La devozione dei Santi: come sono venerati

La devozione dei Santi: come sono venerati

La devozione ai Santi rappresenta una pratica religiosa diffusa principalmente nel Cristianesimo. Sia per i cristiani cattolici che per gli ortodossi, i Santi fungono da intermediari tra i fedeli e la divinità, e vengono venerati per ottenere la loro intercessione presso Dio.

Per la Chiesa Cattolica, i Santi sono uomini e donne che hanno condotto una vita esemplare, incarnando le virtù cristiane. A seguito della loro morte, in seguito a un processo chiamato canonizzazione, vengono riconosciuti ufficialmente come tali e diventano oggetto di devozione per i fedeli. Per la Chiesa Ortodossa, i Santi sono coloro che risiedono in paradiso, come indicato dalle Sacre Scritture. La loro esistenza viene rivelata da Dio attraverso le preghiere o i miracoli che accadono sulla terra.

Devozione ai Santi nel Cristianesimo: Cattolicesimo e Ortodossia

I cristiani esprimono la loro devozione ai Santi pregandoli direttamente o entrando in contatto con le loro reliquie, ovvero, oggetti appartenuti al Santo in questione. È comune, inoltre, venerare un Santo attraverso le sue immagini, usate come simboli di protezione, o le sue statue, oggetto di culto e preghiera.

La Canonizzazione nella Chiesa Cattolica: diventare Santi

Nella Chiesa Cattolica, il processo di canonizzazione è lungo e complesso. Dopo la morte di una persona ritenuta meritevole, inizia un’indagine sulla sua vita e sulle sue virtù. Se l’indagine ha esito positivo, la persona viene dichiarata “venerabile”. Successivamente, se vengono attribuiti alla sua intercessione due miracoli, viene beatificata e, infine, canonizzata, diventando ufficialmente un Santo. Ad esempio, figure come San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena sono tra i Santi più venerati.

Santi e Ortodossia: la yeoria e la pratica

Anche nella Chiesa Ortodossa esiste un processo formale per il riconoscimento dei Santi, chiamato glorificazione. A differenza della Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa tende a dare maggiore enfasi alla testimonianza della comunità locale nella scelta di coloro che sono considerati Santi. Tra i Santi ortodossi più noti troviamo San Sergio di Radonež e San Serafino di Sarov.

Il cattolicesimo prevede anche la celebrazione dell’onomastico, ovvero, la festa del giorno dedicato al Santo di cui si porta il nome.

Figure di Santità nelle Altre Religioni: un Confronto

Esistono figure simili ai Santi anche in altre religioni oltre al Cristianesimo? La risposta è affermativa. Semplicemente vengono chiamate con un termine diverso rispetto all’attributo di “Santo“.

Ebraismo: gli Tzaddikim, uomini di Giustizia e saggezza

Nell’Ebraismo, ad esempio, ci sono gli tzaddikim (tzadik al singolare). Si tratta di individui saggi e giusti che seguono la via della rettitudine. Secondo il Talmud, uno dei testi sacri dell’Ebraismo, esistono 36 tzaddikim nascosti tra gli uomini, la cui esistenza impedisce la distruzione del mondo, chiamati Lamed Vav Tzadikim. È importante sottolineare che l’Ebraismo vieta qualsiasi forma di venerazione, adorazione o devozione agli tzaddikim, poiché l’unico oggetto di culto è Dio.

Islam: i Wali, gli Amici di Dio e la loro gerarchia

Anche nell’Islam non è ammessa la presenza di intermediari tra Dio e le sue creature. La fede islamica disapprova ogni tipo di devozione a figure di santità. Nella religiosità popolare, si distingue tra gli individui comuni e coloro che sono vicini alla santità grazie alle loro qualità profetiche, noti come Wali (Amici di Dio). Esistono oltre trecento Wali, organizzati gerarchicamente. Alla base troviamo i buhala (“gli illuminati”), i nujaba o nuqaba (“gli apostoli”) e gli awtad (“i punti cardinali”). Al vertice si trova il ghuth (“il Salvatore”).

Buddhismo: i Bodhisattva e la via dell’Illuminazione

Il Buddhismo, pur essendo una religione senza un dio, non esclude l’esistenza di entità superiori. La venerazione di queste entità non è considerata essenziale per raggiungere la liberazione dell’anima. Nel Buddhismo dei Nikāya, si venerano i bodhisattva, esseri vicini all’illuminazione che scelgono di continuare a reincarnarsi, rinunciando al nirvana, per aiutare gli altri a raggiungere lo stesso stato di liberazione. Un esempio è rappresentato da Avalokiteśvara, il bodhisattva della compassione.

Jainismo: i tirthamkara, maestri e guide Spirituali

Nel Jainismo (o Giainismo), la salvezza si ottiene individualmente attraverso l’ascesi. Questo non esclude la devozione verso i maestri, chiamati Tirthamkara (“i costruttori del guado”). Si tratta di 24 guide spirituali che hanno rivelato il Jainismo all’umanità. Nella pratica jainista è ammessa la venerazione delle statue dei Tirthamkara, sebbene molti gruppi la ritengano una pratica non necessaria per la salvezza dell’anima.

Induismo: la Pūjā e la devozione alle Divinità

Nella religione induista è diffusa la pratica della Pūjā. Si tratta di una cerimonia di adorazione con cui si celebra un’entità divina. La Pūjā si svolge seguendo sedici fasi specifiche: si recitano dei mantra di fronte a un’immagine o a una statua della divinità e si riflette sulle forme di rispetto del Dharma, ovvero, le norme religiose ed etiche da seguire nella vita quotidiana.

Fonte immagine: Wikipedia

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