Araba Fenice: il mito dell’uccello immortale che rinasce dalle ceneri
L’Araba Fenice, uno degli esseri mitologici più affascinanti e iconici di tutti i tempi, è un uccello leggendario noto per la sua straordinaria capacità di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Il suo motto, Post fata resurgo (“dopo la morte torno ad alzarmi”), racchiude l’essenza di questo essere mitologico, simbolo di rinascita, resilienza e immortalità. Questo uccello di fuoco, il cui nome deriva dal greco phòinix (purpureo), ha origini antichissime e il suo mito attraversa diverse culture, da quella egizia a quella greca, fino ad arrivare all’estremo oriente e alle Americhe. In questo articolo ripercorreremo la storia dell’Araba Fenice, conosceremo le sue diverse incarnazioni nelle varie mitologie e rifletteremo sul profondo significato simbolico di questo essere leggendario, divenuto fonte di ispirazione per artisti, poeti e scrittori di ogni tempo.
Il Bennu egizio: l’anima di Ra e il simbolo di rinascita
Il mito dell’Araba Fenice, così come lo conosciamo in Occidente, trae le sue origini dall’antico Egitto, dove questo animale mitologico era conosciuto con il nome di Bennu. In Egitto, il Bennu era generalmente raffigurato con la corona Atef o con l’emblema del disco solare, e rappresentava il ba, ovvero l’anima, del dio del sole Ra.
Il Bennu e il suo legame con Osiride, Venere e il sole
Identificato dagli Egizi con un passero nelle prime dinastie, e successivamente con l’airone rosso o l’airone cenerino, il Bennu era strettamente legato al culto del sole. Essendo colui che “ri-sorge”, venne associato anche al pianeta Venere, chiamata “la stella della nave del Bennu-Asar”, e invocato quale Stella del Mattino. Il Bennu era considerato anche la manifestazione di Osiride risorto e veniva spesso raffigurato appollaiato sul salice, albero sacro al dio. Personificazione della forza vitale, fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all’origine dei tempi sorse dal Caos acquatico.
Le piramidi dedicate al Bennu, l’Araba Fenice in Egitto
Secondo la leggenda, il Bennu aveva creato se stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di Eliopoli, la città del sole, di cui era l’animale sacro. Esisteva sempre e solo un esemplare alla volta di Bennu, da qui l’appellativo “semper eadem“, sempre il medesimo. Era sempre un maschio e viveva in prossimità di una sorgente d’acqua fresca, all’interno di una piccola oasi nel deserto d’Arabia. Dopo aver vissuto per 500 anni, sentendo sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido di piante balsamiche sulla cima di una quercia o di una palma. Vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l’incendiassero e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo) che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova fenice nell’arco di tre giorni, dopodiché volava ad Eliopoli e si posava sopra l’albero sacro. All’Araba Fenice, o Bennu, sono state dedicate quattro piramidi: quella di Cheope, presso Giza, “dove il sole sorge e tramonta“; una ad Abusir, Sahura, “splendente come lo spirito Fenice“; a Neferikare, “dello spirito Fenice” ed infine quella di Reneferef, “divina come gli spiriti Fenice“.
L’Araba Fenice nella mitologia greca: da Erodoto a Dante
Questo favoloso uccello sacro, dal collo, piumaggio ed ali dorate, di porpora, azzurre e rosse, becco affusolato, lunghe zampe, due piume che scivolano dal capo e tre che pendono dalla coda, per i Greci diventa la Fenice. Uno dei primi resoconti dettagliati dell’Araba Fenice ci viene dallo storico greco Erodoto, che però ne cambia la provenienza in “partendo dall’Arabia…“, da cui l’erronea denominazione.
Erodoto e l’erronea denominazione “Araba Fenice”
Erodoto, nelle sue Storie, racconta di un uccello favoloso proveniente dall’Arabia, che ogni cinquecento anni si recava al tempio del Sole a Eliopoli per seppellire il corpo del padre avvolto nella mirra. Da questo racconto deriva il nome di Araba Fenice, anche se, come abbiamo visto, le origini del mito sono da ricollegare all’egizio Bennu.
La Fenice in Ovidio, Tacito e nel Fisiologo
Alla Fenice alludono o la nominano nei propri scritti anche autori come Ovidio, nelle Metamorfosi, e Tacito. Il Fisiologo, il primo bestiario cristiano, la descrive come un simbolo di rinascita e immortalità. Giobbe, a cui si deve il parallelo tra la fenice con Cristo, probabilmente per via del fatto che entrambi tornavano a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, Dante Alighieri (Inferno), Metastasio (Demetrio), Lorenzo Da Ponte nel libretto di Così fan tutte musicato da Mozart.
Il simbolismo cristiano della Fenice: resurrezione e pietra filosofale
I primi cristiani adottarono il simbolismo della Fenice come metafora della resurrezione di Cristo e della rinascita spirituale. La sua immagine ricorre frequentemente nell’iconografia delle catacombe. Anche in ambito alchemico la Fenice assunse un ruolo importante, diventando simbolo della pietra filosofale, la sostanza leggendaria capace di trasformare i metalli in oro e di garantire l’immortalità.
La Fenice nelle altre culture: Cina, Giappone, India ed Americhe
Il mito dell’Araba Fenice non è limitato al mondo egizio e greco-romano, ma trova interessanti paralleli in molte altre culture, dall’estremo oriente alle Americhe.
