La figura delle Valchirie: origini della figura mitologica norrena

La figura delle Valchirie: origini della figura mitologica norrena

La figura delle Valchirie nella mitologia norrena sono rappresentate come esseri femminili al servizio di Odino. Dopo aver scelto i caduti in battaglia,  le valchirie portano una parte dei loro prescelti al Valhalla, la sala dell’aldilà dei guerrieri governata da Odino e la restante parte al campo Fólkvangr, presieduto dalla dea Freyja. Lì i guerrieri diventano Einherjar; quando essi non si stanno preparando alla grande battaglia finale di Ragnarok, dove combatteranno insieme a Odino, le valchirie portano loro dell’idromele.

Le valchirie talvolta appaiono come amanti di eroi e mortali, descritte come distruttibili e indifese all’amore terreno. Le giovani sono attestate nell’Edda poetica, una raccolta di poemi composti nel XIII secolo derivanti da fonti tradizionali anteriori: L’Edda in prosa, l’Heimskringla di Snorri Sturluson e la Njáls saga ossia una delle Saghe degli Islandesi.

La parola valchiria deriva dal norreno valkyrja che è formata da due parole: il sostantivo vain (i guerrieri caduti in battaglia) e il verbo kjósa (scegliere). Valchiria, dunque, significa colei che sceglie i guerrieri caduti in battaglia. La parola norrena valkyirja è analoga all’antico inglese wælcyrge.

Nell’arte moderna la figura delle valchirie è dipinta come una graziosa ragazza armata sopra cavalli alati, con elmo e lancia; tuttavia, nell’inglese antico valkyrie horse era un sinonimo di lupo. Piuttosto che i cavalli alati, le loro cavalcature erano i branchi di lupi che profanavano i cadaveri dei guerrieri morti in battaglia. Dal momento che il lupo era la cavalcatura della valchiria, la valchiria stessa appariva simile ad un corvo e volava sopra i campi di battaglia per scegliere i corpi.

In alcuni testi, la Dea dell’amore e della fertilità Freya, associata anche alla guerra, alla morte e alla magia, presiedeva il Fólkvang e guidava le valchirie. Freya sceglieva la metà dei morti sul campo di battaglia per il suo regno, mentre le valchirie l’altra metà per Odino. La residenza delle Valchirie è Vingólf detto salotto piacevole o sala del vino, situato vicino al Valhalla.

Non si sa quando il concetto della figura delle Valchirie sia apparso per la prima volta, ma è possibile che fossero originariamente demoni della morte (seguendo la linea del greco Keres) che prendevano i corpi dei morti sui campi di battaglia e portavano le loro anime in un aldilà. Oggi si ritiene che le Valchirie originali fossero le sacerdotesse di Odino che officiavano i sacrifici rituali in cui venivano giustiziati i prigionieri. Quando l’Edda poetica fu compilata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, questi rituali avevano dato origine a leggende di fanciulle guerriere soprannaturali che prendevano parte attiva ai conflitti umani, decidendo chi dovesse vivere e chi morire.

Era vichinga

L’immagine delle Valchirie cambia durante l’era vichinga (c. 790 – c. 1100) sotto l’influenza della fanciulla scudiere, una donna che ha preso le armi e ha combattuto al fianco degli uomini. Le donne in Scandinavia avevano quasi gli stessi diritti degli uomini, e nelle storie di Saxo Grammaticus (c 1160 – c. 1220) appaiono fanciulle scudiere che combattono dalla parte dei danesi. Le mogli e le figlie dei vichinghi dovevano sicuramente sapere come difendere sé stesse e le loro terre quando gli uomini erano assenti nelle loro spedizioni. 

Nei racconti norreni riguardanti la figura delle Valchirie più note ci sono la dea Freya, la fanciulla scudiere Ladgerda e l’eroina Hervor, insieme alla grande Valchiria Brunilde che sfidò la volontà di Odino. Alle Valchirie sembra essere permesso di vagare per le terre di Midgard anche quando non vi è in corso una battaglia. Odino permette persino ad alcune di loro di assumere la forma di un bellissimo cigno bianco, ma se una Valchiria viene vista da un essere umano senza il loro travestimento da cigno, diventerà mortale e non potrà mai tornare nel Valhalla.

Aspetto fisico delle Valchirie

Da un lato c’erano le Valchirie guerriere, donne giovani, belle e forti, indossano armature, elmi e lance. Sono eccellenti amazzoni, possiedono una forza sovrumana e si distinguono per la loro maneggevolezza della lancia, della spada, dell’arco e la famosa ascia valchiria; questa ascia a doppio taglio, era una delle armi più letali e più temute dai guerrieri. Si dice inoltre che la loro armatura brillasse così intensamente da riflettere una luce potente e strana che illuminava la notte, ovvero l’aurora boreale.

I Vichinghi videro nelle aurore boreale un segno della presenza delle Valchirie sulla Terra e che una grande battaglia si era svolta da qualche parte a Midgard (mondo degli Dei e degli uomini). Nell’immaginazione dei vichinghi, la luce della luna si rifletteva nella splendente armatura delle valchirie ed era la ragione del mutare dei colori nel cielo notturno.

Amazzoni vergini

D’altra parte, c’erano le amazzoni vergini, vestite di bianco e disposte a servire i guerrieri servendo le tavole dove recuperavano le forze. Questa figura delle Valchirie, spogliate delle loro armi, erano tremendamente utili al servizio degli einherjar (spiriti dei guerrieri caduti in battaglia), poiché questi guerrieri avrebbero finito per combattere al fianco di Odino nella battaglia della fine del mondo.

Brunilde

La Valchiria più famosa è Brunilde della saga dei Völsungar, la canzone epica dei Nibelunghi. A Brunilde fu ordinato di decidere l’esito di una lotta tra i re Hjalmgunnar e Agnar: sebbene sapesse che Odino preferisse il primo, decise a favore del secondo. Odino, sentendosi gravemente offeso, la punì rendendola mortale. Brunilde cadde in un sonno profondo, venendo circondata da un anello di fuoco, nel quale rimarrà intrappolata fino a quando non verrà salvata da un eroe (l’ispirazione della fiaba della Bella Addormentata).

Fonte immagine: Wikipedia

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