Le Metamorfosi di Ovidio: riassunto, struttura e i 6 miti più belli

Le Metamorfosi di Ovidio: Apollo e Dafne

Le Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone sono un capolavoro della letteratura latina, un poema epico-mitologico che raccoglie e unisce circa duecentocinquanta miti greco-romani. Scritta intorno all’VIII d.C., l’opera si snoda in quindici libri e quasi dodicimila esametri, tutti legati dal filo conduttore della trasformazione. Analizziamo le caratteristiche di questo poema monumentale e alcuni dei suoi racconti più celebri.

Cosa sono le Metamorfosi di Ovidio?

Le Metamorfosi sono un “carmen perpetuum”, un poema continuo che narra la storia del mondo attraverso i suoi miti, partendo dal Caos primordiale fino all’epoca di Augusto. Il tema unificante è, come suggerisce il titolo, la metamorfosi: la trasformazione di esseri umani e divinità in nuove forme, come animali, piante o astri. L’opera culmina con la divinizzazione di Giulio Cesare, trasformato in una cometa (catasterismo), un omaggio diretto all’imperatore Augusto, che si proclamava suo erede.

La struttura e i temi principali

Pur essendo un poema epico, l’opera di Ovidio si distingue per la sua struttura fluida e complessa. I miti non sono semplicemente elencati, ma collegati tra loro attraverso geniali tecniche di concatenazione che creano un flusso narrativo ininterrotto. Tra queste troviamo:

  • Collegamento tematico: una storia d’amore non corrisposto ne introduce un’altra con un tema simile.
  • Collegamento genealogico: si passa a narrare la storia del figlio o di un parente di un personaggio appena introdotto.
  • Incastonamento (racconto nel racconto): un personaggio si ferma a narrare un mito a qualcun altro, come un cantore durante un banchetto.

I temi principali che attraversano l’opera sono l’amore (spesso una forza potente e distruttiva), la violenza degli dei (capricciosi e vendicativi), la sofferenza umana e la metamorfosi come punizione o via di fuga da un destino crudele.

Stile e linguaggio: un’epica anomala

Lo stile di Ovidio rende le Metamorfosi un’opera unica nel suo genere. Sebbene utilizzi l’esametro, il verso solenne della poesia epica (come l’Eneide di Virgilio), lo fa con una fluidità, una musicalità e una leggerezza tipiche della poesia elegiaca, il genere d’amore in cui era maestro. Il suo tono è inconfondibile: mescola il pathos tragico con l’ironia sottile e la sensualità. A differenza di Virgilio, il suo non è un poema celebrativo del potere, ma spesso critico, mostrando un mondo dominato dal caos delle passioni, sia umane che divine. La narrazione è inoltre incredibilmente visiva e “cinematografica”, con un’attenzione quasi pittorica ai dettagli delle trasformazioni, descritte con un realismo sorprendente.

Fonti e modelli: l’influenza della poesia alessandrina

Ovidio attinge a un vasto repertorio di fonti greche e latine, ma il suo modello principale è la poesia alessandrina. Da questa tradizione riprende l’interesse per i miti meno noti e per le storie d’amore tra dei e mortali. Tuttavia, se gli alessandrini trattavano il mito con erudizione, Ovidio lo usa per esplorare la psicologia umana e offrire una riflessione, a volte ironica e a volte tragica, sulla condizione umana.

I 6 miti più belli delle Metamorfosi

All’interno di questa vasta raccolta, alcuni racconti sono diventati particolarmente celebri per la loro forza poetica e il loro significato universale.

1. Apollo e Dafne: l’amore non corrisposto

Il dio Apollo, superbo per aver ucciso il serpente Pitone, deride Cupido per il suo arco. Per vendetta, Cupido scaglia due frecce: una d’oro che fa innamorare Apollo della ninfa Dafne, e una di piombo che la fa fuggire da ogni amore. Inseguita dal dio, Dafne, sfinita, prega suo padre Peneo di salvarla. Viene così trasformata in una pianta di alloro, che diventerà sacra ad Apollo, simbolo di un amore eterno ma irraggiungibile.

2. Narciso ed Eco: l’amore impossibile per sé e per gli altri

Metamorfosi di Ovidio: Narciso ed Eco
Narciso ed Eco

Il bellissimo Narciso respinge ogni pretendente, inclusa la ninfa Eco, condannata a ripetere solo le ultime parole altrui. Eco, consumata dal dolore, si dissolve lasciando di sé solo la voce. Per punire la superbia di Narciso, la dea Nemesi lo fa innamorare della sua stessa immagine riflessa in una fonte. Incapace di afferrare l’oggetto del suo amore, Narciso si lascia morire e si trasforma nel fiore che porta il suo nome.

3. Il ratto di Proserpina: l’origine delle stagioni

Mentre raccoglie fiori, la giovane Proserpina viene rapita da Plutone, dio degli Inferi, che la vuole come sua sposa. La madre Cerere, dea delle messi, disperata, rende la terra sterile. Giove interviene e ottiene che Proserpina possa tornare, a patto che non abbia mangiato nulla nell’oltretomba. Avendo però mangiato sei chicchi di melograno, si giunge a un compromesso: passerà sei mesi con la madre (primavera ed estate) e sei con il marito (autunno e inverno), spiegando così il ciclo delle stagioni.

4. Filemone e Bauci: l’amore coniugale e l’ospitalità sacra

Il mito di Filemone e Bauci narra di una coppia di anziani contadini, poveri ma devoti, che accolgono con generosità Zeus ed Ermes sotto mentite spoglie, mentre il resto del villaggio li respinge. Per ricompensarli, gli dèi salvano la loro casa da un’inondazione e la trasformano in un tempio. Alla fine della loro vita, vengono trasformati in due alberi intrecciati, una quercia e un tiglio, simbolo eterno del loro amore e della loro pietà.

5. Prometeo: il creatore e il ribelle

Ovidio racconta come Prometeo, un titano, abbia plasmato il primo uomo dall’argilla, a immagine degli dei. Successivamente, per aiutarlo, ruba il fuoco divino per donarlo all’umanità. Questo atto di ribellione scatena l’ira di Zeus, che lo punisce incatenandolo a una roccia del Caucaso, dove un’aquila gli divora il fegato in eterno, finché non verrà liberato da Ercole.

6. Teseo e il Minotauro: l’eroe e il labirinto

Dopo la nascita del Minotauro, il re Minosse lo rinchiude in un labirinto. Per saziarlo, Atene deve inviare ogni nove anni sette fanciulli e sette fanciulle. L’eroe Teseo si offre volontario per uccidere il mostro. Ad aiutarlo è Arianna, figlia di Minosse, che gli dona un gomitolo di filo per ritrovare la via d’uscita. Teseo uccide il Minotauro e fugge con Arianna, che poi abbandonerà sull’isola di Nasso.

Questi sono solo alcuni dei racconti che rendono le Metamorfosi di Ovidio un’opera immortale, un catalogo inesauribile di storie che continuano a plasmare l’immaginario occidentale.

Fonte immagine per articolo “Metamorfosi di Ovidio”: Wikipedia

 

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