Cos’è la legge del contrappasso? 4 esempi

Cos'è la legge del contrappasso? 4 esempi

La legge del contrappasso è un argomento che solitamente si associa al nome di uno dei più celebri poeti fiorentini al mondo: Dante Alighieri. Il termine contrapasso, infatti, ricorre nell’opera maestra del poeta, la Divina Commedia. Ma cos’è la legge del contrappasso? In realtà il concetto del contrappasso è molto più vecchio rispetto all’opera di Dante: difatti, il termine è più comunamente detto pena o legge del taglione e consiste nell’infliggere all’autore di una lesione un’uguale lesione. Tale legge è già menzionata nel codice di Hammurabi del XVIII sec. a.C., la prima raccolta di leggi della civiltà babilonese che regolava la vita della società sulla base della cosiddetta legge del taglione.

Cos’è la legge del contrappasso: l’opera di Dante

Il termine contrappasso – dal latino medievale contrapassum, composto da contra, ‘contro’, e passum, participio passato di pati, ‘soffrire’ – indica un tipo di punizione in cui al colpevole viene inflitta una pena simile o uguale al danno da lui arrecato. La legge del contrappasso rappresenta un argomento centrale nell’opera di Dante. La Divina Commedia è un poema in terzine di endecasillabi a rime incatenate (presenta, dunque, lo schema ABA, BCB, CDC).
L’opera è divisa in 3 cantiche – l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso – divise a loro volta in 33 canti. Quest’ultimi sono preceduti da un proemio, per cui l’opera consta di 100 canti totali. Il poema è il racconto fantastico del viaggio compiuto da Dante attraverso i tre regni. Attraverso il poema si vuole riportare gli uomini sulla via del bene mediante la rappresentazione delle pene e dei premi che attendono i rispettivi peccatori e buoni.

Cos’è la legge del contrappasso nella Divina Commedia

L’applicazione del contrappasso emerge fin dall’inizio della Commedia, ma la parola contrapasso ricorre nell’opera, per la prima e unica volta, nel XXVIII canto dell’Inferno, nel quale compare la figura di Bertram dal Bornio. Bertram dal Bornio era un suddito di Enrico II di Inghilterra che, a causa del suo peccato, è posizionato da Dante tra i seminatori di discordia. L’uomo, infatti, è accusato di aver rovinato i rapporti tra il Re e il suo primogenito; perciò è condannato ad avere la testa divisa dal corpo – nello stesso modo in cui lui è stato artefice della divisione tra padre e figlio.
Nella Commedia il contrappasso si può realizzare attraverso 2 metodi: per analogia o per contrasto.

  • Per analogia: la pena è uguale al peccato;
  • Per contrasto: la pena è l’opposto del peccato.

Cos’è la legge del contrappasso: 4 esempi

Gli Ignavi, coloro «che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo», sono i dannati del III canto dell’Inferno. In questo canto ci troviamo nella pianura dell’Acheronte e la colpa dei puniti è l’ignavia. Vediamo cos’è la legge del contrappasso in base alla pena inflitta a queste anime: gli ignavi, in vita, non si sono mai schierati, perciò sono ora costretti a correre dietro una bandiera bianca che si muove velocemente e sono continuamente sollecitati dalle punture di mosconi o vespe che li costringono a correre.

I Lussuriosi sono i protagonisti del V canto dell’Inferno, il canto della rinomata storia di Paolo e Francesca. Ci troviamo nel II cerchio e la colpa dei dannati è la lussuria: i lussuriosi, in vita, si sono lasciati travolgere dalle passioni; perciò ora sono condannati a essere trasportati per l’eternità da una bufera infernale che li fa volare senza posa.

I Golosi – i dannati del VI canto – scontano la loro pena nel III cerchio dell’Inferno. Anche in questo caso la pena è un esempio perfetto che ci permette di comprendere cos’è la legge del contrappasso: i golosi sono colpiti da una pioggia incessante mista a neve e grandine, che crea sul suolo un fango che emana un odore insopportabile. Inoltre, le anime sono vittime dei latrati di Cerbero, un cane a tre teste dagli occhi rossi e la barba unta che, con i suoi artigli, tormenta i golosi.

Nel V cerchio si trovano gli iracondi e gli accidiosi, anime immerse nel fango dello Stige. Gli iracondi, che in vita aggredirono gli altri, ora sono condannati a restare immersi in questo fiume per l’eternità, percuotendosi continuamente con schiaffi, pugni e morsi. Gli accidiosi, invece, completamente immersi nel fiume, in vita non seppero trarre bellezza dal mondo, perciò adesso sono condannati ad essere sommersi da questa fanghiglia.   

«Così s’osserva in me lo contrapasso» (Inferno XXVIII).

Fonte immagine: Wikipedia

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