La lingua cinese: l’unificazione linguistica

La lingua cinese: l'unificazione linguistica

La lingua cinese è tra gli idiomi maggiormente parlati nel mondo, infatti è la lingua madre di 1 miliardo di persone. Si tratta della lingua ufficiale della Cina continentale e di Taiwan, mentre è una delle lingue ufficiali di Hong Kong e Singapore. Appartiene alla famiglia delle lingue sino-tibetane.

Le prime attestazioni della lingua cinese sono state trovate sulle ossa oracolari. È abbastanza difficile fare una periodizzazione precisa di questa lingua, per questo motivo si adottano delle periodizzazioni generiche: cinese arcaico, il quale corrisponde a quello utilizzato nelle opere precedenti alla dinastia Qin; cinese medievale, che corrisponde a quello del periodo della dinastia Han; cinese pre-moderno, il quale corrisponde alla dinastia Tang; infine c’è il cinese moderno, il quale è quello utilizzato nei successivi 10 secoli.

La lingua cinese non comprende solo la lingua standard (普通话), bensì anche numerosi dialetti. I principali sono: il mandarino, il cantonese, il dialetto min, kejia, xiang e gan. Inoltre, la lingua standard può avere diversi nomi: putonghua nella Cina continentale e guoyu a Taiwan.

La civiltà cinese è stata una di quelle che ha basato il proprio sviluppo sul commercio ed è proprio in questo contesto che è nata l’esigenza di avere una lingua comune e, quindi, di una lingua cinese parlata standard. Nacque lo yayan (letteralmente “discorso elegante”), il quale veniva insegnato a scuola e veniva impiegato nei documenti ufficiali. Ben presto, nel XIX secolo, lo yayan venne sostituito dal dialetto di Pechino, diventata la capitale. Tuttavia, dovremmo aspettare il XX secolo per avere un sistema di scrittura.

L’unificazione linguistica

Con lo scoppio della guerra dell’oppio, la Cina si rende conto di essere molto arretrata rispetto alle altre potenze, quindi decide di fare diverse riforme, tra cui anche quella linguistica perché capirono che l’unificazione della lingua era uno dei presupposti per arrivare all’unità del paese. Inizialmente ci furono diverse opinioni rispetto all’adozione di una forma unificata della lingua cinese: da un lato c’erano coloro i quali sostenevano che fosse importante adottare una scrittura fonetica, dall’altro lato c’era chi sosteneva che fosse necessario prima stabilire la pronuncia dei caratteri più comuni. Alla fine, si giunse ad un punto comune, ossia fu stabilita la pronuncia di 6500 parole, le quali vennero inserite in un dizionario che comprendeva sia il dialetto pechinese sia gli altri dialetti. Quando fu realizzato questo dizionario, c’era chi appoggiava il fatto che ci fossero tutti i dialetti ma c’era anche chi non era d’accordo: prevalse l’opinione dei secondi. Da questo momento in poi, per facilitare la diffusione della nuova lingua nazionale, fu insegnato nelle scuole, ci fu l’obbligo di comunicare solo con questa lingua e vennero organizzati anche dei seminari per insegnare il putonghua, in modo tale che ogni persona potesse parlarlo, indipendentemente dal proprio ceto sociale.

Immagine in evidenza: Pixabay

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