Re Mida: un viaggio tra mito e storia

Re Mida : un viaggio tra mito e storia

Re Mida e le sue leggende | Riflessioni

Mida o Mita (in greco antico: Μίδας, Mídas) è il nome di alcuni sovrani della Frigia indipendente, regione storica dell’Anatolia, dell’epoca pregreca, fiorito nel sec. VIII a. C.

Secondo alcuni Midas è un re frigio vissuto nel II millennio a.C. e quindi prima della guerra di Troia.

Secondo altri studiosi Mida potrebbe essere identificato con il personaggio storico di Mita, re dei Moschi nell’Anatolia occidentale alla fine dell’VIII secolo a.C.

Il re suicida

Mita si chiamava anche l’ultimo sovrano della dinastia frigia che, vissuta la propria gioventù in Macedonia come re di Pessinunte sul monte Bermion (Bryges), venne successivamente adottato da Gordio, re di Frigia, e dalla dea Cibele (la Grande Madre). L’oracolo della Frigia, vedendo in lui un possibile salvatore da tutti i conflitti civili che coinvolgevano la Frigia, lo elesse come nuovo re spodestando il padre. Mida sposò la figlia di Agamennone di Cuma, Eolia, da cui ebbe diversi figli, fra cui Litierse (mietitore demoniaco degli uomini), Ancuro, Zoë (vita) e Adrasto come nipote. Durante il suo regno lottò per liberare l’Anatolia e l’Assiria dai Cimmeri tra il 680 e il 670. Questi ultimi però prevalsero e il re si diede la morte bevendo del sangue dei tori (secondo Strabone) mentre il padre venne arso vivo. 

Come al padre Gordio è attribuita la fondazione dell’omonima capitale della Frigia, a lui sono attribuite quelle della città di Midea e (secondo Pausania) di Ancyra (l’attuale capitale turca Ankara).

Nel 1957 è stata scoperta a 53 metri di profondità, sotto all’antica Gordio, la presunta tomba di Mida.

Mida e la saggezza

Con il Mida, figlio adottivo di Gordio, era da Erodoto identificato quel sovrano nei cui giardini sarebbe stato preso Sileno, per il desiderio del re di apprenderne la saggezza ma il vecchio da principio conservò a lungo il silenzio e quando infine si decide a parlare, disse che per il sovrano meglio sarebbe non essere mai nato o, dal momento che aveva avuto la disgrazia di nascere, morire subito.

Più note, tuttavia, sono due leggende del re Mida riferite diffusamente da Ovidio (Metamorfosi, XI, 85-193) e più in breve da Igino (Favola 191) e da Servio Ad Aeneidem (commento di Servio all’Eneide di Virgilio, X, 142).

Re Mida e l’oro

Alternativa alla leggenda sopracitata, secondo la versione narrata da Publio Ovidio Nasone ne Le metamorfosi, un giorno Dioniso aveva perso di vista il suo vecchio maestro Sileno.

Il vecchio satiro si era attardato a bere vino e si era smarrito ubriaco nei boschi, nei pressi del monte Tmolo, staccandosi dal corteo di Dioniso, finché non fu ritrovato da un paio di contadini frigi, che lo portarono dal loro re, Mida (secondo un’altra versione, Sileno andò a finire direttamente nel giardino di rose del re).

Mida riconobbe subito il vecchio precettore di Dioniso perché era stato da Eumolpo e da Orfeo iniziato ai misteri del dio della vite, del melo e della birra, della crescita e del rinnovarsi della vita dei fiori e degli alberi. Il vino, da Dioniso donato ai mortali, era per i Greci l’oblio degli affanni, creava gioia nei banchetti, induceva al canto, all’amore, ma anche alla follia, alla violenza e all’istinto e, durante i sacrifici, era strumento di mediazione tra uomini e dei.

Mida trattò affabilmente Sileno, ospitandolo e festeggiandolo nella sua reggia per dieci giorni e notti, mentre il satiro intratteneva il re e i suoi amici con racconti e canzoni.

L’undicesimo giorno, Mida riportò Sileno in Lidia da Dioniso, il quale, felice di aver ritrovato il suo anziano tutore, offrì al re qualsiasi dono desiderasse. Mida, allora, gli chiese il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava.

Mentre se ne tornava a casa, Mida ebbe occasione di provare più volte con letizia che Dioniso aveva mantenuto la parola ma scoprì con orrore che anche i cibi e le bevande subivano la metamorfosi.  Rendendosi conto che la sua cupidigia lo avrebbe portato alla morte, decise quindi di soccombere alla fame e alla sete e fece un voto al nume. Impietosito dal pentimento del re, tuttavia, Dioniso gli consigliò di andare a bagnarsi alle sorgenti del fiume Pattolo, che sgorgavano dal monte Tmolo, perché le acque avrebbero portato via il suo dono. Mida tornò al suo stato normale e da allora la leggenda vuole che le acque di quel fiume si arricchirono di sabbie aurifere.

Mida e le orecchie d’asino

Un’altra leggenda racconta che Mida, stanco e nauseato delle sue ricchezze, decise di vivere nelle foreste, immergendosi totalmente nel culto di Pan. Un giorno il dio Pan raggiunse il Tmolo e si fermò lì a suonare. Incantato dalle sue dolci note, in un impeto di presunzione, osò sfidare  Apollo, dicendo che le melodie del dio non potevano competere con quelle del suo flauto. Apollo scese allora dall’Olimpo per gareggiare con Pan, invitando lo stesso Tmolo, il dio del monte, a nominare il vincitore.

Inizialmente suonò Pan ma quando Apollo toccò la sua lira, ogni cosa sembrò fermarsi. Tmolo, senza esitare, lo dichiarò immediatamente vincitore e lo stesso Pan si inchinò a tanta grazia e armonia. Solo Mida, che aveva assistito di nascosto all’esibizione, iniziò a protestare, sostenendo la vittoria di Pan. A quel punto Apollo, per punirlo della sua insolenza, decise di trasformargli le orecchie in quelle di un asino.

Mida le nascose sotto una tiara ma il suo barbiere le vide per caso. Promise di serbare il segreto ma non potendone più, un giorno scavò una fossa e confidò alla terra lo scabroso segreto. Dalla buca nacquero però dalle canne che, agitate dal vento, riportarono le parole del barbiere: “Re Mida ha le orecchie d’asino!”, sicché il segreto fu ben presto conosciuto.

Mida, appresa la notizia, fece uccidere il servo ma null’altro poté fare contro il pubblico schermo.

Le caratteristiche della figura e delle leggende del re Mida fanno inoltre riconoscere in lui un antico nume della vegetazione, che apparteneva, come Sileno e Pan, alla cerchia di Dioniso; solo più tardi venne  identificato con lo storico sovrano.

I miti e le leggende, tramandate dai nostri avi, sono numerosi e vari ma indiscutibile appare la particolarità delle storie che vedono protagonista il re frigio Mida il quale, incarnando col suo comportamento la presunzione, la brama di ricchezza, la saccenza e l’ostinazione, risulta sicuramente da monito per la scelta dei valori da rispettare.

 

Foto: La calunnia Sandro Botticelli, 1492
Galleria degli Uffizi, Firenze, (It.wikipedia.org).

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