La nave negriera, il cui titolo completo è Mercanti di schiavi che gettano in mare i morti e i moribondi, è un olio su tela realizzato nel 1840 dal pittore inglese William Turner e attualmente conservato al Museum of Fine Arts di Boston. Egli è ricordato soprattutto per la pittura paesaggistica, ma questo quadro ha un tema e un messaggio molto forti. È considerata, da alcuni, la più esplicita tela anti-schiavitù del diciannovesimo secolo e il critico d’arte britannico John Ruskin dichiarò che se l’immortalità di Turner come artista avesse dovuto essere ricondotta ad una singola opera, avrebbe scelto proprio questa.
William Turner: il maestro del colore e della luce
Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è stato uno dei più importanti pittori inglesi del XIX secolo, considerato un precursore dell’Impressionismo e uno dei massimi esponenti del Romanticismo in pittura. La sua produzione artistica è caratterizzata da un’attenzione particolare per gli effetti di luce e di colore, e da una pennellata energica e vibrante. Turner era affascinato dalla potenza della natura e dalla sua capacità di suscitare emozioni intense, un sentimento che i romantici chiamavano “sublime”. Oltre ai paesaggi, Turner si dedicò anche alla pittura di storia e di eventi contemporanei, affrontando spesso temi sociali e politici di grande attualità, come nel caso de La nave negriera.
La nave negriera: storia di un quadro iconico
Il massacro della Zong: l’evento che ispirò Turner
Il quadro La nave negriera è basato su un episodio purtroppo realmente accaduto. Nel 1781, la nave denominata Zong, di proprietà di una compagnia di Liverpool, trasportò schiavi dall’Africa alla Giamaica. Tuttavia, durante il viaggio scoppiò un’epidemia probabilmente di tifo o dissenteria, che fece ammalare gran parte degli schiavi e dell’equipaggio. Dato che l’assicurazione offriva un rimborso nel caso di carico perso in mare, ma non per altri motivi (come le malattie), il capitano Luke Collingwood decise di gettare in mare 133 schiavi, nel tentativo di lucrare sull’imprevisto. Questo tragico evento, noto come il massacro della Zong, suscitò grande scalpore in Inghilterra e contribuì ad alimentare il movimento per l’abolizione della schiavitù.
Descrizione dell’opera: un’analisi dettagliata
Ad un primo sguardo, La nave negriera raffigura un vascello in balia di una tempesta. Per un soggetto come questo ci si potrebbe aspettare una predominanza del colore blu per il mare agitato o di colori scuri per il cielo tempestoso. Al contrario, l’artista ha scelto alcuni colori scuri e dei colori accesi come giallo e rosso per sottolineare la drammaticità della scena. I colori caldi e intensi del tramonto, che si riflettono sul mare agitato, creano un’atmosfera di grande pathos e di violenza. Inoltre, alcuni ritengono che quei colori siano anche un segno che Turner stesso fosse stato profondamente colpito dall’evento. Non si ha una composizione geometrica degli elementi, ma viene lasciato spazio alla massa d’acqua del mare in tempesta che con un moto vorticoso trascina tutto.
Composizione, colori e pennellate: la tempesta emotiva di Turner
La linea dell’orizzonte non è dritta, bensì obliqua e ciò contribuisce a trasmettere il senso di instabilità di chi è in balia delle onde. A sinistra, in lontananza, si vede la nave che non ha il controllo sulla rotta da seguire, raffigurata con pennellate rapide e sommarie, quasi a suggerire la sua impotenza di fronte alla furia degli elementi. In primo piano, invece, ci sono i personaggi più importanti: gli schiavi gettati in mare la cui presenza è segnalata dalle catene scure che si intravedono tra le onde. Attorno a loro, si notano pesci mostruosi e uccelli rapaci, che accentuano l’orrore della scena. Le pennellate sono dense, pastose, e applicate con gesti rapidi e vigorosi, a rendere l’idea di un mare in tempesta e di un cielo carico di presagi nefasti.
Interpretazioni de La nave negriera: un’opera polisemica
Oggi si aggiungono ancora altre prospettive ad arricchire l’analisi de La nave negriera. Secondo la professoressa Sylvia Quarles Simmons, l’opera è un assalto ai sensi dell’osservatore, poiché la vista è catturata dai corpi in mare e dalle catene, con l’udito sembra di poter davvero sentire il rumore del mare in tempesta e delle grida d’aiuto, infine l’olfatto percepisce l’acqua salata.
Sylvia Quarles Simmons: un assalto ai sensi
Secondo la professoressa Sylvia Quarles Simmons, l’opera è un assalto ai sensi dell’osservatore, poiché la vista è catturata dai corpi in mare e dalle catene, con l’udito sembra di poter davvero sentire il rumore del mare in tempesta e delle grida d’aiuto, infine l’olfatto percepisce l’acqua salata.
Nancy Scott: il messaggio dietro le catene
La professoressa di storia dell’arte Nancy Scott dell’università Brandeis sottolinea invece come l’elemento delle catene che galleggiano nell’acqua fosse stato oggetto di discussioni perché considerato non realistico. Tuttavia, quest’ultima ritiene che facesse parte del messaggio che Turner voleva veicolare.
Altre interpretazioni: tra denuncia sociale e riflessione storica
Oltre alle interpretazioni di Simmons e Scott, molti altri critici hanno sottolineato la potenza di denuncia sociale dell’opera, che mette in luce la brutalità e la disumanità della tratta degli schiavi. Alcuni hanno letto nel quadro una condanna non solo della schiavitù, ma anche dell’avidità e della corruzione che la sostenevano. Altri ancora hanno interpretato La nave negriera come una riflessione più generale sulla violenza della natura e sulla fragilità della condizione umana. Si tratta di un’opera che mette l’osservatore davanti alla realtà e denuncia quella violenza ingiustificabile.
L’eredità de La nave negriera: un’opera contro ogni forma di oppressione
La nave negriera di Turner è considerata una delle opere più importanti del movimento romantico e un’icona dell’arte impegnata a livello sociale e politico. La sua potenza espressiva, la sua drammaticità e il suo messaggio antischiavista continuano a colpire e a far riflettere ancora oggi, rendendola un’opera di straordinaria attualità e di valore universale.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia