Chi è Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee

Chi è Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee

Tra gli anni ’70 e ’90, Jeffrey Dahmer si è macchiato di una serie di delitti efferati che lo hanno fatto passare alla storia come uno dei serial killer più spietati d’America. Ma chi è davvero l’uomo soprannominato «il cannibale di Milwaukee»? Ripercorriamo la sua inquietante storia che ancora oggi sconvolge tante persone nel mondo intero. 

Chi è stato Jeffrey Dahmer 

Jeffrey Dahmer nasce a Milwaukee nel 1960 da una famiglia della classe media. Fin da bambino manifesta un carattere introverso e schivo, ma anche una spiccata passione per gli animali che raccoglieva da morti, per poi dissezionarli. Già in adolescenza emergono le sue tendenze necrofile e omicide: compie la sua prima uccisione nel 1978, a soli 18 anni. La vittima è un autostoppista che Dahmer colpisce con una sbarra di metallo prima di seppellirne i resti. In questo periodo l’alcol diventa un problema, per cui nel 1981 viene arruolato nell’esercito, ma presto congedato a causa di questa sua dipendenza. Tornato a Milwaukee dopo il fallimento in ambito militare, l’assassino comincia a mettere in atto i suoi terribili istinti omicidi, e tra il 1987 e il 1991 uccide 17 uomini, per lo più afroamericani e omosessuali, con metodi brutali: soffocamento, iniezione di acido e droghe letali. Dopo averli assassinati, l’omicida abusava dei cadaveri, praticava il cannibalismo e cercava di preservare le parti anatomiche come dei trofei di cui vantarsi. In aggiunta a tutto questo, ha confessato di aver mangiato i cuori, i bicipiti e varie parti del cervello delle sue vittime. Questi rituali macabri dopo gli omicidi definiscono Jeffrey Dahmer come uno dei serial killer più deviati e perversi nella storia del crimine americano.  

Nel 1991 la polizia finalmente arresta Dahmer, dopo che uno dei suoi giovani amanti, Tracy Edwards, riesce rocambolescamente a fuggire e a denunciarlo. L’appartamento del celebre serial killer si rivela una vera e propria casa degli orrori, piena di prove delle sue perversioni come cadaveri smembrati, teschi e organi conservati nel frigo. Processato e condannato a oltre 900 anni di carcere, Jeffrey Dahmer diventa un caso emblematico di studio per psichiatri e criminologi e, prima di essere ucciso da un altro detenuto nel 1994, non mostra mai pentimento per i suoi crimini a riprova di una totale mancanza di empatia e coscienza morale. La storia di questo criminale solleva inquietanti interrogativi su come si possa arrivare a tali abissi di depravazione. Nonostante le perizie psichiatriche lo descrivano come affetto da vari disturbi mentali, il killer incarna l’emblema del male che si nasconde dietro la facciata della normalità, il suo caso continua a suggestionare e terrorizzare per le dinamiche psicologiche contorte che portano un uomo a compiere indicibili nefandezze.

Il killer nella serie tv di Netflix

Da sempre si cerca di capire chi sia stato effettivamente Dahmer, e non è un caso che la sua storia abbia recentemente acquisito nuova attenzione grazie alla serie di Netflix che ha acceso un dibattito sulla rappresentazione del killer e dei suoi crimini. La serie creata da Ryan Murphy offre un ritratto intimo e disturbante dell’uomo, esplorando la sua psiche e le circostanze che lo hanno portato a compiere i suoi crimini. La show televisivo che mostra chi è Jeffrey Dahmer, è stato elogiato per i suoi attori, la sua regia e la sua scrittura, ma è stato anche criticato per la sua rappresentazione voyeuristica e sensazionalistica della violenza.

La serie Netflix presenta alcune libertà creative rispetto alla vera storia di Dahmer, alcune delle differenze più evidenti includono:

  • La rappresentazione di Lionel Dahmer: il padre del killer è ritratto nella serie come un uomo freddo e distaccato, mentre nella realtà era un padre amorevole e preoccupato per il figlio;
  • Il ruolo di Joyce Dahmer: la madre, in questo caso, è rappresentata come una donna instabile e mentalmente disturbata, mentre nella realtà soffriva di depressione post-partum e ansia, ma non era considerata mentalmente malata;
  • Le prime vittime: la serie mostra Dahmer che uccide la sua prima vittima all’età di 14 anni, mentre nella realtà aveva 18 anni quando uccise il suo primo ragazzo;
  • Il cannibalismo: si minimizza su quest’aspetto nei crimini compiuti dall’assassino, mentre nella realtà era un elemento importante e frequente dei suoi rituali.

Oltre alla cronaca degli eventi realmente accaduti, la serie approfondisce la psicologia contorta di Dahmer, cercando di analizzare le cause che lo hanno portato a tali estremi di depravazione. Vengono mostrati i suoi diversi disturbi mentali, pur senza volerne giustificare le azioni, attraverso un alternarsi di scene inquietanti degli omicidi e momenti in cui emergono i lati più umani e vulnerabili del feroce criminale. Tutto questo prima che la sua mente sprofondi definitivamente nell’oscurità, mostrando un ritratto che svela le sfaccettature di un uomo divenuto un mostro. Dunque, la serie di Netflix ripercorre le tappe salienti della terrificante vita di Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee, la cui storia ha sconvolto gli Stati Uniti. Attraverso una narrazione cruda, ma approfondita, la miniserie porta sullo schermo uno dei casi criminali più raccapriccianti di sempre.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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