Arte urbana: graffiti, murales e la voce della strada

arte urbana

È magia che grida, denuncia, che s’impone, anomalia che incanta: è l’arte a cielo scoperto che si fa guardare anche dai distratti, è arte urbana.

Cos’è l’arte urbana? Definizione e significato

L’arte urbana, globalmente detta street art, non ha una definizione che la circoscriva in un modus o un periodo ben definito. Potremmo descriverla come l’insieme di tutte quelle forme d’arte che nascono e si stabiliscono in luoghi pubblici, accessibili a chiunque, artisti e curiosi. La caratteristica più forte dell’arte urbana è probabilmente l’artista che se ne fa messaggero: il fine è comunicare, che sia un sentimento, un messaggio di protesta o una speranza. L’arte urbana nasce, dunque, dall’immortale esigenza sociale di farsi ascoltare: un insieme di linee e colori sono i segni del linguaggio universale di chi ha qualcosa da dire.

Graffiti vs. murales: differenze e caratteristiche

Spesso si tende a confondere l’arte urbana con il graffitismo e il muralismo, ma è importante fare delle distinzioni.

Il graffito (o writing) è figlio della cultura hip-hop e si concentra principalmente sulla scrittura: lettere, parole, tag (firme) realizzate con bombolette spray. L’identità dell’autore (il “writer”) è centrale, e spesso il graffito è una forma di espressione personale e di autoaffermazione. Sebbene alcuni graffiti possano essere considerati atti di vandalismo, molti writer lavorano in spazi autorizzati o commissionati, creando opere di grande impatto visivo.

I murales, invece, sono veri e propri dipinti realizzati su muri o altre superfici permanenti. A differenza dei graffiti, i murales sono spesso figurativi (rappresentano immagini riconoscibili) e possono avere un intento decorativo, narrativo o di denuncia sociale. Il muralismo ha una lunga storia, che risale alle pitture rupestri e agli affreschi, e si è evoluto in diverse forme nel corso dei secoli.

Sia i graffiti che i murales rientrano nell’ampio concetto di arte urbana, che include anche altre forme di espressione come la stencil art, la poster art, le installazioni e le performance. Come ha detto il celebre artista Banksy, “l’arte deve confortare il disturbato e disturbare il comodo”.

Esempi di arte urbana in Italia: da Roma a Napoli

L’arte urbana sta trasformando il volto di molte città italiane, contribuendo alla riqualificazione di quartieri e alla creazione di nuovi spazi di aggregazione e di espressione. Ecco alcuni esempi:

  • I Love Torpignart (Roma): un progetto di riqualificazione urbana nel quartiere di Tor Pignattara, dove le facciate degli edifici sono state trasformate in opere d’arte da street artist provenienti da tutto il mondo.
  • Castello di Zakula (Cormano): un vecchio capannone industriale abbandonato, trasformato dall’artista Zakaria Jemai (Conte Zakula) in un museo a cielo aperto, con murales realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo.
  • Parco dei Murales (Ponticelli, Napoli): un complesso residenziale trasformato in un museo a cielo aperto grazie a un progetto di INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana. Tra le opere più significative: “Je sto vicino a te” di Hope (Daniele Nitti), un murale che simboleggia la solidarietà e la fratellanza; “Tutt’egual song’e criature” di Jorit AGOch, un ritratto di una bambina di un campo rom di Scampia circondata da libri; “‘A Mamm’ ‘e Tutt’ ‘e Mamm'” di La Fille Bertha, una rivisitazione della Madonna della Misericordia che celebra la maternità e la femminilità.

L’arte urbana: quando i muri parlano

L’arte urbana somiglia a un sentimento, con i suoi sintomi e la sua consapevolezza di esistere, la difficoltà di essere spiegata, l’esigenza di essere sentita. È l’energia dei colori che straripano e dipingono gli occhi di chi guarda. È una forma di espressione potente e democratica, che può trasformare gli spazi urbani, stimolare il dialogo e promuovere il cambiamento sociale.

Le opere d’arte urbana più spettacolari del mondo: la top 5

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A proposito di Ilaria Iovinella

Premessa: mai stata di poche parole, eterna nemica dell'odioso "descriviti in tre aggettivi". Dovessi sintetizzarmi, direi che l'ossimoro è una figura retorica che mi veste bene. Studio giurisprudenza alla Federico II, ma no, da grande non voglio fare l'avvocato. Innamorata persa dell'arte e della letteratura, dei dettagli e delle sfumature, con una problematica ossessione per le storie da raccontare. Ho tanto (e quasi sempre) da dire, mi piace mettere a disposizione di chi non ha voce le mie parole. Insomma, mi chiamo Ilaria e sono un'aspirante giornalista, attualmente impacciata sognatrice con i capelli corti.

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