Mentre le patologie somatiche sono considerate degne di trattamento, esiste ancora un forte stigma sulle patologie psichiche. A causa della loro invisibilità, per i pazienti è spesso difficile comunicarne la gravità. Tra queste condizioni, il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) è una delle più incomprese, circondata da stereotipi nati da fatti di cronaca spesso trattati superficialmente.
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Storia e cause del disturbo
Il Disturbo Dissociativo dell’Identità, in passato noto come Disturbo di Personalità Multipla, è stato ufficialmente riconosciuto come disturbo psicologico a partire dagli anni Ottanta, con la sua inclusione nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali) e nell’ICD, la classificazione stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Studi scientifici hanno confermato, tramite scansioni cerebrali, funzionamenti cerebrali differenti nei soggetti con DID. Si stima che ne sia affetto circa il 3% della popolazione.
Questa condizione si sviluppa tra i sette e i nove anni, quando la personalità non è ancora integrata, per proteggere il bambino da un’esperienza traumatica grave e ripetuta. Il DID è un meccanismo di difesa del cervello che, in risposta ad abusi continui, crea più identità a causa dell’incapacità della giovane vittima di sviluppare un senso unitario di sé.
Come è strutturato un sistema DID
Le singole identità sono definite alters (stati alternativi di coscienza). Possono avere età, abilità e tratti opposti (alcuni possono anche essere non-umani, come percepiti da un bambino traumatizzato). I loro ricordi possono essere separati da barriere di amnesia. L’insieme di tutte le personalità in un corpo prende il nome di sistema (system).
Spesso gli alters risiedono in un Mondo Interno (Inner World), uno spazio mentale percepito come reale che funge da posto sicuro. Per comprendere il concetto di sistema, lo si può paragonare a un fiore: il corpo è lo stelo e gli alters sono i petali. Non esiste un “petalo originale”; sono tutti un tutt’uno, ugualmente importanti per l’insieme.
Tipologia di alter | Ruolo principale all’interno del sistema |
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Protector (protettore) | Ha il compito di mantenere il sistema al sicuro e, spesso, l’host all’oscuro del trauma. |
Gatekeeper (guardiano) | Controlla l’accesso ai ricordi traumatici, gestendo le barriere di amnesia. |
Persecutor (persecutore) | Ha interiorizzato i comportamenti abusanti subiti e li rivolge contro gli altri alters o il corpo. |
Fragment (frammento) | È un alter meno sviluppato che detiene un singolo ricordo, emozione o compito (es. cucinare). |
Il ruolo dell’host e i sintomi principali
L’alter che si interfaccia al mondo esterno per la maggior parte del tempo è detto host (ospite). Generalmente è la personalità che si identifica con il nome anagrafico ed è tenuto all’oscuro dell’esistenza delle altre identità per poter condurre una vita il più normale possibile. Tuttavia, l’host sperimenta una serie di sintomi difficili da spiegare:
- Amnesie frequenti (vuoti di memoria quando un altro alter prende il controllo, o “switcha”).
- Dissociazione continua (la sensazione di non essere pienamente presenti e coscienti di ciò che accade).
- Esperienze di derealizzazione (sentirsi distaccati dal proprio corpo, come se si osservasse dall’esterno).
- Flashback traumatici che il cervello non ha ancora elaborato.
- La percezione di udire delle voci nella propria testa, che sono in realtà gli altri alters.
Con il tempo, è possibile che l’host prenda coscienza del disturbo e stabilisca un contatto con le altre personalità, ottenendo accesso al Mondo Interno e a esperienze di Co-Coscienza (dove due o più identità guidano il corpo insieme).
Come si vive con il disturbo dissociativo dell’identità
Il cervello, una volta appreso il meccanismo di scissione della personalità, continuerà a usarlo per fronteggiare nuove situazioni stressanti. Ciò può comportare la creazione di nuovi alters, la loro integrazione (fusione) o la loro scomparsa. La vita di una persona con DID è una sfida quotidiana, ma è possibile vivere una vita appagante. Attraverso terapie specifiche, è possibile lavorare sui traumi, migliorare la comunicazione tra gli alters, gestire le amnesie e raggiungere una stabilità emotiva, senza che l’obiettivo sia necessariamente l’integrazione di tutte le personalità in una sola.
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Articolo aggiornato il: 11/09/2025