Angelologia: chi sono gli Angeli e qual è la loro gerarchia

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Angelologia: chi sono gli Angeli e qual è la loro gerarchia?

«Via, via, Serafini, voi non potete saziarmi;
 via, via, Angeli tutti e ciò che in voi affascina:
io non voglio di voi: solo io mi tuffo
nell’increato mare della nuda divinità»
(Silesio)

Quando parliamo di angelologia parliamo dell’insieme delle dottrine che approfondiscono la figura degli “angeli” intesi come entità spirituali e “figli” di Dio, nonché amministratori della sua volontà in Terra. Essi sono i messaggeri del volere divino, appaiono agli uomini per salvarli, guidarli o punirli e per questo assumono talvolta forma umana. Gli angeli, che si oppongono ai demoni intesi dalla tradizione giudaico-cristiana come angeli corrotti, sono Spiriti Celesti voluti da Dio la cui natura è immortale, immutabile e incorruttibile. Caratterizzata da “aspazialità”, la natura angelica permette a questi spirti di muoversi rapidamente e ovunque. Anche per il mondo degli angeli, come per il mondo materiale, vi è una gerarchia angelica che fa sì che nessuno di essi sia uguale all’altro, proprio come avviene per gli uomini che possono essere parzialmente simili tra loro eppure mai uguali. Così gli angeli presentano differenze sostanziali: la scala celeste vede disporsi gli Spiriti angelici in una somiglianza sempre maggiore, ma mai totale, con la Divina Essenza. È proprio l’angelologia giudaico-cristiana che si occupa di queste gerarchie angeliche.

A capire meglio, in questo senso, le figure degli angeli, a differenza che nella mitologia, nell’angelologia cristiana, ci aiuta Dante che così si esprime circa la loro essenza: «intendo certe Intelligenze, o vero per più usato modo volemo dire Angeli; li movitori di quelli [cieli] sono sostanze separate da materia, cioè intelligenze, le quali la volgare gente chiamano Angeli». Come ci spiega Giuseppe Bortone nel suo approfondimento Gli angeli nella Divina Commedia, il primo angelo di cui ci parla Dante nella sua opera è l’angelo della Fortuna: siamo nel settimo canto dell’Inferno e qui il poeta ci descrive questo angelo come il ministro di Dio in terra, preposto cioè al suo governo per gestirne e amministrarne le ricchezze. Tuttavia, il discorso dantesco sugli angeli si approfondisce nel canto nono dell’Inferno. Qui Dante è fermo alle porte di Dite e le forze infernali gli impediscono di entrare. Dio invia allora in soccorso a Dante e Virgilio un angelo, messaggero di salvezza, il quale li aiuterà a passare.

Ecco quindi esplicitarsi il compito degli angeli: accorrere in aiuto agli uomini. Nel Purgatorio gli angeli sembrano avere compiti ancora più precisi: essi sono anzitutto custodi delle cornici, ogni cornice ha un suo custode angelico (in particolare troveremo qui gli angeli dell’umiltà, della misericordia, della mansuetudine, della sollecitudine, della giustizia, dell’astinenza e della castità). Sappiamo che nel Purgatorio le anime devono passare dal desiderio del bene alla realtà effettiva: devono cioè, oltre a desiderare il bene, giungere alla sua completa realizzazione. Gli angeli hanno in ciò il compito di guidare le anime in questo faticoso cammino oltre ad aiutare le anime purganti a liberarsi dai loro peccati. Uno di questi angeli, l’angelo dell’umiltà, cancella dalla fronte di Dante il primo “P” alleggerendo il poeta nel suo cammino verso il Paradiso. L’angelologia del Paradiso ci presenta gli angeli sempre in schiera o in coro e mai singolarmente. Scrive Giuseppe Bortone: «gli angeli danteschi non hanno nulla di sentimentale: essi sono esseri potenti, la cui misura di esistenza e il cui campo di azione superano quelli dell’uomo. Sono modellati secondo le caratteristiche che emergono dall’Antico e dal Nuovo Testamento».

