Chi è San Sebastiano: il santo tra pittura e letteratura

San Sebastiano: il santo tra pittura e letteratura

Secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varazza, San Sebastiano era un cittadino milanese di origine francese, conosciuto dall’imperatore Diocleziano per le sue ottime doti militari. Per tale ragione fu mandato a Roma dall’imperatore stesso e ne divenne il suo favorito fin quando, però, scoprì la fede cristiana del soldato e ne ordinò il martirio.

San Sebastiano nella pittura

Tra Cinquecento e Seicento San Sebastiano è stato il soggetto preferito di numerosi pittori italiani, forse per via della devozione popolare verso di lui che crebbe notevolmente in quegli anni, poiché era spesso invocato contro la peste che devastò l’Europa.

Il santo ha avuto, oltretutto, un cambio di iconografia. Si è passato dalla rappresentazione, nell’arte gotica, di un uomo barbuto vestito da patrizio alla raffigurazione di un giovane nudo o seminudo, legato ad un palo e colpito dalle frecce, nel momento in cui sta per esalare l’ultimo respiro.

Tra gli esponenti del Rinascimento che vale la pena ricordare vi è Antonello da Messina, che fu abile ad applicare l’espressività tipica dell’arte fiamminga alla solenne e monumentale pittura italiana. In questo quadro il santo appare come un giovane dai capelli lunghi, legato ad un albero e trafitto da cinque frecce. È seminudo, con un abbigliamento intimo aderente, e non sembra stia soffrendo il calvario del martirio: il volto è inclinato verso sinistra e lo sguardo è quasi assente, sembra che stia accettando rassegnato il proprio destino.

L’opera di Antonello da Messina è caratterizzata da una precisione geometrica, tipica di Piero della Francesca, nel rappresentare prospetticamente le architetture sullo sfondo. Inoltre, si può notare che il corpo del santo è stato reso attraverso un dolce contrasto di luci ed ombre, riprendendo lo stile di Giovanni Bellini.

Guido Reni, pittore del Seicento, dipinse varie versioni del martirio di San Sebastiano. Tra le più belle bisogna ricordare quella conservata ai Musei Capitolini a Roma. Il santo è qui un giovane vigoroso, dai capelli ricci, trafitto da due frecce. Ciò che colpisce del quadro è lo sguardo del soggetto rappresentato, il quale è rivolto verso l’alto (elemento caratteristico della pittura di Reni), come se stesse cercando di incrociare lo sguardo di Dio.

Il corpo non è quello di un uomo sanguinante, deturpato dalle frecce, ma bensì quello di un giovane pieno di sensualità, con una bellezza evidente anche nella delicatezza anatomica, che corrisponde agli ideali classici che contraddistinguono la pittura dell’autore.

San Sebastiano nella letteratura

Non è soltanto la pittura che ha consacrato San Sebastiano come uno dei soggetti religiosi più amati, ma anche la letteratura ha contribuito a renderlo immortale.

Un esempio interessante è Confessioni di una maschera dello scrittore giapponese Yukio Mishima. Nel romanzo, ispirato alla giovinezza dello stesso autore, il protagonista Kōchan scopre la masturbazione attraverso un’immagine del San Sebastiano di Guido Reni, trovato in un manuale di storia dell’arte del padre.

In questo caso, il santo non è più esclusivamente simbolo di sensualità, ma diventa un oggetto di desiderio, di passione carnale, un tramite che permette a Kōchan di scoprire la sua omosessualità. Tuttavia l’erotismo assume una dimensione violenta, perché non è solo il corpo muscoloso del martire ad eccitare il ragazzo, ma anche il sangue che fuoriesce dalle ferite causate delle frecce nel costato.

Si deduce, dunque, che San Sebastiano sia stato una figura centrale nella vita di Mishima, considerando che la storia di Kōchan non è altro che un riflesso della sua infanzia e adolescenza. Era talmente grande la sua ossessione per il santo, il preferito dagli omosessuali, che si fece fotografare in alcuni scatti in cui riproponeva la scena del martirio: da qui l’antitesi tra bellezza e distruzione che ha sempre caratterizzato la poetica di Mishima.

Non tutti sanno che anche Gabriele D’Annunzio ha trattato la figura di San Sebastiano: si tratta de Le Martyre de Saint Sébastien, opera teatrale scritta dal poeta vate in francese antico. La fonte di ispirazione di quest’opera fu il corpo dell’attrice Ida Rubenstein, la quale interpreta il santo riproducendone un cambio sessuale tanto ammirato dagli imperatori per la sua forza virile.

L’opera di D’Annunzio era chiaramente anticristiana e anticlericale; nonostante ciò, malgrado il vescovo di Parigi avesse proibito ai fedeli cattolici di assistere alla prima dell’opera, considerandola ovviamente immorale, essa fu ugualmente un successo.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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