Scopriamo chi è Dino Campana (Marradi, 20 agosto 1885 – Scandicci, 1º marzo 1932), il poeta italiano considerato il nostro esponente più significativo della poesia maledetta. Dalle sue opere emerge un senso di distanza rispetto alla realtà, una caratteristica probabilmente legata ai suoi disturbi psichici che ne hanno segnato l’intera esistenza.
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La vita tormentata di Dino Campana
Possiamo definire chi è Dino Campana innanzitutto delineando le fasi più significative della sua vita. L’autore nacque a Marradi, un comune in provincia di Firenze, e sin dall’adolescenza manifestò alcuni disturbi psichici, forse aggravati dal difficile rapporto con la madre. Dopo aver interrotto gli studi di Chimica a Bologna ed essere stato ricoverato per un primo periodo nel manicomio di Imola, l’autore diede inizio a una serie di viaggi in Italia e in Europa, girovagando da paese a paese e svolgendo diversi lavori precari.
Un momento fondamentale fu la pubblicazione a sue spese dei Canti orfici nel 1914. Dopo essere stato escluso dalla leva obbligatoria, molto probabilmente a causa dei suoi problemi psichici, Campana riprese i suoi viaggi. Durante questo periodo conobbe Sibilla Aleramo, con la quale iniziò una relazione amorosa intensa e molto difficile, documentata dal loro carteggio. La sua instabilità mentale si aggravò, portandolo a essere definitivamente internato nel 1918 nel manicomio di Castel Pulci a Scandicci (Firenze), dove restò fino alla morte per setticemia il 1° marzo 1932.
Evento | Data e luogo |
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Nascita | 20 agosto 1885, Marradi (Firenze) |
Pubblicazione Canti Orfici | 1914, Marradi (Tipografia Ravagli) |
Inizio relazione con Sibilla Aleramo | 1916 |
Internamento definitivo | 1918, Manicomio di Castel Pulci (Scandicci) |
Morte | 1º marzo 1932, Scandicci (Firenze) |
I Canti Orfici: la storia del manoscritto perduto
L’opera principale di Campana, i Canti orfici, è un insieme di versi e poemetti in prosa. Il titolo si rifà ai misteri orfici, antichi riti di iniziazione greci basati sull’idea che l’anima debba essere liberata dal corpo-prigione. La storia editoriale del libro è essa stessa leggendaria: Campana affidò il manoscritto originale, intitolato “Il più lungo giorno”, agli intellettuali Papini e Soffici, ma questi lo persero. Disperato, il poeta riscrisse l’intera opera a memoria, pubblicandola a proprie spese e vendendone personalmente le copie per le strade. In quest’opera emerge la personalità del poeta e il suo difficile rapporto con il mondo: il tema centrale è, infatti, la deformazione visionaria della realtà. La poesia è presentata come un’arte magica, l’unico strumento in grado di cogliere la natura profonda delle cose.
Stile e poetica: tra Nietzsche e i simbolisti francesi
La sua produzione poetica si ispira inizialmente a Gabriele D’Annunzio, per poi superarlo e avvicinarsi al simbolismo ottocentesco di Baudelaire e Rimbaud. È inoltre caratterizzata dall’ideologia di vitalismo tipica della filosofia di Nietzsche. Proprio per questi riferimenti e per la sua esistenza ai margini, Campana viene considerato l’esponente più importante della poesia maledetta in Italia: un’arte che nasce da uno stile di vita provocatorio e di autodistruzione. La sua poesia è segnata da allucinazioni e fantasie improvvise, che destabilizzano l’equilibrio delle sue opere e creano un linguaggio potentemente evocativo e musicale.
Le opere postume
Chi è Dino Campana emerge anche dai lavori pubblicati solo dopo la sua morte. Tra questi ricordiamo gli Inediti, una raccolta curata da Enrico Falqui nel 1942, che mette ancora in risalto la sua poetica attraverso temi ricorrenti come la vita quotidiana, la natura e i suoi colori, l’amore, l’arte, il viaggio e la follia. Tutti argomenti da cui traspare la sua personalità tormentata e la sua vita trascorsa come un vagabondo in vari paesi d’Europa. Per approfondire, si può consultare il sito del Centro Studi Campaniani, che custodisce la memoria del poeta.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons
Articolo aggiornato il: 25/08/2025