La narrazione che ci fa Dante degli angeli è dunque fedele a quella delle Scritture. A ogni cerchio del Paradiso celeste, per esempio, è preposto, nella Divina Commedia, un coro angelico secondo la gerarchia angelica cristiana che rifacendosi al De coelesti hierarchia (o Gerarchia celeste) dello Pseudo-Dionigi Areopagita, li suddivide in tre ordini, ognuno diviso in tre cori, per un totale di nove gradi in ordine discendente da Dio all’uomo: Serafini, Cherubini e Troni; Dominazioni, Virtù e Potestà; Principati, Arcangeli e Angeli.

I Serafini sono i più prossimi a Dio: situati nel cielo del Primo mobile, ne ricevono immediatamente le direttive, sono anzi gli unici che sentono perennemente Dio. Sono dotati di sei ali: due per volare, due per coprire i piedi e due per ricoprirne il corpo. Poco del loro aspetto è visibile mentre tutta la loro figura brilla costantemente di luce.

I Cherubini sono i protettori del cielo delle stelle fisse in cui risiedono (Ottavo cielo). Hanno anche il compito di rimaneggiare le intuizioni dei Serafini: mentre questi ultimi hanno la capacità di intuire il Pensiero di Dio, i Cherubini lo rielaborano e analizzano attraverso la logica, la ragione e la loro perfetta conoscenza di Dio; è questa sottilissima differenza a porli subito dopo i Serafini. Hanno quattro ali.

I Troni chiudono la prima categoria dell’angelologia: situati nel settimo cielo, hanno forma mutevole e assumono vari colori. Il loro compito è quello di tradurre in opera i concetti rielaborati dai Cherubini. Sono qui gli attuatori del Pensiero di Dio.

Ad aprire la seconda gerarchia vi sono le Dominazioni. Essi ricevono gli ordini dagli angeli della categoria immediatamente precedente, oppure direttamente da Dio. Hanno il compito di salvaguardare l’ordine cosmico, ed è per questo che hanno il potere di gestire e guidare la disciplina delle schiere angeliche inferiori o esterne. La loro influenza parte dalla sfera orbitante di Giove.

Ad abitare la fera orbitante di Marte, vi sono invece le Virtù (o Fortezze) rappresentati come lampi di luce. Presiedono ai cambiamenti della Storia.

Le Potestà presiedono, invece, il cielo del Sole e la coscienza, mentre sono custodi della storia. Interessate alla sapienza, si suddividono a loro volta in potenze, che sviluppano le ideologia, e autorità che si occupano della loro stesura e rielaborazione.

Nella terza categoria incontriamo infine i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.

Simili a raggio o fasci di luce, i Principati proteggono il cielo di Venere e sono i sovrintendenti di tutto ciò che avviene sulla Terra: dalla sfera politica, a quella militare o commerciale.

Arriviamo a quegli angeli che sono i più vicini agli uomini, anche chiamati spiriti del popolo: oltre ad essere i grandi consiglieri, messaggeri e amministratori inviati dal Cielo essi sono i custodi di grandi gruppi di persone (nazioni, popoli, etnie). È per l’importanza del loro ruolo nei confronti dell’uomo e per la loro missione che si palesano talvolta in forma umanoide e alata agli occhi degli esseri umani.

Infine, nel cielo della Luna (ci avviciniamo sempre più alla Terra) vi sono gli Angeli. A differenza degli Arcangeli, gli Angeli sono anche detti angeli custodi in quanto non proteggono gruppi di persone, ma individui. Incarnano la coscienza della singola persona e in quanto messaggeri (dal greco anghelos, ossia messaggero) anch’essi si manifestano agli uomini come umani dotati di ali.

Fonte immagine di copertina “Assunzione della Vergine” di Francesco Botticini: Wikipedia

Fonti sitografiche: Wikipedia.org; notedipastoralegiovanile.it.

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