Le minoranze musulmane in Cina: dalle origini alla rivoluzione culturale

Le minoranze musulmane in Cina, dalle origini alla rivoluzione culturale

Attualmente in Cina si trovano dieci minoranze musulmane tra gli Hui, la seconda minoranza etnica dopo gli Han e poi gli Uiguri, i Kazaki, i Dongxiang, i Khirghizi, i Salar, i Tagiki, i Bonan, i Tatari e gli Uzbechi. La componente musulmana più numerosa è rappresentata dagli Hui i quali sono una delle cinque minoranze con la propria regione autonoma, Ningxia.

Dalle origini alla dinastia dei Ming

La storia dei musulmani in Cina è molto lunga, avendo le sue origini nel VII secolo, ovvero durante la dinastia dei Tang, durante la quale iniziarono i primi contatti tra Cina e mondo Islamico attraverso alcuni insediamenti nelle zone costiere meridionali del Paese.

Durante questo primo periodo essi venivano chiamati generalmente Fan-Ke ovvero ospiti stranieri. Appaiono invece nelle cronache con diversi appellativi: uno di questi, Huihui veniva usato per designare i musulmani in generale o anche popolazioni che venissero dalla Persia e soltanto successivamente il termine Hui fu collegato alla religione; infatti inizialmente faceva riferimento alla loro provenienza geografica. Durante il primo periodo e fino all’instaurazione della dinastia Yuan i musulmani, venuti in Cina attraverso la via della seta e la via delle spezie, si dedicarono ampiamente alle attività commerciali, mettendo in secondo piano quella della diffusione del loro credo religioso. Andando avanti con la storia delle minoranze musulmane in Cina, arriviamo alla dinastia Ming (1368-1644) durante la quale i musulmani residenti in Cina cominciarono a permeare nella cultura cinese tanto che questo periodo, che ebbe fine nella tarda epoca Ming, fu caratterizzato da una strabiliante velocità di propagazione delle dottrine islamiche e, conseguentemente, dal progressivo diversificarsi dalle loro origini che cominciarono ad includere anche l’Asia centrale.

Le comunità che fiorirono in quegli anni subirono una graduale evoluzione; alcune di queste si integrarono a quelle cinesi perdendo la loro identità musulmana e adottarono caratteristiche simili a quelle dei cinesi Han. Alcuni cambiarono persino il loro nome in uno cinese. Analogamente, gli abiti tradizionali musulmani gradualmente scomparvero, lasciando come unica traccia il turbante che veniva usato durante le preghiere. Proprio sulla base di questo molti studiosi hanno parlato di questa popolazione, durante il periodo Ming, non più come musulmani in Cina ma come musulmani cinesi e, via via, cominciarono ad essere tradotti anche testi musulmani in cinese.

Durante la dinastia dei Qing

Continuiamo il nostro viaggio nella storia delle minoranze musulmane in Cina con la dinastia Qing. Durante la dinastia dei Qing si verificarono una serie di rivolte contro il potere mancese tanto che questo periodo fu contrassegnato da numerosi conflitti sia interni che contro il potere centrale e dalla vicinanza dei musulmani cinesi agli Han. Il Sufismo, definito come componente mistica dell’Islam, prese piede in questo periodo e si diffuse velocemente. Con la caduta della dinastia dei Qing assistiamo ad un nuovo periodo di cambiamento per i musulmani cinesi. Per lo stato appena formatosi è di fondamentale importanza la classificazione dei gruppi etnici facenti parte del territorio. Le classificazioni culturali dell’impero Qing, riprese e formalizzate dalla Repubblica e in seguito dal Partito comunista, divennero la base per la costruzione della struttura delle minoranze etniche, formalmente instaurate dopo il 1950.

Dalla proclamazione della Repubblica popolare cinese alla rivoluzione culturale

Il numero dei gruppi etnici cinesi, è variato diverse volte nel corso degli anni che vanno dalla caduta dell’Impero mancese dei Qing (1911) alla fondazione della prima Repubblica (1912) fino all’istituzione della nuova Cina, avvenuta nel 1949 con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese (RPC). Oggi ne vengono riconosciuti in tutto 56 fra i quali si distingue una netta maggioranza di cinesi Han, che costituisce più del 90% della popolazione totale, e altri 55 gruppi minoritari.

Le comunità musulmane, così come le altre minoranze etniche e religiose, come ad esempio i mongoli e i tibetani, hanno però mostrato insoddisfazione dal desiderio del partito di uniformare e catalogarle. Arriviamo dunque agli anni più recenti della storia delle minoranze musulmane in Cina: a partire dal 1958 fino al 1961 con il Grande Balzo in avanti, piano economico che si poneva come obiettivo quello di trasformare la Cina in una moderna società industrializzata, e in seguito alla riforma del sistema religioso, i musulmani cinesi persero le terre di loro proprietà che passarono allo stato al fine della collettivizzazione della terra. 

Fu, tuttavia, durante la Rivoluzione Culturale cha venne inflitto il colpo più duro all’Islam cinese. La Rivoluzione Culturale, che iniziò nel 1966 ed ebbe termine nel 1976, fu lanciata da Mao nel tentativo di riacquistare la sua posizione politica che era stata messa in crisi dopo il fallimento del grande balzo in avanti e il quale obiettivo, seppur non esplicitato chiaramente, era anche quello di porsi contro gli esponenti più riformisti del partito, come Deng Xiaoping e Liu Shaoqi. In questo periodo si verificò la persecuzione di alcune forme religiose, tra cui l’Islam e a causa dell’operato delle guardie rosse anche molte moschee furono distrutte o molto rovinate.

E voi, conoscevate la storia delle minoranze musulmane in Cina?

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (foto di Popolon)

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