Il Feng cinese: potere, prosperità e le cinque virtù cardinali
In Cina, tra le quattro creature magiche che presiedono i destini del paese, troviamo il Feng, la fenice cinese, che rappresenta il Sud. Simbolo di potere, prosperità e attributo esclusivo dell’imperatore e dell’imperatrice, il Feng è una creatura composita, con la fronte della gru, il becco dell’uccello selvatico, la gola della rondine, il collo del serpente, il guscio della testuggine, le strisce del drago e la coda di un pesce. Si dice che la sua canzone contenga le cinque note della scala musicale cinese, che la sua coda includa i cinque colori fondamentali e che il suo corpo sia una mistura dei sei corpi celesti: la testa simboleggia il cielo, gli occhi il sole, la schiena la luna, le ali il vento, i piedi la terra e la coda i pianeti. Il Feng, chiamato anche “l’uccello scarlatto”, nasce dal fuoco e vive nel Regno dei Saggi, a est della Cina. Si nutre di bambù e beve acqua purissima. Appare solo in tempi di pace e prosperità, mentre si nasconde nei periodi bui. Al concepimento, è il Feng a consegnare l’anima del nascituro nel grembo della madre.
Ho-ho e Karura: la Fenice nel folklore giapponese
In Giappone, l’Araba Fenice è conosciuta come Ho-ho o Karura, un’enorme aquila che sputa fuoco, dalle piume dorate e con gemme magiche sulla testa. Simbolo dell’arrivo di una nuova era, la fenice giapponese è una creatura benevola che annuncia la pace e la prosperità.
Garuda: la cavalcatura di Vishnu nella mitologia induista
Nella cultura induista e buddista, la Fenice prende il nome di Garuda, una creatura divina con ali e becco d’aquila, corpo umano, faccia bianca, ali scarlatte e corpo d’oro. Garuda è la cavalcatura del dio Viṣṇu e simboleggia la forza, la velocità e la conoscenza spirituale. Secondo la leggenda, Garuda liberò la madre, imprigionata dalla madre dei serpenti, e per questo motivo divenne nemico dei Naga, i serpenti e i draghi della mitologia indiana.
Quetzalcoatl e l’uccello del tuono: la Fenice nelle culture precolombiane
Anche nelle culture precolombiane troviamo figure simili alla Fenice. Quetzalcoatl, il dio serpente piumato dei Messicani, aveva il dono di morire e risorgere ed era considerato un grande sovrano e portatore di civiltà. Per i Sioux, invece, il dio uccello era incarnazione del “grande potere superiore“, fonte di potere e saggezza. Anche in questo caso, l’uccello mitologico è associato alla rinascita, alla conoscenza e al potere spirituale.
Il mito dell’Araba Fenice: resilienza e rinascita
Il mito dell’Araba Fenice, con il suo ciclo di morte e rinascita, è una potente metafora della resilienza umana, la capacità di rialzarsi dopo le difficoltà e di trasformare le esperienze negative in opportunità di crescita.
Il simbolismo della Araba Fenice tra il numero 71 e la fenice nella cultura di massa
La mitologia associa alla Fenice il numero romano LXXI, ovvero 71, dove il numero 7 indica le ceneri (la fine) e il numero 1 indica la vita, l’inizio. La simbologia che la Fenice rappresenta, ovvero la morte e la possibilità di risorgere nel quotidiano, associa questo animale mitologico alla resilienza, la capacità di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, di reagire e di rialzarsi più forti di prima. Molte sono state le opere ispirate alla Fenice: da Hi no Tori (La Fenice) ambizioso progetto del “padre dei manga” Osamu Tezuka, al film Il volo della Fenice del 1965, col remake del 2004. L’Araba fenice è anche una canzone del gruppo Plakkaggio HC, del 2007, ed una di Loredana Bertè. La Fenice è anche il titolo di un pezzo presentato al Festival di Sanremo 1984 da Santandrea ed una canzone rap del gruppo romano Colle der Fomento; Arabica Phoenix è una canzone scritta da Erik Bosio. In Gear Fighter Dendoh, la settima delle armi elettroniche porta il nome di Antica Fenice, nel manga I Cavalieri dello Zodiaco uno dei cinque protagonisti è protetto dalla costellazione della Fenice; In Ken il guerriero, uno dei combattenti più forti è Souther, maestro della tecnica della Fenice ed infine nella saga degli X-Men, il personaggio Jean Grey viene posseduta dall’entità cosmica della Fenice.
Oltre la Araba Fenice: altri uccelli e animali mitologici
Il fascino degli animali mitologici non si limita alla sola Araba Fenice. Molte altre creature fantastiche popolano i miti e le leggende di tutto il mondo, incarnando valori, paure e speranze dell’animo umano.
Grifone, Condor e Roc: uccelli leggendari tra forza e saggezza
Oltre alla Fenice, esistono molti altri uccelli mitologici. Il Grifone, ad esempio, è un essere leggendario con il corpo di leone e le ali di aquila, simbolo di forza e coraggio. Il Condor, nella mitologia delle Ande, era considerato un messaggero degli dèi e un simbolo di potenza. Il Roc, un uccello gigantesco presente nella mitologia araba e indiana, era in grado di sollevare elefanti con i suoi artigli. L’Ibis, invece, nella mitologia egizia, era simbolo di saggezza e conoscenza, spesso raffigurato come messaggero degli dei.
Draghi, Centauri e altre creature mitologiche
Tra gli animali mitologici più noti, troviamo i draghi, creature alate e sputafuoco presenti in molte culture, con significati e caratteristiche anche molto diverse tra loro. I centauri, con il corpo di cavallo e il busto di uomo, rappresentano l’unione tra istinto e ragione. Queste creature fantastiche, pur non essendo reali, continuano a vivere nella nostra immaginazione, ispirando opere d’arte, libri, film e videogiochi, a testimonianza del loro fascino intramontabile.
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