Il CLIL (Content and Language Integrated Learning) è una metodologia didattica in cui una materia non linguistica, come storia o scienze, viene insegnata attraverso una lingua straniera. L’acronimo, proposto da David Marsh nel 1994, definisce un approccio in cui l’acquisizione della lingua non è il fine, ma il veicolo per l’apprendimento di altri contenuti. In questo modo, gli studenti imparano la materia e contemporaneamente potenziano le loro competenze linguistiche in un contesto reale e motivante.
Indice dei contenuti
I principali benefici del CLIL
Beneficio | Descrizione |
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Potenziamento linguistico | Aumenta l’esposizione alla lingua straniera in contesti autentici, migliorando la fluidità e il lessico specifico. |
Apprendimento profondo | Gli studenti elaborano i contenuti disciplinari in modo più approfondito, dovendo riorganizzare le informazioni in un’altra lingua. |
Maggiore motivazione | L’uso della lingua per scopi pratici e concreti rende l’apprendimento più coinvolgente e meno astratto. |
Competenze interculturali | Favorisce una visione plurilingue e interculturale, preparando gli studenti a un contesto globale. |
Come funziona l’approccio CLIL in classe
L’approccio CLIL funziona spostando il focus dalla lingua all’argomento della lezione. La lingua straniera diventa un canale attraverso cui i contenuti vengono veicolati ed elaborati. L’insegnamento è basato sull’esperienza pratica e sull’apprendimento collaborativo (team teaching), dove gli studenti diventano protagonisti attivi del loro percorso. Le lezioni sono spesso organizzate come progetti (didattica per progetti), che stimolano la curiosità e permettono di “imparare facendo”. Questo approccio risponde molto bene ai bisogni cognitivi dei bambini della scuola primaria, ma si rivela efficace a tutti i livelli di istruzione.
Il CLIL nella scuola italiana: normativa e requisiti
In Italia, la metodologia CLIL è stata introdotta in modo strutturato con la Riforma Gelmini del 2010, che ne ha reso obbligatorio l’insegnamento nell’ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici. La legge 107/2015 (“La Buona Scuola”) ha ulteriormente potenziato questa metodologia. Per poter insegnare una disciplina in modalità CLIL, un docente deve possedere requisiti specifici:
- Competenze disciplinari: l’abilitazione all’insegnamento della propria materia.
- Competenze linguistiche: una certificazione di livello C1 nella lingua straniera veicolare.
- Competenze metodologiche: aver frequentato un corso di perfezionamento universitario specifico sulla didattica CLIL.
Per approfondimenti sulla normativa e sui progetti in corso, è possibile consultare le risorse ufficiali del Ministero dell’Istruzione e dell’istituto INDIRE, che monitora la sua applicazione a livello nazionale.
Quali discipline sono più adatte per i percorsi CLIL?
Qualsiasi disciplina non linguistica può essere insegnata con la metodologia CLIL. Tuttavia, alcune materie si prestano con maggiore facilità, specialmente nella scuola primaria.
Discipline a basso contenuto verbale
Materie come Arte, Musica o Scienze Motorie sono spesso considerate ideali per iniziare. Queste discipline utilizzano linguaggi non verbali (immagini, suoni, movimenti) che supportano la comprensione e permettono agli studenti di partecipare attivamente anche con competenze linguistiche iniziali. Attraverso attività ludiche e manuali, i più piccoli possono sviluppare le abilità ricettive in modo naturale.
Discipline a più alto contenuto verbale
Anche discipline come Scienze, Geografia o Storia sono appropriate per percorsi CLIL ben strutturati. In questi casi, è fondamentale che l’insegnante fornisca un adeguato supporto linguistico (scaffolding), utilizzando mappe concettuali, immagini, video e un lessico mirato per rendere i contenuti accessibili e favorire l’apprendimento integrato.
Fonte immagine per l’articolo Cos’è il CLIL: Pixabay.
Articolo aggiornato il: 17/10/2025