoca tassi più elevati di disfunzione erettile).

I papà italiani sono sempre più vecchi e meno fertili: che cosa si può fare?

L’Oms ha indicato la necessità di effettuare esami e prevenzioni di vario tipo, tra cui quelli che consentono lo studio del DNA spermatico.

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

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