In questo articolo prenderemo in considerazione i principali elementi della cosmologia dei Maya.
Oltre allo sviluppo di scienze esatte come l’astronomia e la matematica e di arti come l’architettura i Maya diedero una loro spiegazione all’origine del mondo, alla forma dell’universo nonché alle divinità che abitavano tale universo.
Vogliamo mettere in evidenza che il modo di interpretare l’universo e di legarsi ad esso rivestiva una grande importanza per i Maya.
Infatti tale interpretazione influenzava la vita quotidiana e forniva risposte alle domande religiose e mistiche del popolo Maya.
Definiva allo stesso tempo il confine tra sacro e profano tra passato presente e futuro nonché il ruolo di ogni persona.
In ultima analisi possiamo dire che la cosmogonia dei Maya attribuiva alle divinità la chiave interpretativa di ogni cosa.
Le antiche popolazioni delle Ande dividevano il mondo in tre livelli: quello superiore abitato dagli dei, il livello terrestre dove risiedevano gli uomini e il livello inferiore dove era situato il regno dei morti.
I documenti Maya più interessanti mettono in evidenza che essi erano tra tutti i popoli precolombiani quello che si trovava più avanti per quel che riguarda lo studio del cielo.
L’universo Maya era un quadrato piatto delimitato da una lucertola il cui corpo era ricoperto da simboli planetari.
All’interno di questo quadrato piatto si disponevano i tre livelli cosmici ovvero il cielo la terra e l’inframondo.
Dobbiamo dire che i Maya mettevano la terra al centro dell’universo.
Per i Maya la terra era una superficie piatta quadrata il cui asse principale era il percorso del sole.
Inoltre dal centro della terra nasceva un enorme pianta il cui tronco e i cui rami sostenevano il cielo.
A loro volta le radici di questa enorme pianta penetravano nell’inframondo.
Ogni spigolo del quadrato rappresentava un punto cardinale indicato con colori diversi: al nord corrispondeva il bianco; al sud il giallo; all’est (punto cardinale più importante per la civiltà Maya) il rosso e all’ovest il nero.
Inoltre i Maya come facevano anche gli Aztechi introducono un quinto punto cardinale ovvero il centro.
A tale punto i Maya attribuivano il colore verde.
In ognuna delle prime quattro direzioni esattamente negli angoli risiedeva una divinità molto importante il cosiddetto ”Dio caricatore”.
L’importanza di tali divinità stava nel fatto che essi avevano il compito di reggere con le mani una parte dell’universo.
Secondo la cosmologia Maya per merito di questi dei caricatori le stelle i pianeti e gli altri corpi celesti resteranno per sempre nelle proprie posizioni.
Secondo i maya nel momento in cui gli ”dei caricatori” fossero venuti meno per una qualunque ragione sarebbe stata la fine dell’ intero universo.
Molto interessanti sono anche le teorie dei Maya riguardanti l’origine dell’universo.
Come nei miti cosmogonici presenti nelle altre culture anche i Maya erano convinti che l’universo avesse avuto origine dal silenzio e dalle tenebre primordiali.
Proprio il fatto che anche i miti cosmogonici di altre culture oltre quella dei Maya sostenessero che il cosmo aveva avuto origine dal silenzio e dalle tenebre ha attirato l’interesse degli studiosi di tali problematiche.
Secondo il popolo dei Maya l’intero universo ebbe origine dal potere della parola grazie ai tre progenitori primordiali.
Tali progenitori plasmarono anche il genere umano per creare il quale fecero vari tentativi utilizzando vari materiali.
Tuttavia tali tentativi fallirono perché i materiali utilizzati non erano adatti allo scopo.
Alla fine i tre progenitori riuscirono nel loro intento di plasmare il genere umano utilizzando un materiale che alla fine si rivelò quello ideale.
Tale materiale in questione che permise ai tre progenitori di portare a termine il loro compito è il mais.
Secondo la cosmologia dei Maya tre cieli governati da divinità di particolare importanza erano disposti sopra la terra la quale stava poggiata sulla coda di un gigantesco coccodrillo che nuotava nell’oceano.
Secondo la mitologia Maya quando questo mostro si muoveva sulla terra si verificavano terribili e violentissimi terremoti.
La volta celeste era formata da tredici strati o cieli ognuno dei quali era abitato da un Dio.
Nel primo livello si trovava la terra; nel secondo le nubi e la Luna; nel terzo livello si trovavano le stelle fisse; nel quarto livello si muoveva il Sole e nel quinto c’era Venere.
Salendo ancora si trovavano le comete i venti e le tempeste la polvere fino ad arrivare all’ultimo cielo.
In tale cielo abitava il creatore dello spazio del tempo e degli stessi dei.
Secondo la cosmologia dei Maya sotto la terra c’era invece il regno degli inferi.
Tale regno era anch’esso diviso in livelli ciascuno dei quali era abitato da un Dio della notte.
Anche in questo caso il primo di tali livelli era quello nel quale si trovava la terra.
Poiché le stelle secondo i Maya dopo essere spariti all’orizzonte attraversano il regno degli uomini sotto forma di scheletri era necessario offrire agli dei degli inferi dei
sacrifici umani.
Per la religione dei Maya tali sacrifici erano molto importanti poiché davano la possibilità alle stelle ivi compreso il Sole di tornare al sorgere sulla terra.
Per tale ragione anche nella religione dei Maya come anche in quella degli Aztechi i sacrifici umani erano molto frequenti.
Altre divinità chiamate Bolontiku reggevano e governavano i nove mondi sotterranei.
Il tempo era considerato dai Maya una serie di cicli senza un principio e senza una fine.
Tali cicli erano interrotti da cataclismi che determinavano il ritorno al caos primordiale.
I Libri di Chilam Balam riportavano predizioni e profezie riguardanti questi momenti terribili e catastrofici durante i quali gli dei degli inferi si sarebbero sollevati contro gli dei celesti.
In tali terribili momenti il firmamento sarebbe crollato sulla terra ed inoltre invasori stranieri avrebbero conquistato le terre dei Maya.
In ogni caso il regno degli dei degli inferi era destinato a finire in battaglie violente e sanguinose che avrebbero visto gli dei celesti come nuovi vincitori.
Da quanto abbiamo detto appare evidente che i Maya avevo una concezione ciclica del tempo che era caratterizzato da eterni ritorni.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla cosmologia dei Maya.
Prof. Giovanni Pellegrino