Pederastia greca: storia e significato di un’istituzione controversa

Pederastia greca

Pederastia greca: storia e significato di un’istituzione controversa

La pederastia greca è un fenomeno complesso e sfaccettato dell’antica Grecia, che suscita ancora oggi dibattiti e interpretazioni contrastanti. Lungi dall’essere una semplice pratica sessuale, la pederastia era un’istituzione sociale riconosciuta e regolamentata, che svolgeva un ruolo importante nell’educazione e nella formazione dei giovani aristocratici. In questo articolo, analizzeremo le origini, le caratteristiche e il significato della pederastia greca, prendendo in esame le fonti storiche e letterarie, in particolare il Simposio di Platone.

Cos’è la pederastia greca? Definizione e terminologia

Con il termine di pederastia greca (παῖς – pàis – “ragazzo” o “fanciullo”, ed εραστής – erastès – “amante”), termine in uso dall’epoca moderna (preso dalla definizione di Platone nel Simposio), si definisce il rapporto anche erotico (riconosciuto e accettato) tra un uomo adulto “erastes” (amante) e un adolescente, detto efebo, o “eromenos” (amato) di sesso maschile (per legge doveva avere più di 12 anni).
Quest’espressione mantenne una connotazione negativa fino al XX secolo, quando si diffusero termini quali omosessualità e uranismo per designare un rapporto di natura sessuale tra due uomini.
Nell’antica Grecia, la pederastia, o eros greco, era considerata una forma di amore tra uomini, diversa dall’omosessualità come la intendiamo oggi.

La pederastia greca secondo Platone: il Simposio e il mito dell’androgino

Per comprendere appieno la concezione della pederastia nell’antica Grecia, è fondamentale analizzare il pensiero di Platone, in particolare nel suo dialogo Simposio.
In origine, racconta Aristofane nel dialogo, esistevano tre tipi di esseri umani. Questi, di forma sferica, erano dotati di quattro mani e quattro piedi su cui si muovevano, due volti e ai lati della sfera due organi sessuali. Alcuni avevano due organi femminili o due maschili, altri un organo femminile e uno maschile. Un giorno Zeus decise di punire la tracotanza degli uomini dividendoli in due, così tutti gli esseri umani furono condannati a cercare ciascuno la propria parte mancante.

Il mito dell’androgino e la ricerca della propria metà

Questo non giustifica l’unione omosessuale, anzi, nella Grecia antica l’unico rapporto omosessuale accettato era quello tra un allievo e il proprio educatore, all’interno di un contesto pedagogico ben definito.
Il mito dell’androgino, narrato da Aristofane, simboleggia la ricerca dell’anima gemella, dell’unità perduta, che può avvenire sia tra uomo e donna che tra uomo e uomo.

L’eros pedagogico: il rapporto tra erastes ed eromenos 

Platone criticava il mero atto sessuale, considerandolo talvolta brutale mentre apprezzava altri aspetti: «un amante è il migliore amico che un ragazzo potrà mai avere» (Fedro, dialogo 231).
Questa “unione”, all’interno della pederastia greca, era molto più complessa di quanto possa apparire. Infatti l’allievo doveva accertarsi che le intenzioni dell’adulto nei suoi riguardi fossero serie e che poteva considerarlo un “maestro” mentre l’erastes a sua volta doveva comprovare di non essere attratto solo dalla bellezza fisica del primo.
Si trattava comunque di una condizione temporanea; raggiunta la maggiore età, l’eromenos doveva necessariamente cambiare il proprio ruolo, trovando il proprio posto nella società, spesso diventando a sua volta erastes.
Il rapporto tra erastes ed eromenos era quindi un rapporto di amore, ma anche e soprattutto un rapporto di educazione, in cui l’adulto trasmetteva al giovane i valori e le conoscenze necessarie per diventare un buon cittadino.

La pederastia greca nella società: tra educazione e sport

La pederastia veniva considerata come una forma di pedagogia, intesa come naturale forma di educazione dell’aristocrazia nell’antica Grecia. Era una pratica strettamente legata allo sport: infatti era questa l’usuale occasione in cui i ragazzi potevano incontrarsi con gli adulti e apprendere le arti della guerra ma anche della filosofia.
I luoghi deputati a questi incontri erano il ginnasio e la palestra, dove i giovani si allenavano e ricevevano un’istruzione completa, sia fisica che intellettuale.

Nella mitologia: Apollo e Giacinto

È Apollo a vantare il maggior numero di amanti adolescenti: celebre è il mito riguardante la sua rivalità con Zefiro per l’amore di Giacinto e la successiva morte del giovane causata dallo stesso dio.
Questo mito, come molti altri, testimonia la presenza di coppie pederastiche anche nella mitologia greca.

Esempi di pederastia greca nella storia e nella filosofia

Numerose sono le figure storiche e i filosofi dell’antica Grecia che ebbero relazioni maestro-discepolo riconducibili alla pederastia greca.
Tra questi possiamo citare:

  • Parmenide ed Empedocle
  • Parmenide e Zenone di Elea
  • Fidia e Agoracrito
  • Socrate e Alcibiade (si dice sia stato un rapporto casto)
  • Platone e Aster
  • Senofonte e Clinia
  • Aristotele e Palefato
  • Filippo II di Macedonia e Pausania di Orestide

La fine della pederastia greca: il decreto di Giustiniano I

La pederastia greca si estinse ufficialmente tramite un decreto dell’imperatore Giustiniano I; egli stesso fece chiudere anche altre istituzioni permeate della cultura classica quali i Giochi olimpici antichi e l’Accademia di Atene (istituita da Platone).
Con l’avvento del Cristianesimo e la condanna di ogni forma di sessualità al di fuori del matrimonio eterosessuale, la pederastia venne progressivamente emarginata e infine vietata.

Immagine per l’articolo sulla pederastia greca: Wikipedia

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