Il mito di Prometeo: cosa racconta?

Il mito di Prometeo nella letteratura mondiale

Il mito di Prometeo nella letteratura mondiale, parliamone! 

Il mito di Prometeo trova le sue origini nell’antica civiltà greca, il nome depersonaggio, dal greco Promethèus, significa “colui che riflette prima” o “colui che riflette prima di agire

Il mito di Prometeo, riscritto da quasi tutta la letteratura mondiale, fu trattato con grande rilievo da Esiodo, che ne fu forse il creatore.
Secondo il mito narrato all’interno della “Teogonia”, Prometeo, figlio di Giapeto e dell’oceanide Climene, pur essendo un titano, decide di sfidare gli dèi rubando loro il fuoco per darlo agli uomini e di conseguenza subisce la punizione di Zeus, il quale lo fa sprofondare nel Tartaro.

Le interpretazioni della figura prometeica sono state tante, ma possiamo certamente affermare che il mito di Prometeo prevalentemente viene utilizzato per rendere conto delle caratteristiche umane del titano, della capacità creativa ed è stato anche più volte indicato come amico del progresso e dell’umanità

Si noti che la figura di Prometeo è stata, nei secoli a venire, oggetto di studio da parte di grandi filosofi e letterati della letteratura mondiale, i quali hanno spesso rielaborato e riscritto la storia di questo personaggio inserendolo in situazioni piuttosto differenti: è per questo motivo che si parla della “riscrittura” del mito.
Il motivo di tale fenomeno è da ricercare sicuramente nel modo in cui il personaggio di Prometeo viene interpretato in relazione agli uomini: Platone, ad esempio, commenta il mito di Prometeo parlando del protagonista come “colui che ha creato l’uomo dall’argilla”; ancora, il suo personaggio viene elogiato da molti scrittori e intellettuali nella sua accezione di spirito ribelle, è indicato più volte come trasgressore nei confronti degli dèi e del potere, e al contempo, benefattore nei confronti della stirpe umana.
Interessante è la punizione che viene riservata a Prometeo nella riscrittura di Eschilo, grande tragediografo greco, nel suo “Prometeo Incatenato” che è la stessa che ritroviamo anche nel libro I de “Le metamorfosi” di Ovidio.
Eschilo narra che, dietro ordine di Zeus, Efesto incatena Prometeo ad una roccia ai margini del mondo civilizzato dove Zeus comanderà ad un’aquila di tormentalo mangiandogli il fegato, organo, nel mito, in grado di rigenerarsi durante la notte, condannandolo così a questo supplizio atroce che terminerà, nella versione ovidiana, dopo trentamila anni quando Eracle uccide l’aquila con una sua freccia.

La poliedricità di Prometeo nella letteratura mondiale

La figura di Prometeo è definibile sicuramente polisemantica e poliedrica ed è proprio questo il motivo che ha spinto letterati e filosofi della letteratura mondiale a farne grande uso. Il personaggio di Prometeo, nelle sue riscritture, assume varie sfaccettature e significati che riflettono l’evoluzione del pensiero umano. Inizialmente prevalsero le teorie secondo cui Prometeo era una figura negativa, spesso associata all’invidia verso gli dèi e al desiderio di superare i limiti imposti dalle divinità stesse. Questa lettura del mito vedeva il titano come colui che, pur di portare il fuoco agli uomini e dotarli di una conoscenza superiore, trasgredisce la volontà divina, infrangendo un ordine cosmico stabilito dagli dèi dell’Olimpo. Tale trasgressione ha posto Prometeo come simbolo di ribellione, ma anche di sfida alle potenze superiori, evidenziando l’arroganza della conoscenza e della volontà umana.

Il Romanticismo e la visione eroica di Prometeo

Durante il Romanticismo, in particolare nella letteratura inglese, Prometeo è stato interpretato anche come un possibile sostenitore del progresso delle scienze e come una figura rivoluzionaria, portatrice di luce e conoscenza in un’epoca di tenebre. Gli autori romantici, da Shelley a Byron, hanno visto in Prometeo un modello di ribellione contro il potere tirannico e l’oscurantismo. Questo Prometeo romantico è idealizzato come un ribelle eroico, pronto a sfidare l’autorità divina per un principio più alto di giustizia e libertà.

Prometeo nella letteratura italiana: Leopardi e la sconfitta del mito del progresso

Anche nel panorama della letteratura italiana, Prometeo sarà il protagonista di molte opere letterarie e artistiche. Si ricordano, ad esempio, le Operette morali del grande scrittore ottocentesco Giacomo Leopardi, il quale intitolerà una delle operette La scommessa di Prometeo. Leopardi sceglie la figura di Prometeo per costruire un dialogo teso a criticare le posizioni antropocentriche e a sconfessare il mito del progresso, riconoscendo la perversione e la malvagità dell’essere umano. In Leopardi, Prometeo non è più l’eroe del progresso, ma diviene simbolo della vana speranza umana e della sua fallibilità. Il titano, così come viene interpretato da Leopardi, sembra pentirsi del dono concesso all’umanità, vedendo nei risultati del progresso una serie di effetti dannosi e distruttivi.

Goethe e Prometeo: il creatore dell’umanità imperfetta

In un dialogo letterario con Leopardi, Johann Wolfgang Goethe, nella sua fase “sturmeriana”, scrisse un inno a Prometeo, presentando il titano nella sua condizione solitaria e conflittuale con la stirpe divina. Goethe immagina un Prometeo che rifiuta la sua stessa stirpe divina, mostrando il desiderio di crearne una a propria immagine e somiglianza: uomini capaci di soffrire e piangere, dotati della forza di resistere alle avversità della vita. In questo contesto, Goethe dipinge Prometeo come un creatore, non diverso dagli dèi che lo puniscono, ma che preferisce la sofferenza e l’esperienza umana alla perfezione divina. Goethe riprende le riflessioni degli antichi, inserendosi nel panorama della letteratura mondiale, ma aggiunge un tono personale, celebrando la resistenza e la volontà umana.

L’opera di Goethe si ricollega ai valori universali che Prometeo ha rappresentato nel corso dei secoli, passando dalla ribellione alla compassione, fino all’incarnazione dell’essenza umana, complessa e fragile, ma capace di trasformazione e speranza. Goethe e Leopardi, rappresentanti delle culture letterarie della Germania e dell’Italia, mostrano Prometeo come colui che ha voluto creare una stirpe a sua immagine e somiglianza, non ideale ma reale, fatta di sofferenza e consapevolezza della propria imperfezione. Questo messaggio è espresso magistralmente nell’Inno a Prometeo di Goethe, vv. 50-54:

“..Io sto qui e creo uomini
a mia immagine e somiglianza,
una stirpe simile a me,
fatta per soffrire e per piangere..”

 

Crediti immagine: Pixabay

A proposito di Christian Izzo

Studente di lingue e letterature, amante della letteratura e dell'arte in ogni sua forma.

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