I Germani: la loro storia e il mito di Mannus

i germani

Ricostruire la storia dei Germani non è cosa semplice. Difatti, oggi, gli studiosi portano avanti studi intrecciati prendendo in esame campi del sapere differenti: la storia, l’archeologia e la linguistica. Nonostante ciò, anche le poche informazioni a cui gli storici sono riusciti a risalire riguardo i germani lasciano spazio a non poche incertezze.

I Germani sono un complesso di popolazioni definite ‘’barbariche’’ dai romani in quanto parlanti di una lingua differente e che, secondo Tacito, si stanziarono in un’area chiamata Cerchia Nordica. Quest’area comprendeva la parte meridionale della penisola Scandinava, la Danimarca, lo Jutland e la parte settentrionale dell’attuale Germania.
Nelle fonti storiche, i Germani vengono citati per la prima volta da Cesare nel De bello gallico che fornisce una descrizione delle popolazioni abbastanza scarna e, soprattutto, suddivise in tribù. I Germani vengono citati da Cesare soltanto per distinguerli dai Galli, popolazione nemica dei Romani, e l’autore poco si interessa alla loro cultura, alla loro realtà politica e sociale e men che meno alla loro lingua, limitandosi a delineare, in maniera abbastanza approssimativa, un confine naturale, quello del Reno, che separerebbe i Galli, ad Ovest, dai Germani stanziati invece ad Est.
Come già accennato, il De bello gallico di Cesare parla di una popolazione molto poco evoluta dal punto di vista sociale e religioso: secondo Cesare i Germani veneravano delle divinità non antropomorfe, legate principalmente al mondo naturale, mentre non viene data nessuna informazione concerne la loro realtà politica e sociale.

Tuttavia, a soli centocinquant’anni di distanza, la realtà germanica viene raffigurata in modo totalmente diverso da Tacito.
Nella Germania (98 d.C), non solo i Germani vengono raffigurati come un’unità, stanziata in una precisa area geografica (la cerchia nordica, appunto) ma Tacito offre anche una descrizione accurata della loro realtà sociale, politica e religiosa, addirittura presentando per la prima volta un pantheon di divinità. Com’è possibile che la realtà germanica sia cambiata in così poco tempo?
Secondo gli studiosi i motivi sono molteplici, in particolar modo furono rilevanti i frequenti contatti che i Germani ebbero, a cavallo fra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., con il mondo latino e cristianizzato. Il contatto con il mondo occidentale, infatti, ha permesso ai Germani di evolversi dal punto di vista sia militare che sociale.
Nel primo caso i Germani cominciarono a militare sempre più frequentemente nell’esercito romano, nel secondo, il contatto con il mondo romano e cristianizzato ha permesso loro di distaccarsi gradualmente da un tipo di società prettamente agricola e legata al mondo naturale e di evolversi in una società che persegue ideali come l’individualismo e l’arricchimento personale.
Questa evoluzione la notiamo nel passaggio, nella società germanica, dalla sippe al comitatus. Nel primo caso, quello della sippe (letteralmente “famiglia”, “stirpe”), tutti i membri erano accomunati da legami di sangue, avevano gli stessi diritti e dovevano contribuire al benessere della famiglia stessa. Nel secondo caso, invece, il comitatus (dal latino “cum ire”) era un’associazione non basata su legami di sangue, dove l’individuo sceglieva liberamente di donare la propria lealtà e fedeltà ad un signore, un comes (“conte”), ricevendo in cambio doni e premi.
Differentemente dalla sippe, nel comitatus vigeva una gerarchia, e tutti i membri erano in lotta fra di loro per poter vincere la fedeltà del proprio signore. Con il comitatus, abbiamo un primo tipo di trasformazione della società germanica che si avvicina sempre più al concetto di “res publica” in cui l’individuo, raggiunta la maggiore età, lascia la propria famiglia per diventare parte di uno Stato.

Un altro motivo che spiegherebbe la differenza notevole tra il De bello gallico di Cesare e la Germania di Tacito è che, essendo il territorio della Cerchia Nordica abbastanza vasto, è impossibile immaginare che le evoluzioni dal punto di vista sociale, religioso e linguistico siano avvenute allo stesso momento sul tutto il territorio.
A ciò va anche aggiunto il fatto che Germani ebbero costanti contatti non solo tra di loro, ma anche con popolazioni esterne (come i Celti, ad esempio) e che, probabilmente, questi contatti non furono omogenei su tutto il territorio. Questo ci riporta ad un problema fondamentale per lo studio e la comprensione della germanistica: il problema dell’unità germanica.
Difatti, il territorio germanico ed i Germani, non devono essere intesi come un’unità cristallizzata in senso genealogico, quanto piuttosto come un’unità che ha mantenuto le caratteristiche individuali di ogni popolazione. Quest’aspetto della cultura germanica trova conferma anche nello studio delle fonti archeologiche: queste ultime, infatti, dimostrerebbero che la cultura germanica, il cosiddetto “germanesimo”, avrebbe avuto un momento di coesione a cavallo tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., momento che avrebbe permesso al mondo germanico di sviluppare quella germanicità che l’avrebbe contraddistinto.
Nonostante questo momento di unità, il mondo germanico ha continuato a mantenere le caratteristiche individuali dei propri popoli che avrebbero messo le basi per la successiva disgregazione di quest’unità. Questa disgregazione sarebbe cominciata nel I secolo d.C., quando il Reno, diventato un confine naturale, permise la distinzione di due faces archeologiche: una ad Ovest ed una ad Est, permettendo poi già intorno al IV secolo d.C. di distinguere le singole popolazioni germaniche (Alemanni, Bavaresi, Goti, Longobardi etc.).

Nella Germania di Tacito, oltre ad informazioni riguardanti la società, la religione e, solo in minima parte, la lingua dei Germani, viene citato anche il mito di Mannus. Tacito cita Mannus, il primo uomo, per sottolineare non solo l’unità germanica dal punto di vista culturale e, probabilmente, sociale e religioso, ma anche la loro profonda autoconsapevolezza a riguardo. Mannus deriva dal germanico mannaz, “uomo”, e secondo il mito sarebbe un personaggio semidivino, figlio di Tuisto. La figura di Mannus avrebbe probabilmente molto a che fare anche con la figura di Manno presente, invece, nella mitologia induista.
Il ruolo ricoperto da Mannus ha la stessa rilevanza che per le religioni abramitiche ha la figura di Adamo, quella del primo uomo. Secondo Tacito, Mannus ebbe tre figli dai quali discenderebbe la tripartizione dei germani così come la conosciamo oggi in:

  • Ingevoni: i Germani che si stanziarono nelle zone del Mar del Nord;
  • Istevoni: i Germani stanziati attorno alle rive del Reno;
  • Erminoni: i Germani che si stanziarono nelle zone interne, intorno all’Elba.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

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