Ada Lovelace e Mary Shelley predissero le AI

Ada Lovelace predisse l'Intelligenza Artificiale

Mary Wollstonecraft Godwin Shelley (1797 – 1851) e Ada Byron Lovelace (1815 – 1852), due donne nate in un momento in cui era concesso loro di saper leggere, scrivere, imparare lingue … da autodidatte, per deliziare gli ospiti durante i salotti dell’alta società. Era così: le donne dovevano insegnarsi da sole delle materie di studio che i propri familiari uomini potevano proseguire accademicamente.

Rileggendo Frankenstein infatti, notiamo che è molto più ormai della storia gotica e inquietante a cui siamo abituati. Il Dr. Frankenstein creò una nuova forma di vita partendo dall’elettricità e, a pensarci, non ci suona come una novità. Fu il primo a porsi l’ambizione di dar vita alla materia inanimata. Siamo la prima generazione che può leggere Frankenstein e vedere attorno a sé l’inizio della creazione di nuove forme di vita artificiali, derivanti, banalmente, dall’elettricità.

Mary Shelley e Ada Lovelace ebbero entrambe la fortuna e il privilegio di entrare in contatto e scambiare idee con menti grandiose della propria epoca, in quanto nobili, giovani e brillanti. In particolare, una figura chiave le accomuna: Lord Byron.

È abbastanza nota la storia che ispirò la stesura del romanzo di Mary Shelley: la scrittrice si trovava nel 1816 in vacanza in Svizzera assieme al marito Percy Bysshe Shelley, Lord Byron e la sorellastra Claire Clairmont, all’epoca amante del poeta edonista. In una serata di pioggia, che confinò i vacanzieri in casa, Lord Byron propose di dilettarsi nella scrittura di racconti sul soprannaturale: dalla mente di Mary quella sera nacque la bozza di Frankenstein. Byron non fu capace di scrivere una storia, poiché era in parte distratto dalle battaglie legali del suo divorzio con Annabella Wentworth, alla quale scrisse fiumi di lettere di istruzioni su come crescere la loro – all’epoca – bambina: Ada Lovelace.

Ada crebbe con la madre, la quale fece di tutto pur di tenerla lontana dalla poesia e dagli impulsi che potevano derivare dal suo sangue da Byron. Una bambina a cui vennero sottoposti gli studi matematici per non impazzire con la poesia, e a cui poi verrà invece intimato di non impazzire con gli studi matematici dal suo precettore. Ada era un genio della matematica, ma gli studi scientifici erano molto lontani dalla sfera delle norme di genere femminili. Una donna non era abbastanza intelligente per studiare le scienze, e se proprio lo si dimostrava, doveva stare attenta alla sua fragile costituzione, e a non diventare pazza o lesbica.

In ogni caso, Ada Lovelace, figlia di Lord Byron, a 17 anni venne invitata ad una delle feste dell’alta società di Charles Babbage, professore di matematica a Cambridge e uno delle più brillanti menti del tempo, oltre che inventore del suo Difference Engine, una macchina capace di calcolare e stampare le tavole logaritmiche utilizzate all’epoca da ingegneri e marinai. Il professore trovò nella ragazzina una giovane amica che, finalmente, comprendeva il suo progetto.

A Torino, nel 1840, anni dopo quella festa, Charles Babbage tenne un convegno in cui spiegava il funzionamento della sua nuova macchina: Analytical Engine, praticamente il primo calcolatore non umano nella storia, che però non fu mai costruito. L’unico che prese appunti fu l’ingegnere italiano Luigi Menabrea, il quale li tradusse in francese e pubblicò qualche tempo dopo. Ada era pur sempre una donna dell’alta società destinata a intrattenere gli uomini importanti alle cene borghesi, ergo, era fluente in francese. Tradusse gli appunti di Menabrea, ma soprattutto vi apportò delle note personali, più folte del testo originale.

Nelle sue note, Ada Lovelace ebbe un’importante intuizione: se la macchina poteva essere programmata per calcolare qualcosa, poteva essere programmata per calcolare qualunque cosa. I principi aritmetici, con cui si manipolavano i numeri, potevano essere adattati ai simboli. Eureka! Ada capì prima di chiunque altro che una macchina era capace di essere programmata per produrre anche musica.

Le intelligenze artificiali che ad oggi vengono programmate per produrre musica, non funzionano in maniera molto diversa da ciò che descriveva Ada Lovelace.

In ogni caso, Miss Byron concepì un tipo di Intelligenza Artificiale senza la pretesa di originare alcun prodotto senza essere programmata manualmente. Alan Turing, il padre dell’informatica come la conosciamo oggi, sfidò questa obiezione prevedendo che entro il 2000 le macchine sarebbero potute apparire indistinguibili dagli umani. Ad oggi, le voci delle intelligenze artificiali più somiglianti agli umani (come Google Duplex, che superò il test di Turing) vengono ancora programmate, per cui possiamo affermarlo: Ada Lovelace ha ancora ragione. Comunque, a prescindere dall’eccezionale attualità delle sue intuizioni, val la pena consacrarla come la prima programmatrice di computer mai esistita.

Fonte: Love(Lace) Actually, Jeanette Winterson dalla raccolta 12 Bytes
Fonte Immagine di copertina: Pixabay

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