Ricetta dei mochi: la storia del dessert killer orientale

Ricetta dei mochi: la storia del dessert killer orientale

Stai per andare in Giappone, ma non conosci le tradizioni culinarie del Paese? Sei nel posto giusto! Non puoi andare in Giappone senza assaggiare il tradizionale dolce giapponese dal cuore soffice. Prima di addentrarci nella sua storia e nelle sue origini, è necessario dare un’occhiata alla ricetta dei mochi, per scoprire quali sono gli ingredienti fondamentali che lo compongono.

Ricetta dei mochi

Gli ingredienti indispensabili per la ricetta dei mochi tradizionali ai fagioli azuki sono:

  • 160 g di farina di riso glutinoso
  • 180 ml di acqua
  • 50 g di zucchero

Per il ripieno di fagioli rossi invece servono:

  • 125 g di fagioli azuki
  • 1,5 l di acqua
  • 200 g di zucchero
  • mezzo cucchiaino di bicarbonato

La preparazione richiede tempo e dedizione, se si vuole ottenere un ottimo risultato: il primo step della ricetta dei mochi prevede la preparazione della farcitura, lasciando i fagioli in una ciotola a parte, riempita con acqua e bicarbonato. Passate almeno 12 ore, bisogna riporli in una pentola e coprirli a filo con dell’acqua; una volta che l’acqua comincia a bollire, la cottura deve proseguire per altri 5 minuti. Dopo averli scolati, l’intera operazione deve essere ripetuta un’altra volta, per rimuovere il sapore amaro, tipico del prodotto. A questo punto, bisogna cuocere nuovamente i fagioli per 2 ore in un litro e mezzo di acqua, scolarli e passarli in padella con lo zucchero, fino a raggiungere la consistenza di una marmellata.

Nel frattempo, possiamo rivolgere la nostra attenzioni all’impasto: seguendo la ricetta della preparazione dei mochi, bisogna mescolare farina, zucchero e acqua in una ciotola, fino ad ottenere un composto omogeneo; se si vuole un risultato colorato, è possibile aggiungere del colorante alimentare. Ora, l’impasto deve essere cotto in vaporiera per almeno 20 minuti e, una volta tiepido, non rimane che lavorarlo con le mani bagnate fino a ottenere delle polpette, il cui centro deve essere farcito con la confettura di fagioli.

Storia e origine dei mochi

Nonostante le loro origini siano alquanto sconosciute, si suppone che la ricetta dei mochi sia frutto della cultura culinaria cinese, poiché possiedono numerose analogie con il年糕 nián’gāo, una torta preparata con la farina di riso glutinoso in occasione del Capodanno cinese. Così come il Nian gao, anche la ricetta dei mochi viene preparata come buon auspicio per celebrare la fine di un anno e l’inizio del successivo, attraverso una cerimonia, denominata mochitsuki. Questa pratica richiede l’ausilio di strumenti massicci: vaporiere, dotate di più livelli, in cui viene cotto il riso, successivamente pestato con dei martelli di legno in grandi mortai, scavati nei tronchi degli alberi, fino a ottenere una pasta omogenea, che poi viene modellata a forma di sfera e ricoperta da polvere di soia essiccata. Il procedimento è generalmente svolto da una coppia di persone, che si alternano nei passaggi e dettano il ritmo dei movimenti cantando o gridando: tra un colpo e l’altro, mentre una si occupa di pestare il riso col martello, un’altra colpisce l’impasto con le mani, impegnandosi a mantenere l’impasto umido e malleabile con acqua bollente.

Si tratta dunque di un rituale molto complesso, eseguito solo in occasione di particolari celebrazioni, volte a tramandare le tradizioni antiche del Paese. Al giorno d’oggi, la manodopera umana è stata sostituita dalle impastatrici meccaniche, che svolgono l’intero procedimento, ottimizzando i tempi e riducendo gli sforzi. Tuttavia, da Nakatanidou, piccolo negozio nel cuore della città di Nara, noto in tutto il mondo per lo yomogi mochi, passanti e turisti possono degustare i dolcetti e assistere allo spettacolo del mochitsuki, eseguito in modo molto coreografico da professionisti del mochi.

Cos’è lo yomogi mochi?

Lo yomogi è una delle varietà della ricetta tradizionale del mochi, in cui il riso viene tritato insieme alle foglie dell’artemisia, un’erba selvatica molto comune in Giappone. L’artemisia giapponese conferisce al dolce un buon sapore, simile al tè matcha, e il tipico colore verde. Essa ha varie funzionalità in cucina ed è utilizzata molto anche nella medicina tradizionale, per trattare infiammazioni, infezioni batteriche e disturbi circolatori.

La tradizione mitologica attorno alla ricetta dei mochi

L’antica mitologia giapponese attribuisce l’origine del riso alle divinità del pantheon shintoista; infatti, i mochi, oltre ad essere un tipico dessert preparato per la celebrazione del Capodanno, hanno anche altre funzionalità, ad esempio: vengono offerti in dono agli dèi durante le feste shintoiste, che commemorano i defunti. Secondo la mitologia, il cereale è uno dei cibi preferiti degli dèi e lo apprezzano in ogni sua varietà, ma sembrano essere particolarmente attratti dai mochi.

Notorietà del mochi

Nel corso del tempo, i mochi sono diventati noti come i “dolci killer”: la consistenza appiccicosa e gommosa del riso glutinoso, che rende il mochi difficile da masticare e deglutire, ha provocato numerosi incidenti mortali. Pertanto, è preferibile tenerli lontani dalla portata dei bambini ed in ogni caso tagliarli in piccoli pezzetti per scongiurare ogni rischio di soffocamento.

Tuttavia, basta un briciolo di accortezza per permettersi una tranquilla degustazione di questo squisito dolce giapponese.

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons

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